Manifesti listati a lutto contro il racket a Brancaccio, così Addiopizzo festeggia i suoi 18 anni
Nella notte tra il 28 e il 29 giugno del 2004 un gruppo di giovani tappezzò il centro con gli ormai famosi volantini che recitavano "un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità". Un gesto dirompente che ha innescato una piccola rivoluzione, spingendo tanti commercianti a ribellarsi. L'operazione è stata ripetuta stanotte anche allo Sperone
Sono passati esattamente 18 anni da quando Palermo si risvegliò, la mattina del 29 giugno del 2004, tappezzata con centinaia di volantini listati a lutto con la scritta inequivocabile "un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità". Un gesto dirompente, compiuto la notte precedente da un gruppo di giovani che diventarono poi il comitato Addiopizzo, e che innescò una piccola rivoluzione di cui negli ultimi anni si sono senz'altro raccolti i frutti: non tutti i commercianti e gli imprenditori accettano di pagare in silenzio il pizzo a Cosa nostra e, anzi, proprio con il sostegno dell'associazione antiracket, in tanti si sono ribellati e hanno deciso di denunciare i loro estorsori.
Addiopizzo oggi diventa quindi "maggiorenne" e per festeggiare il comitato ha deciso di non sedersi sugli allori: la notte scorsa, infatti, i quartieri Sperone, Roccella e Brancaccio - proprio come 18 anni fa accadde nel centro di Palermo - sono stati ricoperti di adesivi con quella stessa scritta. E non a caso è stata scelta questa parte del territorio: è quella dove la Procura è stata costretta ad aprire un'inchiesta per favoreggiamento a carico di decine di persone che, nonostante le intercettazioni, hanno deciso di negare di aver mai ricevuto richieste estorsive. Una zona dove - a differenza del Borgo Vecchio, per esempio - ancora non si trova il coraggio di ribellarsi al giogo mafioso.
Se dopo quella notte del 2004 gli investigatori gradualmente hanno iniziato a captare conversazioni in cui boss e gregari temevano per eventuali denunce dei commercianti o decidevano di non chiedere nulla nei negozi che esponevano l'adesivo di Addiopizzo, non è neppure questo un caso. Lentamente si è fatta strada, anche grazie al sostegno psicologico e legale fornito dal comitato, una cultura della denuncia che era francamente impensabile 20 anni fa. Libero Grassi, ucciso il 29 agosto del 1991 proprio per non essersi piegato ai suoi "cari estorsori", era solo contro tutti e i suoi interventi vennero addirittura definiti come "tarantelle". Oggi esiste, anche grazie ad Addiopizzo, una rete che unisce gli imprenditori contro il racket e che rende senz'altro più facile la possibilità di ribellarsi, anche nei piccoli centri della provincia.
Certo, il caso di Brancaccio è uno dei dati che dimostra che resta ancora tanta strada da fare, ma bisogna anche prendere atto dei tanti passi compiuti e scatenati da quei volantini lasciati di notte da un gruppo di giovani fiduciosi di poter cambiare Palermo. E che alla fine ci sono in parte riusciti.