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Giovedì, 28 Marzo 2024
Mafia Libertà / Via Isidoro Carini

Il presidente della Repubblica: "La lezione di Dalla Chiesa aiuta chi lotta contro la prevaricazione"

Le parole di Sergio Mattarella in occasione del quarantennale della strage di via Isidoro Carini, in cui il generale venne ucciso con la moglie e l'agente di scorta: "Il suo sacrificio alimentò le speranze dei siciliani onesti nella lotta contro Cosa nostra". Messaggi da tutto il mondo politico

In occasione del quarantennale della strage di via Isidoro Carini, in cui furono uccisi il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, la moglie, Emanuela Setti Carraro, e l'agente di scorta, Domenico Russo, arrivano anche il messaggio del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e quelli di tanti esponenti del mondo politico.

Il messaggio del presidente della Repubblica

"L'uccisione, quaranta anni or sono, del prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa e della moglie Emanuela Setti Carraro, il ferimento mortale dell'agente Domenico Russo, deceduto alcuni giorni dopo, gettarono Palermo, la Sicilia, il Paese intero nello sgomento. Ancora una volta la ferocia della violenza criminale mafiosa, in un crescendo di arroganza, non risparmiava un servitore della Repubblica né le persone che avevano l'unica colpa di essergli vicine. Quell'estremo gesto di sfida contro un eroe del nostro tempo, un carabiniere protagonista della difesa della democrazia contro il terrorismo, si ritorse contro chi lo aveva voluto". Lo sottolinea il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del quarantennale della strage di via Isidoro Carini.

"La comunità nazionale, profondamente colpita da quegli avvenimenti, seppe reagire - ricorda il capo dello Stato - dando prova di compattezza e di unità d'intenti contro i nemici della legalità, delle istituzioni, della convivenza civile. Strumenti più incisivi di azione e di coordinamento vennero messi in campo, facendo tesoro delle esperienze di Dalla Chiesa, rendendo più efficace la strategia di contrasto alle organizzazioni mafiose. Quello sforzo fu sostenuto e accompagnato da un crescente sentimento civico di rigetto e insofferenza verso la mafia, che pretendeva di amministrare indisturbata i suoi traffici, seminando morte e intimidazione. Commozione e sdegno alimentarono le speranze dei siciliani onesti, ne rafforzarono il rifiuto della prepotenza criminale. La lezione di vita del prefetto Dalla Chiesa, la memoria delle vittime di quel vile attentato - conclude Mattarella - vivono nell'impegno delle donne e degli uomini che nelle istituzioni e nella pubblica amministrazione operano per la difesa della legalità, dei giovani che vogliono costruire una società più giusta e trasparente, dei tanti cittadini che, consapevoli dei loro diritti e doveri, avversano responsabilmente la cultura della sopraffazione e della prevaricazione. Nel rendere omaggio al ricordo di quell'estremo sacrificio, rinnovo alle famiglie Dalla Chiesa, Setti Carraro e Russo la solidale vicinanza mia e dell'intero Paese".

Il presidente del Senato

Mentre sono in corso a Palermo le iniziative per ricordare l'eccidio. Interviene anche il presidente del Senato, Elisabetta Casellati: "Il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa è un modello di fedeltà allo Stato e ai suoi valori fondamentali. È stato partigiano, ha sconfitto il terrorismo e combattuto Cosa Nostra. Le sue intuizioni, la sua onestà e il suo spirito di sacrificio hanno segnato la nostra storia. È grazie ad esempi come il suo che i nostri giovani crescono in un mondo in cui il sentimento dell’antimafia è più forte e radicato". E aggiunge: "A 40 anni dalla strage mafiosa di via Carini, in cui persero la vita anche la moglie Emanuela Setti Carraro e l'agente di polizia Domenico Russo, tutti abbiamo il dovere di ricordarlo e onorarlo".

