Mafia, clan di Pagliarelli: chiesti 300 anni di carcere per i 33 imputati
Traffico di droga ed estorsioni (anche il Policlinico nel mirino). Le pene più alte sono state chieste per i presunti capi della cosca, ovvero i protagonisti del "triumvirato"
Un triumvirato composto - secondo gli investigatori - da Alessandro Alessi, Vincenzo Giudice e Massimiliano Giuseppe Perrone, 39 misure cautelari, con 20 uomini in carcere e 13 ai domiciliari. A distanza di oltre un anno dalla maxi operazione che ha decapitato il mandamento mafioso di Palermo-Pagliarelli (LE INTERCETTAZIONI - VIDEO), i pm hanno chiesto condanne pesanti, per complessivi 300 anni, nei confronti dei 33 imputati. In manette finirono i boss delle famiglie mafiose di "Pagliarelli", "corso Calatafimi" e "villaggio Santa Rosalia". Dopo aver scoperto i canali che permettevano di portare droga da Napoli e dal Piemonte, i militari riuscirono a sequestrare circa 250 chili di stupefacenti.
Le pene più alte - come riporta il Giornale di Sicilia - sono state chieste al Gup Wilma Mazzara per i presunti capi della cosca, ovvero i protagonisti del "triumvirato": 22 anni per Vincenzo Giudice, 20 per Alessandro Alessi e Giuseppe Massimiliano Perrone. Quattordici invece gli anni chiesti per Andrea Calandra, Antonino Spinelli e Concetta Celano, detta Cettina, quest’ultima siracusana ma da molti anni residente a Palermo, la mente, secondo gli inquirenti, di un ingente traffico di droga tra il Piemonte e la Sicilia.
Traffico di droga ed estorsioni, con i tentacoli della mafia che si sono allungati fino al Policlinico. Le indagini, coordinate dal procuratore Francesco Lo Voi, dagli aggiunti Leonardo Agueci e Teresa Principato, e dai sostituti Caterina Malagaoli, Francesco Grassi e Francesca Mazzocco, scoperchiarono i "soprusi" del triumvirato mafioso che - nonostante il timore e la prudenza necessari per le denunce delle vittime del racket - avevano preferito non rinunciare all'imposizione della "messa a posto", arrivando a chiedere anche mezzo milione di euro a un imprenditore. Come è accaduto al titolare di un'impresa che stava realizzando dei lavori di ristrutturazione all'interno del Policlinico: dopo aver ricevuto la richiesta di una ingente somma di denaro,decise poi di denunciare tutto ai carabinieri.