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Giovedì, 18 Aprile 2024
Mafia

I rapporti tra il ristoratore e il boss: l'amicizia con la escort del Nord e il pranzo per Mineo

Dalle intercettazioni dell'operazione "Brevis" emergono i contatti tra Giuseppe Calvaruso e Giuseppe Amato, che con la famiglia gestisce il ristorante "Carlo V", anche attraverso i dialoghi con la donna. Nel locale a Ferragosto del 2017 sarebbero stati ospitati gratis il capomandamento di Pagliarelli e la compagna

"Asservimento totale", così viene definito dalla Procura il rapporto tra Giuseppe Amato, la cui famiglia gestisce il ristorante "Carlo V" di piazza Bologni, e il reggente del clan di Pagliarelli, Giuseppe Calvaruso, ufficialmente geometra, fermato ieri mattina dai carabinieri a Punta Raisi appena rientrato dal Brasile. Un rapporto che emerge dalle intercettazioni dell'operazione "Brevis" in cui spuntano anche un pranzo di Ferragosto (gratis) nel locale di Amato del boss Settimo Mineo e della compagna, ma pure i contatti con una escort venuta dal Nord e il disprezzo di Calvaruso per la cocaina: "Un vero boss non le fa queste cose, non tira!".

"Il titolare del ristorante asservito al boss"

Secondo il procuratore aggiunto Salvatore De Luca ed i sostituti Federica La Chioma e Dario Scaletta, che coordinano l'inchiesta, i rapporti tra Calvaruso e Amato sarebbero risalenti nel tempo. Gli inquirenti avevano già documentato con "Cupola 2.0" contatti "assidui e ininterrotti sia a Palermo che a Riccione" tra i due ed "emergeva il totale asservimento di Amato a Calvaruso", che per esempio gli "prestava la sua macchina, gli pagava i biglietti aerei e navali e gli metteva a disposizione una carta di credito oltre che ospitarlo innumerevoli volte nel ristorante gestito dalla sua famiglia".

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La escort venuta dal Nord

A riprova di questo legame tra i due indagati ci sarebbero anche i contatti di entrambi con una escort del Nord, che "aveva già conosciuto Calvaruso a Riccione tra il 2016 ed il 2017 e lo aveva nuovamente frequentato in occasione dei successivi viaggi a Palermo", dicono i carabinieri. Inoltre, tra agosto e dicembre 2017 "Amato aveva mantenuto contatti telefonici diretti con la escort", tanto che "risultano ben 109 registrazioni fra chiamate ed sms" tra i due. 

"Andiamo a trovare Giuseppe al cantiere"

Il 26 settembre del 2017, Amato era in macchina proprio con la donna e le diceva: "Stiamo andando a trovare a Giuseppe (Calvaruso, ndr) qua al cantiere". Si sentiva poi la voce del boss: "Signora buongiorno, come stai? Ieri a mare te ne sei andata? Ti sei divertita?" e la escort rispondeva alle domande. Calvaruso le presentava poi un suo amico, che la salutava, e si informava ancora della giornata precedente con Amato: "Che hai combinato ieri? Di beneficienza? Che hai combinato?" e lui: "Minchia, ha mangiato champagne...".

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"Ci tiene a questo ragazzo, lo fai divertire un quarto d'ora"

A quel punto Amato e la donna risalivano in macchina e lui le spiegava: "Ora andiamo a casa mia, Giuseppe mi ha chiesto una cortesia, ci tiene a questo ragazzo, capito? Nel senso, ora andiamo a casa mia, lo fai divertire un quarto d'ora, poi ci penso io, va bene? E' una persona cara che ci tiene tanto Giuseppe, è un bel po' che manca, è mancato...". L'indagato si riferiva all'uomo che era stato appena presentato alla escort da Calvaruso.

"Un boss non può tirare cocaina"

Il giorno successivo, Amato raccontava poi alla escort di aver sorpreso un uomo a tirare cocaina nel bagno del suo locale: "Questo coglione apparteneva alla zona di Giuseppe, minchia era in crisi! Cioè minchia tu l'hai messo in difficoltà... Perché ho detto io quando siamo stati in bagno: 'Io non tiro!', si è sentito un cretino, umiliato". E continuava: "Sì è vero, 'non tiro io', l'ho buttato a terra lo sai perché? Perché lui è entrato in bagno per tirare e lui voleva tipo che io dovevo fare un tiro con lui e gli ho detto: 'Io non faccio niente, non tiro', un cocainomane era, hai capito? Lui è del corso Calatafimi, è della zona di Giuseppe, era in colpa, si è sentito in colpa, non le può fare queste cose, uno che è un boss non può tirare, non può fare queste cose!".

