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"Sono prestanome del boss Calvaruso", arrestati i titolari del ristorante Carlo V

Dietro la nota attività in piazza Bologni ci sarebbe il presunto reggente del mandamento di Pagliarelli, finito in carcere a Pasqua. Per l'accusa, progettava insieme ai due fratelli imprenditori di costruire "un impero commerciale". Disposto anche il sequestro di una ditta edile e beni per un valore complessivo di 2,5 milioni

Sono scattate le manette per i titolari del ristorante Carlo V di piazza Bologni, Giuseppe e Benedetto Amato. L'accusa per loro è quella di essere prestanome del boss mafioso Giuseppe Calvaruso, considerato il reggente del mandamento di Pagliarelli e arrestato in aeroporto il giorno di Pasqua al suo rientro dal Brasile.

"Con te vogliamo creare un impero" | video

L'ordinanza è stata eseguita dai carabinieri del comando provinciale su delega dalla Procura Distrettuale Antimafia ed è la prosecuzione dell'operazione denominata "Brevis". Ai due imprenditori sono stati concessi i domiciliari. E' scattato poi il sequestro preventivo del ristorante, ma anche di beni e conti bancari dello stesso Calvaruso e di altri indagati, ritenuti responsabili in concorso di "trasferimento fraudolento di valori aggravato dal metodo e dalle modalità mafiose".

Secondo l'accusa dietro il Carlo V quindi ci sarebbe Calvaruso e i due imprenditori arrestati "si sarebbero intestati fittiziamente beni di lusso del boss, tra cui una Porsche Cayenne". Uno dei due è rientrato lunedì scorso dalla Spagna dove, a Lanzarote, nelle isole Canarie, voleva aprire un'attività commerciale. "Giuseppe Calvaruso - dicono gli inquirenti -  mostrando ancora una volta le sue abilità imprenditoriali e notevoli capacità relazionali, progettava insieme ai due arrestati di costruire un 'impero commerciale' che potesse garantire, nel futuro, ingenti entrate formalmente lecite".

La Procura per descrivere il rapporto tra Giuseppe Amato e Calvaruso usa le parole "asservimento totale" del primo nei confronti del secondo. Dalle intercettazioni della prima tranche dell'operazione "Brevis" era saltato fuori anche un pranzo di Ferragosto (gratis) nel locale di Amato del boss Settimo Mineo e della compagna. 

Sotto sequestro anche conti bancari riconducibili ai fratelli Amato "attraverso i quali Calvaruso era riuscito a ricevere somme di denaro per fare fronte alle spese legate alla prenotazione di viaggi, alberghi e cene".

Nel corso dell’operazione è stata sequestrata anche la ditta “Edil Professional”, azienda edile. Secondo l’ordinanza del gip, era fittiziamente intestata a due indagati fra cui Giovanni Caruso, anche lui arrestato la scorsa settimana, verso cui Giuseppe Calvaruso "aveva fatto convergere numerose commesse per la ristrutturazione di appartamenti e palazzi del capoluogo siciliano". I beni sequestrati ammontano complessivamente a 2.500.000 di euro circa.

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