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Mafia Zisa

Blitz contro i boss di Porta Nuova: 14 restano in cella, 2 vanno ai domiciliari ma ci sono pure 2 latitanti

L'esito dell'udienza di convalida del fermo "Vento", eseguito dopo l'omicidio di Giuseppe Incontrera. I capimafia Tommaso Lo Presti e Giuseppe Di Giovanni hanno respinto le accuse: "La droga? Fa schifo". Resta in carcere anche Salvatore Fernandez che si è autoaccusato del delitto della Zisa. Non si trovano Giuseppe Auteri e Nicolò Di Michele

Quattordici restano in carcere, due vanno ai domiciliari ed altri due per il momento sono riusciti a sfruggire alla cattura. E' questo l'esito dell'udienza di convalida, che si è svolta davanti al gip Filippo Serio, relativa all'operazione "Vento" contro boss e gregari del clan di Porta Nuova, scattata mercoledì scorso in seguito all'omicidio di Giuseppe Incontrera, avvenuto il 30 giugno alla Zisa, e che avrebbe dovuto essere arrestato anche lui, perché ritenuto a capo del mandamento. Un altro giudice, Maria Cristina Sala, ha a sua volta convalidato il fermo e disposto il carcere per Salvatore Fernandez, l'uomo che si è presentato martedì scorso dai carabinieri sostenendo di essere l'autore del delitto

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Nello specifico sono latitanti (anche se ancora non formalmente) Nicolò Di Michele e Giuseppe Auteri: quando i carabinieri - coordinati dal procuratore aggiunto Paolo Guido e dai sostituti Giovanni Antoci, Luisa Bettiol e Gaspare Spedale - hanno bussato alle loro porte mercoledì scorso, non li hanno trovati. 

Il gip - che ha ritenuto sussistente il pericolo di fuga ed ha per questo convalidato integralmente il provvedimento emesso dalla Dda - ha però deciso di concedere gli arresti domiciliari a due degli indagati, Gioacchino Fardella, difeso dall'avvocato Domenico Trinceri, ed Antonino Bologna, assistito dall'avvocato Debora Speciale.

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Restano invece in carcere tutti gli altri indagati, ovvero Giuseppe Di Giovanni, Tommaso Lo Presti "il lungo", Calogero Lo Presti "Zu Pietro", Giuseppe Giunta, Domenico Lo Iacono, Salvatore Di Giovanni, Antonino Ventimiglia, Roberto Verdone, Salvatore Incontrera, Antonino e Giorgio Stassi, Andrea Damiano, Gioacchino Pispicia e Leonardo Marino.

Fernandez, che al momento ha soltanto ammesso di essere il responsabile dell'omicidio di Incontrera, fornendo qualche vaga indicazione sul movente, riconducibile a suo dire a liti per futili motivi, aveva poi deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere davanti al giudice. Nel frattempo la salma della vittima è stata restituita ai parenti ed è stata sepolta - con una cerimonia privata - ai Cappuccini.

Tra gli indagati del blitz "Vento", invece, qualcuno ha deciso di fornire la sua versione dei fatti durante gli interrogatori. Tommaso Lo Presti e Giuseppe Di Giovanni, per esempio, ritenuti a capo del mandamento assieme proprio all'uomo assassinato in via Imperatrice Costanza, difesi dagli avvocati Giovanni Castronovo e Maria La Verde, hanno respinto ogni accusa.

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Entrambi hanno sostenuto che, da quando sono tornati liberi, avrebbero sempre lavorato e che i contatti contestati dai pm con altri indagati sarebbero legati a questioni personali, anche in virtù di rapporti di parentela, che nulla avrebbero a che vedere con Cosa nostra. Lo Presti ha pure specificato che la droga gli farebbe schifo e che, avendo 4 figli, sarebbe stato molto rigido anche con loro rispetto a questo tema. Di Giovanni ha sottolineato che si occupa di acquistare pesce a Porticello la mattina molto presto che poi provvede a rivendere. Di pomeriggio, quindi, si riposerebbe e non avrebbe il tempo di occuparsi di affari illeciti, come sostiene invece la Procura.

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