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Il blitz all'alba / Zisa

Mafia, altro colpo al mandamento di Porta Nuova: 12 arresti

Con l'operazione "Vento 2" dei carabinieri, che segue quella di pochi giorni fa, quattro persone finiscono in carcere e otto ai domiciliari. Resta in cella Filippo Burgio: "Voleva vendicarsi del figlio Emanuele, ucciso alla Vucciria"

Secondo colpo in pochi giorni al mandamento di Porta Nuova. Sono dodici gli arresti eseguiti all’alba dai carabinieri su ordine del gip che ha disposto la detenzione in carcere per quattro indagati e i domiciliari per altri otto. Sono accusati a vario titolo di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, coltivazione e spaccio di stupefacenti, violenza privata e lesioni personali aggravate dal metodo e dalle finalità mafiose.

L’operazione, denominata Vento 2, è il seguito di quella che lo scorso 6 luglio ha portato all’esecuzione di 18 fermi, emessi dalla locale Direzione distrettuale antimafia, a carico di altrettante persone considerate capi e sodali del mandamento mafioso. Già l’operazione Vento aveva subito un’accelerazione nella fase esecutiva in quanto, a seguito dell’omicidio Incontrera per cui è indagato Salvatore Fernandez, erano "emersi chiari segnali - affermo gli investigatori - di una possibile escalation di violenze".

In carcere sono finiti Giuseppe Auteri, Nicolò Di Michele, Filippo Burgio, Salvatore Incontrera. Ai domiciliari Giuseppe D’Angelo, Massimiliano D’Alba, Antonino Fardella, Gaetano Verdone, Francesco Verdone, Marco Verdone, Angelo Costa e Maria Carmelina Massa. Quest'ultima è la moglie di Giuseppe Incontrera, il boss assassinato lo scorso 30 giugno: avrebbe aiutato il marito a gestire i traffici di droga e la cassa del mandamento.

Mafia, spaccio e rapine: le immagini del blitz al mandamento di Porta Nuova

Tornando alle indagini dell’operazione Vento 2, il Nucleo investigativo dei carabinieri ha raccolto "ulteriori e chiari segnali di recrudescenza violenta connessa con alcune tensioni in atto all’interno del mandamento. Ciò ha consentito al gip di emettere le misure cautelari odierne che - si legge in una nota del Comando provinciale - hanno evitato, tra l’altro, la scarcerazione dell’indagato Filippo Burgio, detenuto per altra causa e per il delitto di associazione mafiosa, che avrebbe dovuto riacquisire la libertà proprio oggi e che, come emerso dalle indagini, aveva manifestato intenti di punizione per i soggetti da lui ritenuti responsabili dell’omicidio del figlio Emanuele alla Vucciria".

Quest’ultima attività investigativa è servita ad integrare quanto emerso nella prima fase dell’operazione e ha permesso di ipotizzare, a carico degli indagati, gravi indizi in ordine ai delitti di: “partecipazione all’associazione mafiosa operante nel mandamento di Palermo Porta Nuova, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti gestita, in tutta la sua filiera, dai vertici della struttura criminale per alimentare le casse mafiose. L’associazione avrebbe assunto la gestione diretta di sei piazze di spaccio tra Capo, Vucciria, Ballarò e Zisa (via dei Cipressi, piazza Ingastone e via Regina Bianca), capeggiate da elementi gravemente indiziati di appartenere a Cosa nostra, coltivazione e spaccio di stupefacenti, violenza privata e lesioni personali aggravate dal metodo e dalle finalità mafiose”.
 

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