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Droga, liti tra ultras e riffe: 12 arresti al Borgo, la mafia controllava i ladri di bici e moto

Blitz dei carabinieri per il secondo atto dell’operazione Resilienza. Il clan era costretto a organizzare traffici di droga con la Campania ma anche a chiedere una percentuale sui furti di scooter per foraggiare le casse dell’organizzazione

Nuovo colpo alla famiglia mafiosa di Borgo Vecchio, costretta a organizzare traffici di droga con la Campania ma anche a chiedere una percentuale sui furti di bici e scooter per foraggiare le casse dell’organizzazione. Blitz dei carabinieri per il secondo atto dell’operazione Resilienza che ha portato all'alba di oggi all’arresto di dodci persone (una in carcere e 11 ai domiciliari) in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip su richiesta della procura distrettuale antimafia. Sono accusate a vario titolo di concorso esterno, traffico di sostanze stupefacenti, furti, ricettazione, estorsione e sfruttamento della prostituzione. Per altre due il giudice ha disposto l’obbligo di presentazione.

Le intercettazioni: "Il fumo lo porto dalla Francia" | Video

Dalle indagini culminate a ottobre scorso nel fermo di venti persone era emersa la figura di Angelo Monti, considerato dagli inquirenti il nuovo reggente della famiglia inserita nel mandamento di Porta Nuova. A coadiuvarlo nelle attività Girolamo Monti, il nipote Jari Massimiliano Ingarao, Giuseppe Gambino e Salvatore Guarino.

I nomi degli arrestati

Tra intercettazioni e altre attività tecniche è venuto fuori che l’organizzazione criminale metteva becco su tutto nel quartiere: dallo spaccio di droga alle beghe tra gruppi ultras, dalle riffe per la raccolta di denaro alla scelta dei nemelodici da fare cantare nelle feste dedicate a Sant’Anna. Un po’ come avvenuto con il “comitato” che, secondo gli inquirenti, era stato guidato da Domenico e Giuseppe Tantillo sino al 2015 e agli arresti dell'operazione Panta Rei.

Operazione Resilienza II, i volti degli arrestati

Tra i nuovi soggetti finiti sotto la lente dei militari del nucleo investigativo e del nucleo informativo c’è infatti Salvatore Buongiorno, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Nella veste di agente di numerosi cantanti e quasi in regime di monopolio, ricostruiscono dal Comando provinciale, Buongiorno si sarebbe occupato di scegliere e ingaggiare gli artisti assecondando la volontà di Angelo Monti e Jari Massimiliano Ingarao, avrebbe provveduto a liquidare i loro compensi e avrebbe pure deciso il posizionamento dei palchi per le manifestazioni canore. Avrebbe inoltre "avvicinato gestori e titolari di attività commerciali tra Borgo Vecchio e corso Finocchiaro Aprile - affermano i carabinieri - chiedendo loro di sponsorizzare gli eventi tramite il versamento di denaro con condotte impositive".

Uno dei principali canali rimasti all'organizzazione per fare soldi rimane sempre il traffico di sostanze stupefacenti. Dalle indagini coordinate dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca è emerso che "Angelo Monti aveva delegato al nipote Jari Massimiliano Ingarao l’intero settore delle attività illecite legate alla droga. Quest’ultimo, nonostante fosse ai domiciliari, è riuscito a organizzare e coordinare tutte le attività funzionali al traffico, reperendo le sostanze stupefacenti, principalmente sul canale di fornitura con la Campania, e a rifornire le varie piazze di spaccio del quartiere delegando a seconda dei ruoli i fratelli Gabriele e Danilo Ingarao, Marilena Torregrossa (per la quale il gip Filippo Serio ha però respinto la richiesta di custodia cautelare), Carmelo Cangemi, Francesco Paolo Cinà, Saverio D’Amico, Davide Di Salvo, Giuseppe Pietro Colantonio, Salvatore La Vardera, Francesco Mezzatesta, Giuseppe D’Angelo, Nicolò Di Michele, Gaspare Giardina, Gianluca Altieri e Vincenzo Marino".

Infine l’operazione Resilienza 2 ha permesso di evidenziare ancora una volta la capacità di controllo capillare da parte di Cosa nostra nel territorio. Qualsiasi attività illecita nel quartiere non poteva essere svolta senza l’avallo della "famiglia". Non fanno eccezione i ladri di biciclette, moto e scooter i quali - oltre ad essere assoggettati alla prevista autorizzazione - devono anche destinare al sodalizio mafioso una percentuale dei guadagni garantiti dalla ricettazione o dalla restituzione ai legittimi proprietari con il cosiddetto metodo del "cavallo di ritorno". "I relativi approfondimenti - specificano gli investigatori - svelavano l’esistenza di un’autonoma organizzazione criminale specializzata in tale settore completamente asservita alla mafia".

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