"A Giuseppe non piace questa cosa"

Amato aggiungeva successivamente sullo stesso tema: "Quello là, il pacchione, era spaventato, perché era del rione mio e di Giuseppe, gli ho detto due parole: 'Ma tu tiri di cocaina? Sei una persona perbene secondo te?', minchia l'ho fatto diventare così... 'No, mi raccomando! Giuseppe... domani', Giuseppe si è fatto 15 anni, ha fatto 12 anni di galera e quelli erano sotto di quello là, era sotto Giuseppe quel pacchione, non ne vuole sentire tipo niente, a Giuseppe la cocaina non gli piace, non gli piace questa cosa, l'ho fatto diventare piccolo così!".

La escort: "Tu parli troppo, l'hai sputtanato"

La escort però rimproverava Amato, che a suo parere non sarebbe stato abbastanza prudente e avrebbe parlato troppo: "Giuseppe, tu parli troppo, a me di voi, di quello che fate non me ne frega un cazzo, mi hai spacciato per Milano e con mezza Palermo e gli vai a dire che Giuseppe ha un cantiere a Riccione e mi conosce per quello, come cazzo sei messo? Allora io so chi è Giuseppe e non me ne frega un cazzo, ok? Può essere un boss come una povera anima, al di là di questo, se tu devi nascondere Giuseppe, stasera l'hai sputtanato".

"Sai chi è Cutolo? Io sono cresciuta in mezzo a questa gente"

La donna, come scrivono gli inquirenti nel provvedimento di fermo, avrebbe precedenti per droga e rapina e sarebbe stata controllata diverse volte mentre sarebbe stata in compagnia di pregiudicati per mafia campani. Tanto che nelle intercettazioni spiegava a Amato: "Tu sai chi era Cutolo? E' un boss della Camorra che è ancora in galera (è morto recentemente, ndr) che non si è cantato nessuno, ok? Tipo Totò Riina... Sono cresciuta in mezzo a quella gente, sono cresciuta in mezzo a questi pagliacci Non hai fatto altro che dire che è un boss, che qua e che là". E Amato cercava di giustificarsi: "Loro lo sanno, lui lo sa chi era, è Giuseppe!".

"Decido io con chi andare, te lo può chiedere anche Gesù Cristo!"

Alla fine del suo breve soggiorno a Palermo, la escort si lamentava per il modo in cui Amato l'avrebbe trattata, cercando di "venderla" a chiunque capitasse a tiro e senza neppure chiederle se le stava bene. Lui le diceva infatti: "Ti chiedo scusa del mio comportamento, con i camerieri al mio locale, magari l'ho fatto ingenuamente... Io non vedo il male...è tutto vago, tu sei mia complice alla fine", ma la donna ribatteva: "Non sono tua complice perché se ero tua complice... se devi prendere qualcuno, una persona per lui compra il prezzo, ci togliamo dai coglioni, ma se tu insisti davanti ad un bancone a rompermi i coglioni, non sei più mio complice... Al di là di questo, chiunque, tu mi dici: 'Guarda c'è questa persona... ti va bene?'. Decido io, non c'entra merita o no, te la può chiedere anche Gesù Cristo, di chi è la figa? E' la mia e decido io!" e Amato: "Giusto, perfetto, io mi sentivo oggi in imbarazzo, Giuseppe me l'ha chiesta questa cosa, hai capito?", le spiegava riferendosi al rapporto con l'uomo conosciuto nel cantiere.

Il pranzo di Ferragosto del boss Mineo

A riprova della presunta gestione occulta del ristorante "Carlo V" da parte del boss di Pagliarelli, gli inquirenti hanno documentato anche la presenza nel locale del capomandamento Settimo Mineo e della compagna in occasione del pranzo di Ferragosto del 2017. La coppia sarebbe stata ospitata "in modo assolutamente gratuito" e presentandosi a nome di Calvaruso, sostengono gli investigatori.

"Giuseppe, c'è qui il gioielliere..."

Una delle titolari del ristorante chiamava quel giorno proprio Calvaruso: "Siccome è giunto un signore, dice che lui gli doveva prenotare un tavolo e ci doveva pensare Giuseppe... Mineo, Mineo, il gioielliere Mineo... dice: 'Avevamo prenotato, ha prenotato un amico nostro', 'Signor Mineo, non ci sono problemi, lo conosciamo è amico nostro'", avrebbe detto la donna riferendosi a Calavaruso. E poi concordava con Amato: "Tutto pagato, tutto a posto".
 

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