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Venerdì, 19 Aprile 2024
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"Voglio collaborare, datemi i domiciliari": lo strano pentimento del boss Gaetano Fontana

L'autunno scorso l'aspirante pentito avrebbe chiesto di essere sentito e avrebbe parzialmente ammesso le accuse che la Procura gli contesta. Poi ha chiesto di lasciare il carcere, ma l'istanza è stata respinta. Per il momento le sue dichiarazioni non avrebbero convinto e rischia il processo assieme ad altre 83 persone

L'autunno scorso ha chiesto di essere interrogato e avrebbe ammesso parzialmente le sue responsabilità in relazione alle accuse che la Procura gli contesta nell'ambito dell'inchiesta "Mani in pasta", quella che il 12 maggio dell'anno scorso aveva smantellato il suo clan, quello dell'Acquasanta, con 90 arresti. Poi, alla luce di queste dichiarazioni e mostrandosi disponibile a collaborare con i magistrati, il boss Gaetano Fontana ha chiesto gli arresti domiciliari. Un'istanza che è stata però respinta.

Per ora è uno strano pentimento quello del figlio dello storico boss Stefano Fontana, che al momento non avrebbe fatto rivelazioni particolarmente consistenti secondo il procuratore aggiunto Salvatore De Luca ed i sostituti Amelia Luise e Dario Scaletta che gli hanno appena notificato l'avviso di conclusione delle indagini proprio per "Mani in pasta". Ed è forse anche per questo che diversi mesi fa il gip Piergiorgio Morosini non ha ritenuto ci fossero gli elementi per farlo uscire dal carcere e concedergli gli arresti in casa.

Il boss avrebbe negato peraltro di essere un mafioso, cosa che sarebbe stato invece in passato, a suo dire, fino a metà degli anni Novanta. E mafioso - questo avrebbe sostenuto - non sarebbe stato neppure suo padre. Con queste premesse, le dichiarazioni dell'aspirante pentito si scontrano però con quelle che sono ormai verità processuali accertate, suonano quasi come un tentativo di riscrivere la storia giudiziaria. Ma servono delle prove e, almeno su questi temi, è molto difficile che possa averle. Negli ultimi mesi Fontana avrebbe chiesto più volte di essere sentito, ma non sempre avrebbe ottenuto una risposta affermativa dagli inquirenti. Al momento non è peraltro neppure sottoposto ad un programma di protezione, come succede solitamente ai collaboratori di giustizia.

La zona su cui da decenni regnano i Fontana è la più ricca della città e non a caso col blitz "Mani in Pasta" della guardia di finanza erano emersi gli interessi del clan nei cantieri navali. Ma, come viene fuori dall'operazione "Affari preziosi" di ieri, il clan somiglia molto a una holding, con affari in vari settori, dagli orologi di lusso ai cavalli da corsa, dal caffè alla droga. Su tutti questi business, ramificati anche al Nord (in particolare a Milano dove i Fontana risiedono da anni), a Roma e all'estero, in Germania, per esempio, Gaetano Fontana non può che essere ben informato: fornirà gli elementi necessari a ricostruire il vorticoso giro di denaro e soprattutto per farli trovare tutti questi soldi? Non esitando a mettere nei guai - altri guai - i fratelli, Giovanni, Angelo e Rita, la compagna, Michela Radogna, e la madre, Angela Teresi?

La storia del clan dell'Acquasanta è legata anche ad uno dei tanti misteri mai risolti della storia italiana, il fallito attentato ai danni del giudice Giovanni Falcone, avvenuto nel 1989 all'Addaura. Su temi come questo, Gaetano Fontana è disposto a parlare? Per svelare i segreti o per rimescolare le carte (già confuse) in tavola?

I percorsi che portano alla scelta di pentirsi, specie quando da sempre si è respirato soltanto l'aria appestata di Cosa nostra, sono complessi e molto travagliati. Spesso durano anni e non sono mai una folgorazione sulla via di Damasco. Ha avuto il tempo di maturare realmente questa svolta radicale, Gaetano Fontana? Le prossime settimane serviranno a chiarirlo. Per il momento la sua posizione non è stata neppure stralciata e rischia il processo assieme ad altre 83 persone proprio per "Mani in pasta". Oltre ad essere indagato, assieme agli altri fratelli, alla madre e alla compagna anche nell'inchiesta "Affari preziosi" che ieri ha portato ad altri 12 arresti.
  

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