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Martedì, 19 Marzo 2024
Polizia / Noce

Mafia, blitz con 9 arresti: ricostruito l’organigramma del mandamento della Noce

E' scattata all'alba l'operazione della squadra mobile che, su disposizione del gip, ha accompagnato in carcere otto indagati mentre l'ultimo va ai domiciliari. Ricostruiti i ruoli dell'organizzazione e diversi episodi di estorsione ai negozianti ma anche agli ambulanti

Il pizzo come entrata per le casse dell'organizzazione ma anche come forma di controllo, nel territorio di “competenza”, sulle attività economiche già aperte o quelle ancora da inaugurare. Con il blitz di questa notte la polizia ha eseguito un’ordinanza con cui il gip ha disposto la misura cautelare del carcere per otto indagati ritenuti a vario titolo responsabili di associazione mafiosa ed estorsione con l’aggravante del metodo mafioso. Finiscono in cella Giacomo Abbate (32 anni), Salvatore Cinquemani (42), Angelo Di Stefano (41), Benedetto Di Cara (32), Guglielmo Ficarra (63), Daniele Formisano (46), Giovanni Giordano (49), Vincenzo Landolina (33) e Carmelo Giancarlo Sedita (47). Agli arresti domiciliari invece Francesco Scaglione (76).

Le indagini condotte dalla squadra mobile e dal Servizio centrale operativo nell’ambito dell’inchiesta denominata “Intero mandamento”, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura, si sono concentrate sul mandamento Noce-Cruillas e hanno permesso, anche dopo l'operazione Padronanza del 2020, di “raccogliere gravi elementi - si legge in una nota - sui rispettivi ruoli e contributi nella organizzazione degli assetti della suddetta consorteria mafiosa”. Durante l’attività avviata nel 2020 sarebbe emersa “l’ascesa al vertice di colui che sarebbe ritenuto l’attuale capo, dopo aver sofferto un lungo periodo di detenzione in carcere”. L’affermazione di Seidita sarebbe stata garantita dai fratelli Lo Piccolo che avrebbero “puntato” su di lui quale capo dell’organizzazione.

“La sua storia criminale - proseguono dalla questura - gli avrebbe permesso di riorganizzare e imporre nuove regole all’intero del mandamento, attraverso riunioni che sarebbero state registrate dalla polizia giudiziaria, rese riservate dai partecipanti secondo un collaudato protocollo di riservatezza consistente nel fare lunghe passeggiate, senza telefonino, lungo le pubbliche vie con i vertici delle altre famiglie”. In questa fase di riorganizzazione un altro degli indagati avrebbe assunto il controllo della cassa della famiglia dove fare confluire i soldi delle estorsioni che sarebbero state ricostruite da investigatori e inquirenti.

Durante un vertice mafioso “sarebbe stato rimproverato al capofamiglia della Noce - spiegano della polizia - l’aumento di nuove attività commerciali che andavano sottoposte a un più incisivo controllo. Quest’ultimo si sarebbe impegnato a fare il possibile per riportare il territorio e le relative attività economiche sotto il totale controllo nonostante fosse conscio dei rischi connessi ad una sua sovraesposizione nella riscossione del pizzo”. Capofamiglia per il quale tra l'altro sarebbe stata pure fatta un’eccezione, ovvero affidargli questo ruolo di rilievo nonostante avesse un fratello che in passato aveva fatto parte delle forze dell’ordine.

Rievocando le “regole di comportamento”, ricostruisce la polizia, “le nuove leve avrebbero dovuto possedere la capacità di porsi con autorevolezza, vietando di commettere azioni non rispettose del codice d’onore. Anche il furto di un’auto o in un’abitazione avrebbe ingenerato l’irritazione di Cosa nostra che, tramite i suoi affiliati, così come emerso in corso di indagine, si sarebbe attivata per individuarne gli autori ed evitare ulteriori episodi, come anche l’occupazione abusiva degli immobili sarebbe stata sottoposta all’autorizzazione mafiosa, scegliendo anche gli eventuali beneficiari di fatto”.

Tra le vittime delle estorsioni ci sarebbero anche gli ambulanti e numerosi esercenti che sarebbero stati costretti a pagare il pizzo o a chiedere l’autorizzazione prima di avviare i lavori. “Ne sarebbe la dimostrazione l’autorizzazione - conclude la nota - all’installazione di alcuni distributori a gettoni presso esercizi commerciali della zona”. Stesso discorso per l’avvio di un autolavaggio che per di più avrebbe dovuto ristrutturare l’immobile. Nel corso di un episodio un commerciante sarebbe stato duramente rimproverato in quanto, nonostante il periodo di difficoltà economica, avrebbe osato rispondere in modo ritenuto ‘oltraggioso’ all’emissario di Cosa nostra. In un altro caso un ambulante, alla precisa richiesta del capofamiglia della Noce, avrebbe risposto di avere prodotti di scarsa qualità ma di essere in grado di accontentarlo il giorno seguente, ricevendo in cambio l’ammonizione che, ove non avesse tenuto fede alla promessa, avrebbe dovuto lasciare la sua postazione di vendita”.

"Con l'operazione di oggi - dichiara il questore di Palermo Leopoldo Laricchia - è stato disarticolato il mandamento mafioso della Noce, arrestando il presunto capo mandamento e o capofamiglia di Cruillas/Malaspina, Noce e Altarello. Capi e stretti collaboratori che avevano steso una rete intimidatoria sui quartieri, riscuotendo il pizzo da imprenditori di tutte le attività,  anche le più piccole, gestendo le piazze di spaccio, indicando e autorizzando le stesse occupazioni abusive di immobili e, naturalmente, controllando lo spaccio in tutto il mandamento".

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