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Le intercettazioni

Il falegname della "Palermo bene" incaricato di riscuotere il pizzo: "Questi dammeli a me"

Paolo Gulotta, incensurato di 75 anni, dalle indagini dell’operazione Grande mandamento è accusato di aver raccolto denaro da alcuni commercianti della zona. Intercettato mentre parla con Paolo Castelluccio, anche lui indagato: “E poi… mille e tre e sono di…”, facendo i nomi dei commercianti taglieggiati

Alla luce del sole era un falegname incensurato, che vantava fra i suoi clienti anche attività commerciali di livello e professionisti con le loro case di lusso, ma secondo la Procura avrebbe avuto il compito di raccogliere il pizzo da alcuni commercianti della zona. E’ il profilo che emerge di Paolo Gulotta, 75 anni, dalle indagini dell’operazione Grande mandamento che questa mattina ha portato all’arresto di nove persone che farebbero parte del mandamento Noce-Cruillas. Il titolare della falegnameria è finito ai domiciliari, mentre gli altri otto indagati sono stati rinchiusi in carcere su ordine del gip (tutti i nomi).

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L’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Guido e dei sostituti Giovanni Antoci e Dario Scaletta, riguarda il periodo successivo al 2018 ma affonda le radici nella storia più recente del mandamento. A partire dagli arresti di personaggi noti, come Salvatore Alfano - considerato reggente sino al suo arresto nel 2018 - e Pietro Tumminia, conosciuto come Pierone, che avrebbe preso la reggenza con i supporto di altri due indagati, Paolo Castelluccio e Daniele Formisano. Nonostante non siano arrivate denunce da parte delle vittime, diverse sono le intercettazioni in cui i commercianti rispondono ai loro presunti esattori per prendere accordi sulla consegna del denaro.

Come registrato grazie ad alcune microspie, Gulotta è stato intercettato mentre parla con Castelluccio. Castelluccio gli dice: “Zio Paolo... dammeli a me”. E il falegname gli risponde: “Questi sono altri mille e cinque e questi sono tuoi, e poi… mille e tre e sono di…”, conclude facendo i nomi dei commercianti taglieggiati. Poi aggiunge: “Sempre mille euro ha dato… hai capito? Sempre gli stessi. L’unico che quest’anno non ha dato cose…”. La conversazione poi risulta disturbata, ma Castelluccio sembra non gradire l’importo versato. “Lascialo stare…. Gli ho detto ‘Problema non ce n’è’. Stavolta lascialo stare”.

Tra le vittime - nessuna delle quali si sarebbe rivolta alle forze dell’ordine per liberarsi dal giogo del pizzo - ci sono i titolari di attività varie, dalle tabaccherie ai rivenditori, passando per una fabbrica di serramenti. Tutto nell’ottica, come ricostruisce la Procura, di foraggiare le casse delle famiglie. D’altro canto Castelluccio, come emerge dalla conversazione con la madre di uno degli indagati risentita per la sua assenza, lo diceva abbastanza chiaramente: “Mi deve scusare. Oltre a una moglie, un figlio e un’attività, ho tanti figlioletti, tanti figlioletti piccoli piccoli”.

Castelluccio si sarebbe inoltre fatto carico, prima che Tumminia tornasse libero nel dicembre 2020 e si delineassero i nuovi equilibri della famiglia, di aiutarlo ad aprire un parcheggio privato, da intestare a un ragazzo incensurato per evitare confische o altre grane, e a fare da portavoce per evitare che si esponesse in un momento in cui era ancora al centro dell’attenzione degli investigatori. Altri due indagati, Tommaso Sciacovelli e Daniele Formisano, si sarebbero invece occupati di individuare il terreno e contrattare con uno dei comproprietari. L’uomo spiega ai due che di lì a poco un business del genere sarebbe stato redditizio per la presenza di un bingo nelle vicinanze. Però chiariva: “Se tu vuoi stare per i fatti tuoi stai per i fatti tuoi, se lo vuoi fare insieme lo facciamo insieme, io sono a tua totale disposizione”.

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