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Giovedì, 25 Aprile 2024
Mafia Zisa

Omicidio Burgio alla Vucciria, boss pronti alla vendetta contro i killer: "Ammazziamo pure i loro nipoti"

Dall'operazione "Vento" che ha smantellato il clan di Porta Nuova emerge la disperazione del padre detenuto del giovane assassinato il 31 maggio: "L'hanno ucciso come un cane", ma anche che un cugino avrebbe cercato una calibro 9. Giuseppe Incontrera, eliminato a sua volta alla Zisa, pensava alla punizione: "E' una settimana che non dormo"

"Me l'hanno ammazzato come un cane, u picciriddu mio... Quanto mi manca, mi hanno distrutto la vita questi figli di p...". Filippo Burgio, padre di Emanuele, il giovane ammazzato a colpi di pistola il 31 maggio dell'anno scorso alla Vucciria, detenuto perché ha fiancheggiato il boss di Pagliarelli Gianni Nicchi, si disperava, piangeva, ma soprattutto avrebbe meditato vendetta: nelle intercettazioni captate in carcere pochi mesi dopo l'omicidio, infatti, Burgio avrebbe mimato il gesto di tagliare la testa a qualcuno, ripetendo "l'ammazzo". E il clan di Porta Nuova, smantellato con l'operazione "Vento", sapendo del dolore del "fratello" Burgio, si sarebbe subito attivato per dargli soddisfazione: quell'omicidio doveva essere vendicato, il sangue della vittima lavato con quello di chi lo aveva assassinato.

L'agguato al Borgo prima del delitto alla Vucciria

E' uno dei retroscena del blitz che ha portato al fermo di 18 persone, in seguito ad un altro omicidio, quello di Giuseppe Incontrera, ritenuto a capo della cosca di Porta Nuova, eliminato il 30 giugno alla Zisa. Proprio lui avrebbe istigato a punire i colpevoli Leonardo Marino, cioè l'indagato che avrebbe avuto in mano la Vucciria e che, dunque, sarebbe stato anche ritenuto responsabile di "omesso controllo": avrebbe sottovalutato gli screzi pesanti con i Romano (cioè Domenico, Matteo e Giovanni Battista, imputati nel processo per l'omicidio di Burgio che inizierà in Corte d'Assise tra qualche giorno), compreso un agguato armato al Borgo Vecchio il primo novembre del 2020 che non era finito nel sangue solo perché la pistola usata dai Romano - anche contro il figlio di Incontrera, Salvatore - si era inceppata, e non avrebbe quindi evitato la tragedia.

"Andiamo ad ammazzare pure i nipoti"

Marino, rimproverato da Incontrera, si sarebbe messo subito a disposizione: "Mettiti in motore con me che gli andiamo ad ammazzare pure i nipoti, io questo gli dico, io la faccio, mi devono morire i figli che io la faccio...". La vendetta era stata resa più difficile dal fatto che i Romano erano stati arrestati subito dopo l'omicidio di Emanuele Burgio, ma - come ha riferito il neocollaboratore di giustizia, Filippo Di Marco - un cugino di Filippo Burgio avrebbe voluto punire "Paoluzzo", fratello di Matteo e Domenico Romano, libero, e un'altra persona che avrebbe ostacolato l'ascesa del giovane assassinato nel mondo dello spaccio.

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"Non dormo da una settimana, ho il cervello azzannato"

A Porta Nuova non era servito molto tempo per capire come comportarsi dopo il delitto, visto che già il 3 giugno (cioè tre giorni dopo) i veritici del mandamento, precisamente Incontera, avrebbe convocato Marino per istigarlo a risolvere il problema, anche per "competenza territoriale": "Che colpa mi vuoi dare a me?", si giustificava con Incontrera, che tuttavia non gli lasciava scampo: "Di tutte cose, Leo, domani esce suo padre (di Emanuele Burgio, ndr) da te viene per dirti: 'Leo, ma che minchia hai aggiustato? Hanno ammazzato a mio figlio'". E proseguiva: "Filippo (Burgio, ndr) era voluto bene da tutto il mondo, questi carcere non se ne fanno. Filippo dice: 'Perché hanno ammazzato a mio figlio? Che ha fatto? A me dovevano ammazzare... Mio figlio, 25 anni...'. Leo, non si può sentire, non si può chiarire, non si può vedere, ha una settimana che non dormo, forse lo spavento. Sono confuso, ho il cervello azzannato, ti giuro a questi bambini e a quanto vuoi bene a tua moglie ed ai tuoi figli... E domani ci arriva una notizia di queste: 'Hanno ammazzato a tuo figlio', mi devi credere... Ma come si sopporta una notizia di queste? Se ne devono andare, se ne dovevano andare quando fu di quel discorso, questi bastardi...".

La disperazione del padre: "Mi hanno distrutto la vita, non ho pace"

E' un colloquio in carcere del 28 ottobre scorso tra Filippo Burgio, la moglie e la figlia, a confermare la ricostruzione degli inquirenti. Burgio, oltre a piangere a dirotto parlando del figlio, mima anche il gesto del taglio della testa: "Appena vai dal nicu (suo figlio, ndr) salutamelo... gli dici tuo padre è contento sempre (piange e si dà dei pugni sul petto)... L'ammazzo, mi hanno distrutto la vita questi figli di puttana (piange ancora), non ho pace per mio figlio, me lo hanno ammazzato come un cane... U picciriddu mio, quanto mi manca, digli che mi viene a trovare ogni tanto...".

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Il neopentito: "Un suo cugino mi chiese una calibro 9 per vendicarsi"

Il pentito Di Marco ha raccontato che subito prima di essere trasferito in una località protetta un cugino di Burgio gli avrebbe chiesto di recuperare una pistola calibro 9. "Una volta - ha messo a verbale - mi ha chiesto di trovare una calibro 9, disse: 'Appena esce mio cugino (Filippo Burgio, ndr) ci dobbiamo divertire un po'', io dissi che erano tutti in galera e lui rispose: 'Ma c'è quel cornuto di suo fratello Paoluzzo (Romano, ndr) fuori e qualche capriccio ce lo dobbiamo togliere anche alla Vucciria, perché mio nipote se lo sono venduti di qua, alla Vucciria'. Disse che l'omicidio era stato motivato dal fatto che Emanuele Burgio si stava facendo forte'. Io ho detto: 'Fammi la cortesia, certe cose non le dire a me, mi metti in difficoltà'".

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