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Mafia, la vedova Schifani sull'arresto del fratello: "Sono devastata, per me è morto ieri"

Le parole pronunciate dalla donna il giorno del funerale del marito e delle altre vittime della strage di Capaci ("Io vi perdono, ma voi dovete inginocchiarvi") sono ancora oggi un simbolo di ribellione e di dignità in uno dei momenti più drammatici della storia italiana

"Mi dissocio da tutti, da mio fratello e da questi mafiosi che avvelenano il mondo. Per me è morto ieri". Queste le parole utilizzate da Rosaria Costa, la vedova dell'agente Vito Schifani (uno degli agenti di scorta di Giovanni Falcone) per commentare l'arresto del fratello. Giuseppe Costa è infatti una delle otto persone arrestate ieri dalla Dia di Palermo per associazione mafiosa. Secondo il gip del Tribunale che ha firmato la misura cautelare l'uomo, ufficialmente imbianchino disoccupato di 58 anni, avrebbe "fatto parte della famiglia mafiosa di Vergine Maria, mantenendo rapporti con esponenti mafiosi di altre famiglie (...) nell'interesse primario dell'organizzazione mafiosa". Costa inoltre avrebbe "organizzato e coordinato attività estorsive, nonché atti ritorsivi nei confronti di imprenditori e commercianti della zona" e "provveduto al mantenimento degli affiliati detenuti e alla corresponsione pro quota dei proventi dell'associazione mafiosa".

A prendere le distanze anche Emanuele Schifani, figlio di Vito. "Con mio zio non c'erano rapporti. Da tempo. Zero rapporti" dice all'Adnkronos. Oggi il giovane Schifani è capitano della guardia di finanza: "Purtroppo, chi rimane lì, o muore o diventa come loro...Per combattere bisogna allontanarsi, riorganizzarsi e tornare più forti".

L'Arenella e lo Scotto da pagare

Giuseppe Costa è il fratello della vedova Schifani

La sorella di Giuseppe Costa è Rosaria Costa, vedova di Vito Schifani, un poliziotto di 27 anni morto nella strage di Capaci. Le parole pronunciate dalla donna il giorno del funerale del marito e delle altre vittime della strage di Capaci ("Io vi perdono, ma voi dovete inginocchiarvi") sono ancora oggi un simbolo di ribellione e di dignità in uno dei momenti più drammatici della storia italiana.

"Io, Rosaria Costa, vedova dell'agente Vito Schifani mio, a nome di tutti coloro che hanno dato la vita per lo Stato, lo Stato..., chiedo innanzitutto che venga fatta giustizia, adesso. Rivolgendomi agli uomini della mafia, perché ci sono qua dentro (e non), ma certamente non cristiani, sappiate che anche per voi c'è possibilità di perdono: io vi perdono, però vi dovete mettere in ginocchio, se avete il coraggio di cambiare... Ma loro non cambiano... [...] ...loro non vogliono cambiare... Vi chiediamo per la città di Palermo, Signore, che avete reso città di sangue, troppo sangue, di operare anche voi per la pace, la giustizia, la speranza e l'amore per tutti. Non c'è amore, non ce n'è amore...".

L'uscita degli arrestati dal centro della Dia | VIDEO

Nella strage mafiosa di Capaci del 23 maggio 1992 morirono il magistrato Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Vi furono 23 feriti, fra i quali gli agenti Paolo Capuzza, Angelo Corbo, Gaspare Cervello e l'autista giudiziario Giuseppe Costanza.

Giuseppe Costa

Mafia, arrestato il fratello di Rosaria Costa: "Sono devastata"

Le accuse nei confronti di Giuseppe Costa, detto 'U Checcu', cioè il balbuziente, sono molto pesanti. Il fratello della vedova di Vito Schifani, secondo gli inquirenti avrebbe svolto "le funzioni di esattore delle richieste estorsive, destinandole ai carcerati". E' quanto scrive il gip nella misura cautelare per l'arresto di Costa e altre sette persone "Plurime sono le emergenze di indagini che confermano la gravità indiziaria a carico di Costa", scrive il gip.

I nomi degli arrestati nel blitz della Dia

Sembra che da molti anni i rapporti tra Giuseppe Costa e la sorella Rosaria fossero inesistenti. Anzi, secondo quanto apprende l'Adnkronos, il fratello aveva preso le distanze dalla sorella vedova della scorta di Falcone e "il gesto era stato apprezzato da Cosa nostra", come emerge dalle intercettazioni. Rosaria Costa nel 1995 ha lasciato la Sicilia con il figlio, che oggi è capitano della Gdf, e si è sposata con un militare. "Se le accuse saranno provate - ha detto la donna al Corriere - dovranno buttare le chiavi della cella. La legge è uguale per tutti. Mi dissocio da tutti, da mio fratello e da questi mafiosi che avvelenano il mondo. Ma non sono vicina io a quest’uomo che il destino mi ha assegnato come una croce, adesso sono pronta a ripudiarlo". Poi conclude: "E' come se fosse morto ieri purtroppo. Sono devastata. Ma la mafia non mi fermerà".

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