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Cronaca Tribunali-Castellammare

Le mani della mafia sul porto Sequestrati beni per oltre 2 milioni

Con un finto restyling si volevano nascondere le infiltrazioni mafiose della New Port Spa, azienda in cui su 218 soci oltre venti avevano collegamenti con la malavita organizzata

Un'operazione di restyling per mascherare le infiltrazioni mafiose dell'azienda che gestisce di fatto in situazione di monopolio i servizi di distribuzione merci e trasporti al porto: ci sarebbe questo dietro la cessione da parte della New Port Spa di due rami aziendali alle srl Portitalia e Tcp. Un escamotage che, secondo la Dia, sarebbe stato finalizzato a evitare i sospetti degli investigatori dopo le segnalazioni del rischio di infiltrazioni mafiose nella società fatte dalla prefettura di Palermo.

Ma il tentativo è stato scoperto dagli inquirenti che, applicando per la prima volta a Palermo l'art. 34 del codice antimafia, hanno sospeso gli amministratori giudiziari delle tre ditte coinvolte per 6 mesi e imposto un amministratore giudiziale che, per tutta la durata della misura interdittiva, controllerà l'attività delle società ed accerterà eventuali presenze di interessi mafiosi. Il provvedimento di sostituzione degli amministratori, emesso dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo, è stato illustrato durante una conferenza stampa dal procuratore aggiunti di Palermo Vittorio Teresi. I giudici, inoltre, hanno ordinato il sequestro di appartamenti, auto e conti correnti, per un valore di 2 milioni e mezzo, riconducibili a 4 persone indiziate di mafia: si tratta di vecchi soci della New Port, ritenuti vicini a Cosa nostra.

L'indagine della Dia parte da lontano: da quando, nel 2004, la prefettura di Palermo segnalò che su 218 soci della New Port srl, 20 avevano collegamenti con la mafia. La società si trasformò in Spa, poi, nel 2011, la cessione dei due rami aziendali che ha insospettito gli inquirenti. In particolare a far sorgere il dubbio che dietro al restyling ci fosse solo l'intenzione di allontanare i sospetti di collusioni mafiose è stata la modalità di pagamento della cessione dei rami aziendali che prevedeva una rateizzazione in 18 anni durante i quali la New Port avrebbe continuato ad incassare i guadagni dell'attività. Nel provvedimento dei giudici sono indicati gli indizi che fanno pensare a contiguità mafiose dei 4 personaggi colpiti dal provvedimento di sequestro: A. S., 56 anni presunto esponente della famiglia mafiosa della Kalsa, un omonimo di 64 anni con precedenti denunce per associazione a delinquere, M. G., 53 anni, fratello di un favoreggiatore dei boss Graviano, e G. B. con precedenti per traffico di droga, associazione mafiosa ed estorsione.

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