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Cronaca

Mafia e scommesse, assoluzione anche in Appello per Pecoraro

L'ex responsabile del settore giovanile del Palermo in primo grado era stato già assolto dalle accuse di intestazione fittizia e riciclaggio. In secondo grado è caduta l'aggravante di avere agevolato Cosa nostra. Per gli altri imputati 6 condanne e due assoluzioni

Confermata anche al processo d'Appello l'assoluzione per Giovanni Pecoraro, ex responsabile del settore giovanile del Palermo e procuratore sportivo. Già in primo grado Pecoraro, insieme ad altre tre persone, era stato assolto dall'accusa di intestazione fittizia, riciclaggio e gioco clandestino aggravato. Pecoraro è stato difeso dall'avvocato Giovanni Castronovo.

Tutti gli altri imputati invece rispondevano di gioco clandestino, ma in Appello è caduta l'aggravante di avere favorito la mafia. Assolti Vito Nicolosi e Stefano Biondo. Confermate le condanne a due anni e due mesi inflitte ad Antonino Provenzano, Salvatore D'Anna e Guido Spina. A Giuseppe Provenzano sono stati inflitti due anni e quattro mesi in continuazione con una precedente condanna. La corte ha inflitto a Domenico Alagna un anno e quattro mesi. Un anno per Aurelio Puccio.

L'inchiesta - denominata "Dirty Bet" - risale al 2012. E prende spunto dai file trovati nel computer di Giuseppe Provenzano, titolare di un negozio di ferramenta. Durante una perquisizione a casa sua, i finanzieri trovarono file, pen drive, pc e la contabilità delle scommesse clandestine. Pecoraro invece è stato indagato per trasferimento fraudolento di valori e reimpiego di capitali illeciti, con l'aggravante di aver favorito la mafia. Pecoraro - secondo gli inquirenti - avrebbe fatto da prestanome a un trafficante di droga aiutandolo a reinvestire il denaro sporco che sarebbe finito anche in un'azienda edile del cognato. Accuse che non hanno retto davanti ai giudici di primo e secondo grado.

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