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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Le onlus dei boss, così i soldi dell'Asp destinati ai malati finivano nelle tasche dei mafiosi

Dall'inchiesta "Bloody Mary" della guardia di finanza emerge che il denaro pubblico veniva distratto utilizzando il trucco dei finti rimborsi spese legati ad attività di volontariato mai svolte. Registrati anche summit nella sede dell'Avel

Una parte dei fondi pubblici erogati dall'Asp di Palermo alle onlus Avel e San Giuseppe, che avrebbero dovuto essere utilizzati per il trasporto dei pazienti emodializzati, sarebbero stati invece utilizzati direttamente per finanziare diverse famiglie mafiose, in particolare ricorrendo al trucco del rimborso spese per attività di volontariato mai svolte. E - come rimarcano gli inquirenti - ad ulteriore dimostrazione della pesante infiltrazione di Cosa nostra nelle due associazioni, le loro sedi sarebbero state utilizzate anche per summit tra boss di diversi mandamenti cittadini. Sono alcuni retroscena dell'inchiesta "Bloody Mary" della guardia di finanza, coordinata dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca e dai sostituti Andrea Fusco e Bruno Brucoli.

Finto volontariato per finanziare i boss

Nell'ordinanza firmata dal gip Clelia Maltese, che stamattina ha portato a sei arresti, si legge che le due onlus "negli anni hanno erogato decine di migliaia di euro a più mafiosi di più famiglie ed ai loro parenti più stretti" e "solo per rimanere al denaro tracciato sui conti correnti e 'ufficiali', l'Avel ha elargito denaro a dieci soggetti, appartenenti a quattro diversi nuclei degli indagati (i parenti coinvolti sarebbero quattordici, tenendo conto delle erlargizioni del 2012, non contestate perché prescritte)". Gli inquirenti rimarcano inoltre che "la trasversalità di queste elargizioni fa sì che l'agevolazione non sia stata solamente per pochi soggetti ma abbia avuto una dimensione collettiva, tale da valere come rafforzamento delle famiglie mafiose nel loro complesso". Secondo l'accusa, poi, "la San Giuseppe ha elargito fondi non solo ai parenti di Pietro Lo Iacono, ma anche ad esempio ai Mandalà" del clan di Bagheria e Villabate.

I soldi dell'Asp ai parenti dei mafiosi

Per appropriarsi dei soldi, tra gennaio 2017 e giugno dell'anno scorso, sarebbe stato usato il trucco dei rimborsi spese in relazione ad attività di volontariato che in realtà non sarebbero state mai svolte. Così, per la Procura, i mafiosi Pietro Corrao, Salvatore Scavone e Saverio Marchese (tutti arrestati oggi) avrebbero indirizzato i fondi dell'Asp - circa 120 mila euro - a loro stessi, ma soprattutto a loro parenti. Nel dettaglio a Giuseppe Scavone sarebbero andati 11.200 euro, a Pietro Corrao 4.800 euro e a due suoi parenti rispettivamente 14.680 euro e 12.470 euro. A tre parenti di Antonino Spadaro sarebbero arrivati invece 11.400 euro, 10.940 euro e 10.790 euro, e a due congiunti di Marchese 10.570 euro e 11.460. A una parente di Salvatore Scavone, infine, sarebbero andati 15.760 euro.

Inoltre Beniamino Cusimano, da legale rappresentante della Avel, arrestato pure lui, avrebbe prelevato dai conti dell'associazione altre somme da consegnare a Corrao: nel 2018, 500 euro il 23 maggio, mille euro il 22 giugno, 200 euro il 22 agosto, 250 l'11 settembre, 200 il 15 novembre, 100 euo il 31 dicembre e 50 euro il 14 febbraio dell'anno scorso.

I summit nella sede dell'Avel e le ambulanze per Provenzano

Per gli investigatori, inoltre, le due onlus "hanno costituito dei punti di riferimento logistici per Cosa nostra: ad esempio è emerso che presso i locali della Avel si sono tenuti due summit mafiosi il 10 e il 16 aprile 2018, cui hanno preso parte soggetti appartenenti a vari mandamenti palermitani". E a riprova che il legame tra boss e ambulanze è risalente e consolidato nel tempo, alcune di esse in passato sarebbero state utilizzate addirittura per trasportare il boss ormai defunto Bernardo Provenzano, durante la sua pluridecennale latitanza. 

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