Il ricordo: "Il generale lottò a viso aperto contro Cosa nostra"

Il presidente della Camera

"La figura del generale Dalla Chiesa rappresenta ancora oggi un simbolo importante per il nostro Paese: un modello di rigore, competenza e determinazione nella difesa della democrazia contro i nemici del terrorismo stragista e della criminalità organizzata. Un servitore dello Stato che ha pagato con la vita il proprio impegno professionale e la passione civile nella costruzione di un'Italia più sicura, democratica e onesta". Lo scrive il presidente della Camera, Roberto Fico, in un messaggio al prefetto di Palermo, Giuseppe Forlani. "Della mafia - ricorda Fico - egli aveva compreso natura, dinamiche e vulnerabilità. Sapeva esattamente dove e come fosse necessario indagare. La sua era una strategia lucida e determinata, non sempre supportata dagli strumenti operativi adeguati: la battaglia di un eroe lasciato spesso in solitudine ad affrontare un nemico gigantesco. Questo spiega, in parte, il senso di vivo smarrimento che provocò nella comunità nazionale la notizia del suo assassinio, perché fu chiaro a tutti di come il Paese avesse perso nella lotta contro la mafia un protagonista di enorme statura".

E Fico aggiunge: "Oggisappiamo che il suo operato non è andato perduto, avendo contribuito in modo incisivo ad indicare una strada di riscatto del Paese sulla quale molti altri, anche grazie al suo esempio, hanno lasciato impronte indelebili. Un percorso puntellato da normative più efficaci, azioni sempre più sofisticate di Forze dell'Ordine e magistratura, e da una crescente sensibilizzazione civile e culturale che deve continuare. Non dobbiamo infatti abbassare la guardia. Oggi che il nostro Paese è chiamato a dare prova di rigore e di concretezza nell'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, dobbiamo unire gli sforzi per bloccare il passo ai tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata nella gestione dei fondi europei. Deve esserci da parte di tutti la piena consapevolezza che la presenza pervasiva del fenomeno mafioso pregiudica ogni possibilità di rilancio condannando l'Italia nelle retrovie economiche e culturali del continente europeo. Non è questo il futuro che il generale Dalla Chiesa sognava per il suo Paese. Onorare il suo nome - conclude il presidente della Camera - richiede di portarne avanti il progetto di democrazia, trasparenza civile e giustizia".

Il presidente del Consiglio

"Oggi ricordiamo con riconoscenza il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, sua moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente della scorta Domenico Russo, uccisi in un vile attentato mafioso quarant’anni fa. Dopo aver combattuto durante la Seconda guerra mondiale per la liberazione dell’Italia, Dalla Chiesa contribuì in modo decisivo alla stabilità e alla sicurezza del Paese. Il suo impegno contro il terrorismo e contro la criminalità organizzata hanno protetto la nostra democrazia e rafforzato le nostre istituzioni. Ai suoi cari esprimo la vicinanza e gratitudine del Governo e mia personale". Lo afferma il presidente del Consiglio, Mario Draghi.

Il ministro dell'Interno

"In quarant’anni è cambiato moltissimo, anche in termini di normativa antimafia e di aggressione ai patrimoni dei mafiosi. Oggi a 40 anni dalla morte del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa noi ripercorriamo la vita e il messaggio che il prefetto ha voluto lasciare in quei 126 giorni in cui è stato prefetto della città dove ha portato tutto il suo vissuto di carabiniere, che era stato mandato qui in Sicilia anni prima e che la mafia l'aveva conosciuta da vicino", queste le parole rilasciate all'Adnkronos dal ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese. E aggiunge: "Il generale Dalla Chiesa aveva intuito subito che quelli che erano alcuni ‘privilegi’ che i singoli ritenevano di avere da parte mafiosa non erano altro che diritti dei cittadini e che quindi lo Stato doveva riconoscere quei diritti e strapparli alle mani mafiose. Dalla Chiesa è andato nelle scuole subito dopo il suo arrivo proprio perché aveva una profonda conoscenza del fenomeno mafioso, lui intuì che bisognava parlare di cultura della legalità ai ragazzi. Fu tra i primissimi prefetti ad andare nelle scuole a parlare di legalità e noi, un messaggio importante che porteremo avanti".

Il ministro della Difesa

"A 40 anni dal vile attentato al Generale Dalla Chiesa, a sua moglie e all'agente di scorta, onoriamo il sacrificio di servitori dello Stato. Valori, dedizione e coraggio: questa la loro preziosa testimonianza per noi, per le giovani generazioni e per il nostro futuro", così in un tweet il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini.

