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Giovedì, 28 Marzo 2024
Mafia Bagheria

Mafia, 6 fermi a Bagheria: "Boss in contatto con Matteo Messina Denaro"

Ricostruiti diversi episodi estorsivi. Nel mirino di Cosa nostra - dal 2014 al 2016 - anche il titolare di una società che offre servizi di sicurezza per locali notturni. In manette i nipoti di Giuseppe Scaduto, ritenuto capo mandamento e arrestato a ottobre

Operazione antimafia stamani a Bagheria. I carabinieri del comando provinciale hanno fermato sei persone, ritenute responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione di tipo mafioso ed estorsione aggravata ai danni di operatori economici della zona. Si tratta della prosecuzione dell'indagine della compagnia di Bagheria denominata “Legame", che ha permesso di accertare "diversi casi di estorsione commessi da affiliati a Cosa nostra".

Le intercettazioni: "Se piange mio figlio, piangono gli altri" | VIDEO

I carabinieri sottolineano che "le indagini - sviluppate mediante attività tecniche, servizi di osservazione, pedinamento e controllo e con il supporto dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, che in passato avevano occupato ruoli apicali nel Mandamento di Bagheria - hanno permesso di cristallizzare l’appartenenza di alcuni degli odierni arrestati alla famiglia mafiosa di Bagheria, sempre capace di riorganizzarsi dopo ogni operazione di polizia, con l’immediata sostituzione degli arrestati".

Mafia a Bagheria, le foto degli arrestati

Tra questi figura Paolo Liga, nipote di Giuseppe Scaduto ritenuto, quest’ultimo, capo del mandamento mafioso di Bagheria, arrestato lo scorso mese di ottobre nell’ambito della operazione “Nuova Alba” condotta sempre dai carabinieri. "Liga - spiegano i militari dell'Arma - era costantemente in contatto diretto con i vertici del mandamento, ne custodiva e gestiva l’arsenale unitamente ad altri indagati tra cui Salvatore Farina, composto da pistole, fucili e mitragliette con matricola abrasa. Aveva anche la funzione di agevolare i contatti con Cosa nostra palermitana e trapanese, compreso il boss latitante Matteo Messina Denaro. Lo stesso Liga si adoperava nella gestione diretta delle attività estorsive consumate ai danni degli operatori commerciali della zona, coordinando costantemente le attività illecite degli altri affiliati arrestati nell’operazione, i fratelli Claudio e Riccardo De Lisi, a lui gerarchicamente sottoposti".

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In particolare, le attività investigative hanno consentito di individuare i presunti responsabili di un' estorsione commessa a partire dall’aprile 2014 e durata fino a tutto il 2016, ai danni del titolare di una società operante nel settore della fornitura di servizi di sicurezza per locali notturni della zona. Tra questi figurano Giuseppe Sanzone e Rosaria Maria Liga, sorella di Paolo e nipote di Giuseppe Scaduto. La donna, per gli inquirenti, "partecipava attivamente alla raccolta illecita del denaro destinato, in quel momento, anche al sovvenzionamento della latitanza del fratello Paolo Liga, sfuggito all'arresto nel novembre 2015,nell'ambito dell'operazione Reset 2. Le risultanze investigative più recenti, hanno permesso, inoltre, di definire i profili di responsabilità dello stesso Paolo Liga e dei fratelli De Lisi, nella commissione di un’estorsione ai danni di un intermediario finanziario di Bagheria, costretto a cedere indebitamente la propria autovettura, a parziale soddisfazione della illegittima pretesa di 50.000 euro avanzata dai responsabili del delitto".

Antonio Di Stasio-2All'operazione hanno partecipato circa 60 carabinieri, con l’ausilio di unità cinofile per la ricerca di armi ed esplosivi. Impiegato anche un elicottero del 9° nucleo elicotteri di Palermo. "Dopo i recenti blitz messi a segno nelle zona di Borgo Vecchio, Santa Maria di Gesù e nei quartieri di Resuttana e San Lorenzo, anche oggi è stata conseguita un’altra importante tappa nel lungo percorso di contrasto a cosa nostra e di affermazione della legalità. Anche oggi l’attività condotta dall’arma dei carabinieri riguarda il mandamento di Bagheria, dopo l’arresto del 30 ottobre 2017 del suo capo, Giuseppe Scaduto che, così come Caporrimo, capo mandamento di San Lorenzo, aveva tentato di riorganizzare la commissione provinciale di cosa nostra". Commenta il colonnello Antonio Di Stasio, comandante provinciale dell'Arma.

"Oggi viene colpito - prosegue Di Stasio - quello che possiamo definire il processo di sostituzione di capi o affiliati storici con nuove generazioni di criminali, figli di capi appartenenti a famiglie influenti di cosa nostra. Infatti, dopo il recente arresto, a Palermo, di Biondino Giuseppe, noto figlio dell’autista e fiduciario del 'capo dei capi', è stato oggi assicurato alla giustizia anche Liga Paolo, nipote del citato capo mandamento di Bagheria. E ancora una volta, l’odierna operazione evidenzia come la pratica dell’estorsione continua a caratterizzare l’attività di cosa nostra palermitana e, seppure si registri una costante diminuzione della connessa remuneratività, resta comunque un processo parassitario di controllo delle famiglie mafiose sul territorio. Si è messo in luce anche il crescente contributo di quei commercianti e imprenditori che trovano il coraggio di denunciare il pagamento del pizzo”.

 
 

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