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Mafia Brancaccio

L'Attak e la richiesta di pizzo allo sfincionaro: "Metti più condimento e paga per questi sfortunati"

L'estorsione al titolare di un laboratorio di Brancaccio intercettata nell'inchiesta di martedì scorso. La vittima avrebbe prima trovato la colla nella saracinesca e poi, al posto di denunciare, avrebbe chiesto aiuto proprio a chi l'avrebbe taglieggiata. "Noi queste cose non le facciamo, sei libero e non c'è forzatura, ma servono qualche 100 euro..."

La colla nei lucchetti, l'appuntamento e la rassicuazione che "noi queste cose non le facciamo completamente", la richiesta di "qualche 100 euro per questi poveri sfortunati" e poi persino la raccomandazione di vendere uno sfincione buono perché "si lamentano per il condimento che è poco di sopra". Nelle intercettazioni captate a pochi giorni dal primo lockdown, a marzo dell'anno scorso, ci sono tutti gli elementi del più classico dei copioni seguito dagli estorsori per imporre il pizzo, compresa la parte della vittima - il giovane titolare di un laboratorio per la preparazione di sfincione, appunto - che anziché denunciare chiede aiuto a colui che poi lo taglieggerà. E' un altro retroscena dell'inchiesta di carabinieri e polizia, coordinata dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca e dai sostituti Francesca Mazzocco e Bruno Brucoli che martedì scorso ha colpito proprio il mandamento di Brancaccio.

Le intercettazioni e il pizzo pure sui funerali

L'Attak nella saracinesca e la ricerca di un "amico"

Tutto si svolge intorno all'11 marzo dell'anno scorso, nel momento in cui l'Italia è completamente bloccata per via della pandemia. Il titolare del laboratorio di Brancaccio avrebbe ritrovato dell'Attak nella saracinesca della sua attività e subito si sarebbe attivato cercando un "amico" a cui chiedere i motivi di quel danneggiamento e anche chi potesse esserne l'autore. Così si sarebbe rivolto a Gaspare Sanseverino, nipote del collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza.

"Gli devono domandare a quello dello sfincione..."

Nei giorni precedenti, il 5 marzo, gli inquirenti avevano però intercettato una conversazione in cui proprio Sanseverino discuteva di un'estorsione da compiere ai danni di uno "sfincionaro": "Gli devono domandare, a quel ragazzo dello sfincione..." e il suo interlocutore suggeriva le parole da riferire a chi gli avrebbe dato l'incarico di avvicinare la vittima: "Tu ti devi solo limitare lo sai a che cosa? A dire: 'Ascoltate io per ora... se la sta sbrigando lui di tutte cose, io per ora sono fermo' stop, tutto qua e basta... gli passi di là...", ma Sanseverino confermava: "Ci sono passato ora...".

"Che ho fatto? Ho sbagliato qualcosa?"

L'11 marzo viene registrato un incontro tra Sanseverino e un'altra persona in cui si parlerebbe dell'appuntamento dato alla vittima. L'indagato diceva: "E' partito tutto spaventato, questo u sfinciunaru, gli ho detto: 'Ma che è? Esci, ti devo parlare... Alle 10, vieni alle 10... Quello mischino - aggiungeva - è tutto terremotato, u sfinciunaru... Dico dov'è che si deve andare non si ci va e poi facciamo sempre gli stessi discorsi", mettendo quindi in discussione la scelta di imporre il pizzo ad imprenditori già in difficoltà economiche. Poi spiegava: "Ha finito di lavorare ed è venuto qua, dice: 'Che è, che ho fatto? Ho sbagliato qualcosa?' e io 'ma che stai dicendo, vai a lavarti che ti devo presentare un amico'". Alle 10 avveniva effettivamente l'incontro.

"A Brancaccio pagano tutti", la mappa del pizzo

L'incontro con la vittima e l'indagine sul danneggiamento

L'appuntamento con la vittima è stato intercettato dagli investigatori. Sanseverino sosteneva: "Allora siamo rimsasti che lui gli ha detto: 'Apri, lavora' perché gli avevano fatto danni, colla, cose... Poi si è saputo che è stato quello del vicinato" e l'imprenditore sottolineava: "Almeno si suppone che è stato quello d'accanto". Riprendeva Sanseverino: "Comunque poi se l'è sbrigata la discussione, ora gli hanno tirato le orecchie, cose e non gli è successo più niente, quello gli ha detto: 'Tu apri, lavora e guadagnati il pane', tutto qua".

"Non c'è forzatura, sei libero..."

L'altra persona presente rimarcava la totale "libertà" nel decidere di pagare o meno il pizzo: "Ed è libero? Diciamo libero di... sempre libero, mi segui? Però capisci, senza impegni" e la vittima subito rassicurava: "No, io lo so come mi devo comportare, io lo capisco, quando dico la festa...non ci sono problemi, se era una cosa più, c'erano problemi, perché lavoriamo tutti per la giornata...", mentre l'interlocutore ribadiva: "Dico quando non c'è forza, te la vedi tu, non c'è forzatura..." e Sanseverino approvavav: "Lasciamo libero".

"Servono soldi per questi poveri sfortunati"

L'altra persona entrava un po' più nel merito della richiesta estorsiva: "Ti stiamo lasciando libero, però tu capisci, siccome ci sono esigenze, siccome per ora c'è urgenza che bisogna qualche 100 euro, bisognano per questi poveri sfortunati, finché si poteva fare non chiedevamo aiuto, stiamo chiedendo aiuto momentaneamente, però tu quello che ti senti di fare, non ti preoccupare, dici viene Pasqua: 'Ho questo pensierino" e la vittima acconsentiva: "Ci aiutiamo tutti".

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"Però c'è poco condimento di sopra, si lamentano..."

Poi si passava al capitolo "qualità del prodotto" e l'invito a produrre uno sfincione buono: "Siccome giro per Palermo e si lamentano per questo sfincione... Dice che più di uno te l'ha detto, per il fatto del condimento, si lamentano che il condimento è poco di sopra...". Una contestazione che il titolare del laboratorio respingeva però totalmente: "Non è vero, sono tutte fesserie, nessuno mi ha detto questa cosa!".

"Noi queste cose non le facciamo completamente"

Sanseverino tornava poi a mostrare la sua "amicizia", spiegando di non avere nulla a che vedere con il danneggiamento subito dalla vittima: "Aveva iniziato mischino e gli hanno fatto un sacco di danno", continuava l'altra persona "Ci hanno messo l'Attak... E abbiamo detto, stacci di sopra, vedi chi è stato si fa qualche serata, si fa qualche nottata e si vede chi è stato, perché da parte nostra non esisteva... Noi queste cose non le facciamo completamente".

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"Per qualsiasi problema noi siamo qua"

L'imprenditore ribatteva poi: "E infatti ho detto: 'Ma perché? Minchia, ma arrivati a questo punto siamo?'". Riprendeva l'altro: "Noi ci siamo rimasti male quando abbiamo sentito questo discorso, da parte nostra non c'era niente, infatti noi: 'Minchia, ma chi è? Può essere che sono gli sbirri?'". Poi però la rassicurazione: "Comunque qualsiasi problema hai noi siamo qua...".

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