Il ministro per i Rapporti con il Parlamento

"Il 3 settembre del 1982 venivano uccisi Carlo Alberto Dalla Chiesa, sua moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente Domenico Russo vittime di un agguato mafioso. Un momento drammatico per il nostro Paese. Oggi come allora dobbiamo continuare a contrastare l’aggressione mafiosa". Lo scrive su Twitter il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D'Incà.

Il vicepresidente della Camera

Il vicepresidente della Camera e deputato di Forza Italia, Andrea Mandelli ricorda "il sacrificio, il coraggio e la fedeltà ai valori della Repubblica del generale Dalla Chiesa sono custoditi nella memoria del Paese e ci ricordano il dovere di proseguire lungo la strada da lui indicata: determinazione, forza e amore per la legalità”.

Il sottosegretario alla Difesa

“Quarant’anni veniva ucciso il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa con la moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente scelto della Polizia di Stato Domenico Russo. Mi piace ricordare che undici anni dopo l’eccidio di via Carini, i carabinieri guidati dal capitano Ultimo, quando arrestarono Totò Riiina dissero: ‘Ti dichiariamo in arresto, siamo gli uomini del generale dalla Chiesa’. Questo rappresenta la naturale continuazione di quello che è stato: l’impegno, l’esempio e la memoria che si perpetua negli anni", ha detto a Palermo il sottosegretario alla Difesa e deputato di Forza Italia, Giorgio Mulè, che ha rappresentato il ministero della Difesa alle celebrazioni in onore di Dalla Chiesa. 

Il presidente della commissione Cultura e istruzione alla Camera

“Dalla Chiesa pagò con la vita l’efficacia dei suoi metodi. Sapeva che la repressione alla mafia poteva affermarsi solo attraverso la presenza capillare dello Stato. Venne isolato e assassinato - insieme alla moglie Emanuela Setti Carraro e a Domenico Russo – in un clima di solitudine che da allora divenne sempre più inaccettabile. Come nella Resistenza e nella lotta alle Brigate Rosse mise il suo incarico davanti a tutto, indicando metodi di lavoro ancora oggi efficaci”, così Vittoria Casa, presidente commissione Cultura Scienza e Istruzione alla Camera. Che aggiunge: “Ricordare Dalla Chiesa significa incontrare il nostro presente, in particolare le nuove generazioni. Riuscire a far comprendere agli studenti e ai ragazzi la grandezza della figura del prefetto di Palermo significa relegare la mafia a un passato senza appello”.

Il presidente di Libera Don Ciotti

“Carlo Alberto Dalla Chiesa aveva capito che non si può vincere la mafia se non si costruisce giustizia sociale, culturale ed educativa. Non bastano arresti e processi: occorre garantire i diritti su cui si fonda una democrazia. A distanza di quarant’anni il suo monito, la sua esortazione, rischiano di suonare come voci che parlano nel deserto e al deserto”. Lo sottolinea il presidente di Libera, don Luigi Ciotti. Che osserva: “I diritti sono ancora più fragili, le disuguaglianze più grandi, la democrazia più pallida e malata. Non si può parlare di Carlo Alberto Dalla Chiesa, di sua moglie Emanuela Setti Carraro e dell’agente di scorta Domenico Russo senza impegnarci di più tutti a realizzare gli ideali per i quali hanno vissuto, per i quali hanno sacrificato la vita”.

Il segretario del Pd Enrico Letta

Il segretario del Pd, Enrico Letta, ha voluto affidare il suo ricordo ad un messaggio su Twitter: "Quaranta anni fa uno dei momenti più drammatici dell’assalto della mafia allo Stato. Commemorare Carlo Alberto Dalla Chiesa, la moglie Emanuela Setti Carraro e l'agente Domenico Russo vuol dire rilanciare l'impegno quotidiano a contrastare l'aggressione mafiosa. Oggi, domani, sempre". 

Il fondatore di Forza Italia Silvio Berlusconi

"Ricorrono oggi i quarant’anni dal sacrificio del generale Dalla Chiesa, assassinato dalla mafia insieme alla sua consorte Emanuela Setti Carraro e all’agente di scorta Domenico Russo. La sua azione e la sua determinazione sono stati un esempio per tutti nella lotta contro le organizzazioni mafiose", così Silvio Berlusconi sui suoi canali social.

