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Misilmeri, il pizzo agli imprenditori e gli interessi sul trasporto dei malati: sei arresti per mafia

Blitz all'alba dei carabinieri che hanno eseguito un'ordinanza con cui il gip ha disposto il carcere per sei degli indagati. Almeno tre le presunte richieste estorsive: sui lavori per la realizzazione di impianto di carburante, a un imprenditore proprietario di diversi supermercati e un altro attivo nel settore avicolo

Avrebbero chiesto il pizzo ad alcuni imprenditori e messo le mani pure sull’attività di trasporto dei malati e sui servizi funebri. Sei persone sono state arrestate questa mattina dai carabinieri della compagnia di Misilmeri e del Nucleo investigativo del Reparto operativo del Comando provinciale di Palermo in esecuzione di un’ordinanza con cui il gip ha disposto la detenzione in carcere per sei indagati coinvolti nell'inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia e denominata "Fenice". Sono accusati di associazione di stampo mafioso ed estorsione aggravate dal metodo mafioso.

I nomi dei sei arrestati

Il nome dell’operazione si riferisce alla capacità di Cosa nostra che, come l’Araba fenice, sarebbe stata capace nel tempo di rinascere dalle proprie ceneri. Negli ultimi quindici anni - ricostruiscono dal Comando provinciale - sono state sei le inchieste che hanno inferto duri colpi all’organizzazione, da "Perseo" nel 2008 a "Limes" nel 2022, senza dimenticare "Cupola 2.0", nel 2018-2019, con i suoi oltre quaranta arresti, la maggior parte dei quali hanno già portato a una condanna in primo grado.

“Sussistono gravi indizi per affermare l’esistenza e la piena operatività dell’organizzazione criminale - si legge in una nota - nel territorio di Misilmeri, immortalando un contesto caratterizzato da uno spietato ricorso alla violenza e all’imposizione del pizzo a commercianti ed imprenditori. L’attività d’indagine ha consentito di acquisire gravi indizi in merito all'evoluzione strutturale ed operativa della famiglia, alla identificazione dei consociati, all’accertamento degli illeciti interessi e al condizionamento del tessuto socio-economico”.

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Almeno tre le presunte estorsioni contestate nell’ambito dell’inchiesta avviata a gennaio 2021 sulla famiglia e sul mandamento di Misilmeri-Belmonte Mezzagno: a un imprenditore impegnato nella realizzazione di un grosso impianto di rifornimento di carburanti; a un imprenditore attivo nella grande distribuzione già proprietario di diversi supermercati; a un imprenditore che gestisce un’azienda avicola.

Le immagini del blitz, sei arresti per mafia | Video

"Sempre secondo l’ordinanza cautelare sussistono gravi indizi in ordine all’operatività e lo stretto controllo sul territorio esercitato della famiglia di Misilmeri, dalla quale emergerebbe la figura di Michele Sciarabba, ritenuto dal gip gravemente indiziato di essere il capo della famiglia, e di Alessandro Ravesi, suo collaboratore. Entrambi i predetti avrebbero coordinato l’attività nei settori tipici di controllo di Cosa nostra, curando il mantenimento dell’ordine sul territorio e adoperandosi per la risoluzione di svariate controversie tra privati, in alternativa allo Stato, e per le estorsioni".

Addiopizzo: "Abbattiamo il muro di omertà"

"Gli arresti di stamane e le denunce nel corso delle indagini delle vittime accompagnate da Addiopizzo - scrive l'associazione in una nota -  rappresentano un modus operandi collaudato che dimostra come esistono le condizioni per denunciare in sicurezza e affrancarsi dal fenomeno estorsivo anche nel territorio della provincia di Palermo. Si è trattato di un percorso di ascolto e sostegno che la nostra associazione ha svolto a fianco di chi ha denunciato. In poco tempo carabinieri e magistrati hanno ricostruito gli episodi estorsivi perpetrati da chi è accusato di far parte della famiglia mafiosa di Misilmeri. Questa indagine dimostra che il contributo degli operatori economici è fondamentale affinché lo straordinario lavoro di organi investigativi e autorità giudiziaria possa conseguire ulteriori risultati come quelli che emergono oggi. Lo abbiamo affermato diverse volte, ma è bene ribadirlo con forza: è questo il momento propizio per distruggere il muro di omertà. Solo con una decisa e sentita azione popolare riusciremo a sconfiggere il fenomeno delle estorsioni. Noi continueremo a esserci, per strada, con la passione civile che abbiamo dimostrato, con l’impegno quotidiano, con il coraggio e il senso di responsabilità verso il futuro. Adesso - si conclude nel comunicato - tocca a quegli imprenditori e commercianti ancora stretti dalle maglie delle estorsioni fare la propria parte e aggiungersi a quanti, tra i loro colleghi, nel frattempo sono riusciti a liberarsi dalle estorsioni e dai condizionamenti mafiosi".

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