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Giovedì, 18 Aprile 2024
Mafia Cruillas

Gli affari dei boss di Cruillas nell'edilizia: "Si sono serviti di un imprenditore colluso"

Nell'inchiesta "Padronanza" della squadra mobile emerge la figura di Giuseppe Carella, soprannominato "volpino", al quale sarebbero riconducibili due ditte che adesso sono finite sotto sequestro. Tanti i lavori in cui i clan si sarebbero infiltrati. Il gip: "Lavora con e per la mafia, garantendone il dominio"

Se il capomafia chiamava, lui correva in appena 6 minuti. Anche se Giuseppe Carella (nella foto), arrestato nel blitz “Padronanza” della squadra mobile, non è un picciotto ma un imprenditore edile e, secondo il procuratore aggiunto Salvatore De Luca ed i sostituti Amelia Luise e Vincenzo Amico, attraverso due aziende intestate fittiziamente ad Alfonso Siino, la “Sas Costruzioni” e la “Agm Costruzioni srl”, entrambe con sede in via Ausiello Camillo Orlando, avrebbe permesso ai boss della Noce e di Cruillas di fare affari, manifestando “il proprio dominio nel settore imponendo le ditte riferibili a Carella per l’esecuzione dei lavori edili, a danno di imprese concorrenti”, come scrive il gip Elisabetta Stampacchia. Le due aziende sono state sequestrate.

"Affidabile e colluso"

Carella Giuseppe - Pa cl.1970Carella, soprannominato “volpe” o “volpino”, è secondo il giudice “un imprenditore colluso”, appartiene cioè a quella zona grigia senza la quale Cosa nostra difficilmente riesce ad inserirsi nei business che contano. E i boss di Cruillas non si sarebbero accontentati di imporre il pizzo, ma si sarebbero infiltrati in diversi appalti. Carella viene definito come “affidabile” dal pentito Silvio Guerrera che, proprio per questo, dice di averlo presentato a Nicoletti.

"L'amico nostro..."

Già il 2 settembre del 2015 era stata intercettata una chiamata tra il boss Nicoletti e l’imprenditore, in cui si parlava di un cantiere e dell’ipotesi di favorire una ditta “amica”: “Abbiamo parlato noi esclusivamente – diceva Carella – non c’è nessunissimo problema e quando sarà il momento che siamo pronti, mi vedo con il carpentiere e dice… stop! E si è chiuso il discorso”. Nicoletti replicava: “Poi appena lui vedi che comincia, vediamo se iddu ci possiamo far u travagghiu, qualche viaggio con il camion...” chiude la frase l’imprenditore: “All’amico nostro...”.

Agli appuntamenti in 6 minuti

La squadra mobile ha documentato numerosi incontri tra Carella e Nicoletti. E l’imprenditore alla chiamata del boss sarebbe corso come un fulmine. Il 23 febbraio del 2017, per esempio, dopo essere stato contattato alle 17.31 da Biagio Piraino per un appuntamento in un’officina, vi sarebbe arrivato dopo appena 6 minuti, alle 17.37. Carella avrebbe incontrato spesso anche altri degli indagati, come Nicolò Zarcone, Francesco Paolo La Rosa e Francesco Di Filippo.

Gli appalti

Il capomafia e Carella si sarebbero interessati dei lavori di ristrutturazione della facciata di un palazzo di via Boner, dove l’appalto sarebbe stato affidato proprio alla ditta dell’imprenditore, dopo aver fatto pressioni sull’amministratore di condominio. Interessi del clan vi sarebbero stati anche in relazione alla costruzione di una palazzina in Fondo Di Maggio e anche in questo caso i lavori sarebbero stati svolti da Carella attraverso le due aziende intestate a Siino. Il 25 marzo 2017 in una telefonata tra il capomafia Nicoletti e Carella si comprende come il primo sarebbe stato perfettamente a conoscenza dei lavori compiuti dal secondo: “Com’è finita, hai iniziato là?”, chiedeva infatti il boss e l’imprenditore: “No, ancora no, c’è quello che sta scavando, ancora una ventina di giorni”. Nicoletti: “E qua?” e Carella: “E’ fermo il progetto”. 

"Deve baciare i c... al capomafia"

Anche alcune considerazioni di La Rosa dimostrano che l’attività di Carella sarebbe stata strettamente legata al boss. In un’intercettazione, infatti, l’indagato commenta il benessere economico dell’imprenditore (“minchia, cambia macchine...”) e afferma che la possibilità di svolgere lavori edili sul territorio dipende esclusivamente dal favore di Nicoletti: “Lui gli deve baciare i coglioni che lavora, quando li ha sporchi… Lo sa, lui! Lui neanche una cazzuolata di cuacina avrebbe messo a Cruillas, in via Perpignano...”.

Il gip: "Lavora con e per la mafia"

Il giudizio del gip è molto duro: “E’ emersa – scrive nell’ordinanza di custodia cautelare - la assoluta spregiudicatezza di Giuseppe Carella, la sua spiccata tendenza, desumibile dalle parole del collaboratore Silvio Guerrera, ad operare con e per la mafia, a prescindere dalla famiglia mafiosa e a mettere le proprie imprese a disposizione delle consorterie criminali, anche ai fini del rafforzamento di queste. Non vi è dubbio che, derivandone floridi affari, egli garantisca all’associazione – di cui è divenuto parte integrante – il mantenimento della forza acquisita nel settore edile; così come non vi è dubbio circa la capacità dell’indagato, data la fama acquisita nell’ambiente mafioso, di scendere a patti con altre e diverse famiglie con le medesime finalità”. Inoltre “attraverso le sue imprese opera in uno dei rami in cui con maggiore penetrazione si esplicita l’interesse della famiglia mafiosa poiché più capillarmente, attraverso questo settore, essa espande il suo dominio sul territorio, dove manifesta la sua forza e si impone rendendosene proprietaria a tutti gli effetti”. In altri termini “Carella è essenziale all’associazione e l’associazione è essenziale per le sue imprese, non a caso fittiziamente intestate a terzi, che possono dirsi propriamente mafiose".

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