Il coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani

Un messaggio su Twitter anche per Antonio Tajani, coordinatore nazionale di Forza Italia: "Un pensiero a Carlo Alberto dalla Chiesa, generale di corpo d'armata e uomo dello Stato caduto nella lotta alla mafia. Un esempio per tutti coloro che credono nella giustizia e nella legalità".

Il presidente di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni

“Quaranta anni fa moriva nella strage di via Carini il generale dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa: eroe italiano caduto per cercare di liberare l'Italia dalla criminalità organizzata. Grazie di tutto generale, il tuo ricordo continua a vivere in noi”, così su Facebook Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d'Italia, citando la frase pronunciata nel corso di un’intervista dal generale Dalla Chiesa e postata sui social: “Ha mai provato paura? Sì, quando ho dovuto impiegare i miei collaboratori in azioni nel corso delle quali avrebbero rischiato la vita”.

Il candidato alla Camera Bobo Craxi

Anche Bono Craxi, candidato alla Camera con il Pd, ricorda la strage: "Ho reso omaggio questa mattina al generale Dalla Chiesa in occasione del quarantesimo anniversario del suo omicidio per mano della criminalità mafiosa. Un ricordo commosso del suo sacrificio e di un servitore dello Stato verso il quale i socialisti ed in particolare mio padre Bettino all'epoca Segretario del partito nutrivano una grande stima per le sue straordinarie doti investigative e per la tempra del grande uomo fedele alle istituzioni democratiche del paese. Mio padre non si diede mai pace per quell'agguato vigliacco in cui trovò la morte anche la moglie Emanuela. È significativo che Palermo e l'intera nazione manifestino nel ricordo la gratitudine imperitura e la volontà di mantenere alta e costante l'azione di contrasto nei confronti delle devianze criminali che insidiano la convivenza civile e democratica dello Stato Italiano".

Per l'anniversario annullo filatelico speciale delle Poste

Il candidato alla Camera Fabrizio Ferrandelli

Fabrizio Ferrandelli, candidato alla Camera con +Europa sottolinea come "Dalla Chiesa, nel breve periodo che lavorò a Palermo capì subito che vi erano grandi lacune nella lotta a Cosa nostra e si mise subito al lavoro in maniera certosina e il suo impegno diede fastidio a chi è contro lo Stato. La sua morte, così come quella degli altri servitori dello Stato, non è stata vana perché anche grazie al loro sacrificio si è giunti all’attuale forma di contrasto e lotta". E aggiunge: "A breve gli italiani saranno chiamati a votare per il nuovo Governo dei prossimi 5 anni, proprio il nuovo Governo dovrà lottare ancora con più forza chi vive nell'illegalità. L'arrivo delle somme del Pnrr fanno gola ai malavitosi pronti a fare di tutto per accaparrarseli. Queste somme, insieme alle nuove norme, serviranno a far ripartire il Paese e serviranno anche a contrastare la mafia che ha sempre fatto i suoi sporchi affari sulle spalle della gente onesta che ha lavorato e lavora con enormi sacrifici per raggiungere i propri obiettivi. +Europa è da sempre in prima fila nella lotta alla criminalità organizzata e lo è anche anche adesso che è ora di dare un nuovo volto al Paese".

Il segretario regionale di Azione Gianni Palazzolo

Il segretario regionale di Azione e responsabile nazionale Legalità nel partito di Calenda, Gianni Palazzolo, sottolinea che "ogni anniversario dell'omicidio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, e con lui la tragica morte anche della moglie Emanuela Setti Carraro e dell'agente di scorta Domenico Russo, oltre a fare riaffiorare una ferita mai rimarginata ci ricorda il debito senza scadenza che abbiamo nei suoi confronti e della sua famiglia. Grazie a un uomo che con coraggio è andato a combattere la mafia a 'mani nude', e lasciato solo - aggiunge - abbiamo cominciato a scoprire il cancro che si infiltrava nei poteri economici e dentro la politica: aspetti emersi che hanno consentito di scoperchiare la cosiddetta 'zona grigia' e comprendere quanto il fenomeno mafioso non fosse isolato, ma anzi organizzato e ramificato. Il lavoro eroico del prefetto Dalla Chiesa è stato, e rimane, un tesoro inestimabile per coloro che sono venuti dopo e che hanno combattuto la mafia con metodo nuovo e risultati prima impensabili e ci ricorda che non bisogna mai mettere in secondo piano il tema della legalità, specie nella nostra Sicilia".

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