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Mafia

Deceduti nel 2019 ma arrestati ieri: la truffa dei finti morti per recuperare soldi e comprare droga

Nell'inchiesta "Golden Green" emerge che Giuseppe Marsalone, presunto capo della banda di trafficanti sgominata dai carabinieri, sarebbe spirato nella sua casa di via del Bersagliere 3 anni fa. Un imbroglio per far incassare 200 mila euro al fratello. Ma il giro di polizze sarebbe stato molto più vasto: ne avrebbe avuta una pure Michele Micalizzi

E' morto nella sua casa di via del Bersagliere il 15 agosto del 2019, tanto che un'assicurazione aveva liquidato 200 mila euro come premio legato ad una polizza sulla sua vita a suo fratello Alessandro. Eppure Giuseppe Marsalone, 50 anni, è stato arrestato ieri mattina, vivo e vegeto, dai carabinieri, nell'ambito dell'inchiesta "Gold Green". Nessun miracolo, nessun errore, solo il risultato di una truffa che sarebbe stata messa in piedi proprio dai Marsalone, secondo la Procura. E - come emerge dall'ordinanza del gip Lirio Conti - le polizze sulla vita, pronte da incassare con un finto morto, le avrebbero avute anche Michele Micalizzi (il genero dello storico boss Rosario Riccobono, assassinato durante la seconda guerra di mafia), Grazia Pace, vicinissima a Giuseppe Marsalone, ma anche lo zio Salvatore Marsalone. Soldi liquidi che, in base alle indagini, sarebbero stati in gran parte reinvestiti per l'acquisito di partite di droga.

La truffa con i finti morti per comprare partite di droga

E' un altro retroscena del blitz, coordinato dal procuratore aggiunto Paolo Guido e dai sostituti Dario Scaletta e Federica La Chioma, che ieri ha portato a 15 arresti. "Le truffe messe in atto da Giuseppe Marsalone (classe 1972) - scrivono infatti gli investigatori - sarebbero servite a finanziare le attività illecite della consorteria mafiosa dedita principalmente al traffico di stupefacenti grazie ad un conosolidato sistema in forza del quale gli indagati, dopo la stipula di diverse polizze vita, attendevano un periodo di almeno sei mesi prima di far dichiarare (falsamente) la morte dell'assicurato per incassare il premio assicurativo di 200 mila euro, certi che, trattandosi di contratti ritenuti di minor valore, i contratti assicurativi sulla vita non sarebbero stati soggetti ad ulteriori controlli".

La finta morte di Marsalone e i sospetti

Il primo episodio riguarda proprio la finta morte di Marsalone, che in base agli atti (fasulli) presentati dal fratello Alessandro per incassare i 200 mila euro, sarebbe avvenuta nella sua casa il 15 agosto del 2019. Ad insospettirsi era stata la direttrice delle Poste alla quale era stata presentata dal beneficiario la denuncia legata allo smarrimento di una carta libretto (sulla quale sarebbe stato caricato il premio assicurativo) avvenuta in Friuli Venezia Giulia: la foto sul documento di identità utilizzato per attivare la carta sarebbe stata diversa da quella mostrata nella filiale.

La intercettazioni: "Io sono come Scarface, ho la nausea dei soldi"

I soldi per pagare debiti e comprare due macchine

Era poi un'intercettazione captata nel centro sportivo "Big Sport", vicino al Policlinico, quartier generale dei Marsalone, a chiarire - secondo la Procura - non solo i contorni dell'imbroglio (Alessandro e Giuseppe Marsalone spiegavano la truffa al cugino omonimo, Giuseppe Marsalone (classe 1976), ma anche come sarebbero stati utilizzati i 200 mila euro una volta incassati, ovvero per saldare dei debiti ma anche per acquistare due auto, una Panda e una Bmw Mini Paceman.

I consigli alla madre di un'altra morta: "Non ti devi impappinare"

Dalle indagini emergerebbe però che un'altra polizza sulla vita (sempre con un premio di 200 mila euro) sarebbe stata stipulata da Grazia Pace, con beneficiaria la madre, il 29 marzo del 2019. Pace sarebbe morta il 3 gennaio del 2020, eppure anche lei ieri mattina è stata arrestata dai carabinieri, viva e vegeta. Sua madre era andata alle poste di via De Gasperi per riscuotere il premio ed in quella circostanza erano state intercettate delle conversazioni tra Giuseppe Marsalone, Grazia Pace e la madre. Il primo raccomandava alla donna: "Non si deve impappinare, deve fare solo il riconoscimento, l'identificazione... 'Mi hanno detto di venire alla posta per fare l'identificazione, che dovete fare, questo è il numero della polizza, stop!'. E' una minchiata!".

Chi sono i 15 arrestati: i nomi

"Ora dobbiamo solo incassare, mi servono i soldi"

Marsalone poi dava ragguagli su eventuali profili penali della condotta: "Al limite sai cosa possiamo fare, gli sbirri ci denunciano per truffa, non possono fare niente questo è il discorso... Ma nemmeno per truffa, tentata perché la truffa scatta quando ci sono i soldi, fino a quando non si cono i soldi non ci sono, non è truffa, è tentata...". E aggiungeva: "Ora dobbiamo solo andare a prendere i soldi, mi servono, mi servono i soldi".

"Un incidente o un infarto? Neanche sapeva com'eri morta tu"

Pace cercava anche lei di tranquillizzare la madre: "Mamma solo una cosa a memoria, ti devi ricordare 3 gennaio (cioè la data della sua presunta morte, ndr)", le diceva. E poi aggiungeva rivolgendosi a Marsalone: "Io già te lo aveva detto, se a mia madre fanno delle domante attummuliamu sicuro, perché mia madre ci fa attummuliare per come reagisce...". La madre affermava a sua volta: "Per l'identificazione, mamma mia, io già mi viene il palpito nel cuore... Questo come il primo reato sono libera, Signore, ma io morivo, un infarto mi veniva là dentro... e poi gli faccio: 'Ma come? Un incidente se mi domandano? 'No, un infarto' e neanche lo sapeva (Marsalone, ndr) come eri morta tu!". 

Polizze sulla vita anche per Micalizzi e altri indagati

Che il giro di polizze sarebbe stato molto più vasto, i carabinieri lo evincono da un'altra intercettazione in cui emerge che "i fratelli Marsalone si trovavano in grande difficoltà - si legge nell'ordinanza di custodia cautelare - poiché erano ancora creditori di alcune somme (che avrebbero dovuto riscuotere a titolo di premio) da parte di Michele Micalizzi, Salvatore Lotà e dello zio Salvatore Marsalone, tanto che lo stesso Giuseppe Marsalone (classe 1972) avrebbe chiesto l'intervento della famiglia mafiosa dei Tumminello (ricadente nel territorio di Resuttana) per recuperare il credito".
 

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