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Mafia Belmonte Mezzagno

Mafia, scatta l'operazione Limes: nove arresti a Belmonte Mezzagno

I carabinieri hanno eseguito un'ordinanza con cui il gip ha disposto il carcere per tutti gli indagati, accusati di associazione di tipo mafioso, ricettazione, porto e detenzione di armi. Tra le figure di spicco emerge quella di Agostino Giocondo

Sono accusati di associazione di tipo mafioso, porto e detenzione di armi clandestine e ricettazione. E’ scattata all’alba l’operazione denominata Limes con cui i carabinieri, su ordinanza del gip, hanno arrestato a Belmonte Mezzagno e rinchiuso in carcere nove persone. Tra queste Agostino Giocondo, 52 anni, considerato personaggio di spicco della famiglia per la quale avrebbe “coordinato l’attività - si legge in una nota - nei settori tipi di controllo di Cosa nostra”. Gli altri destinatari della misura sono Gregorio Crini (Belmonte, 56), Pietro Gaeta (Palermo, 38), Giovan Battista Martini (Belmonte, 60) Pietro Pizzo (Belmonte, 52), Giuseppe Martorana (Palermo, 47), Salvatore Billeci (Palermo, 38), Vincenzo Sunseri (Palermo, 22) e Salvatore Giocondo (Palermo, 28).

Le telecamere riprendono un raid incendiario

A condurre le indagini, sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia, sono stati i carabinieri del Comando provinciale che hanno dato seguito alle operazioni degli ultimi quindici anni, dall’operazione Perseo del 2008 a quella di dieci anni dopo, Cupola. “Sussistono gravi indizi - prosegue la nota - per affermare la piena operatività dell’organizzazione criminale Cosa nostra a Belmonte, che nell’ultimo triennio è stato teatro dei più eclatanti fatti di sangue dell’intera provincia di Palermo, immortalando un contesto territoriale caratterizzato da uno spietato ricorso alla violenza ed all’uso delle armi”.

La scia di sangue a Belmonte

Nel gennaio 2019 a morire era stato Vincenzo Greco, il cui cadavere è stato rinvenuto all’interno della propria auto, crivellato di colpi di arma da fuoco. Qualche mese dopo toccò a Antonio Di Liberto, ucciso con una pistola mentre si trovava in macchina. A gennaio di quello stesso anno nel mirino finì Giuseppe Benigno, che fu ricoverato in ospedale dopo essere stato colpito con due proiettili alla spalla. L’ultima vittima a Belmonte è stata Agostino Alessandro Migliore, fratello di Giovanni (ritenuto uomo d’onore della famiglia di Belmonte e allo stato detenuto), ucciso mentre usciva da casa con dodici colpi di calibro 7,65.

Il ruolo di Giocondo

Dall’attività investigativa è emerso che Giocondo avrebbe “curato - ricostruiscono dal Comando provinciale - il mantenimento dell’ordine pubblico sul territorio e adoperandosi, insieme agli altri arrestati, per la risoluzione di controversie tra privati. Risulterebbe essersi attivato per il sostentamento dei detenuti della famiglia di Belmonte e per la restituzione della refurtiva asportata ad un commerciante, organico alla famiglia mafiosa e anch’egli arrestato, con il quale, sfruttando la forza di intimidazione promanante dalla loro appartenenza a Cosa nostra, avrebbe influenzato la libertà di iniziativa economica locale”.?

La disponibilità di armi

Nel corso delle indagini è stata accertata “la piena disponibilità di armi da parte della famiglia di Belmonte Mezzagno, delle quali solo due sono state rinvenute: un fucile da caccia marca Winchester calibro 12 con matricola parzialmente punzonata e un revolver 38 special Smith & Wesson con matricola abrasa. La pistola, provento di una vecchia rapina, è stata sequestrata nel corso di un tentativo di venderla a dei palermitani, permettendo così di configurare agli odierni arrestati, oltre che la ricettazione, anche l’aggravante di cui al comma 5 dell’articolo 416 bis. In particolare sarebbe attribuibile a Giocondo il ruolo di presunto custode dell’arsenale della famiglia di Belmonte, poiché questi risulterebbe coinvolto in ciascuna delle vicende riguardanti le armi della consorteria”.

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