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Cronaca

"Non è un boss della mafia nigeriana", assolto dal tribunale di Treviso

Scagionato Oseiwe Ewobe, che per l'accusa sarebbe stato un punto di riferimento della "Eiye" in Veneto. Era stato arrestato con il blitz della squadra mobile di Palermo "No Fly Zone". L'organizzazione criminale, contrapposta alla "Black Axe", avrebbe il suo quartier generale a Ballarò

Per la Procura sarebbe stato un elemento di spicco della mafia nigeriana a Treviso, in contatto con altri affiliati a Palermo, ma il tribunale della città veneta ora ha deciso di assolvere (e scacerare) Oseiwe Ewobe: con la "Eiye", la confraternita contrapposta alla Black Axe, non avrebbe nulla a che vedere, esattamente come aveva spiegato anche durante l'interrogatorio di garanzia.

L'imputato - per il quale il pubblico ministero di Treviso, Patrizia Ciccarese, aveva chiesto invece una condanna a 10 anni di carcere - era stato arrestato assieme ad altri nell'ambito dell'operazione "No Fly Zone" della squadra mobile di Palermo, messa a segno la primavera scorsa. L'inchiesta era partita dalla drammatica denuncia di una giovane nigeriana portata in Italia con la speranza di trovare un lavoro e cambiare vita e finita invece a prostituirsi, a suon di botte e minacce di morte.

Sulla scorta del racconto della ragazza, sfruttata e vittima di tratta, i poliziotti palermitani ritennero di aver scoperto un altro "cult" nigeriano oltre alla Black Axe insediato in città, sempre con quartier generale a Ballarò, la "Eiye" appunto. Per l'accusa, Ewobe sarebbe stato soprannominato "Hope" o "Hope in God" ed avrebbe partecipato a riunioni organizzative del gruppo criminale straniero. Avrebbe raggiunto - sempre secondo la Procura - il ruolo di "Eagle", cioè di "capo dei picchiatori".

L'imputato aveva già chiarito al gip la sua estraneità ai fatti: "Io non sono affiliato - aveva infatti detto durante l'interrogatorio di garanzia - ma solo un punto di riferimento per la comunità nigeriana a Treviso". Il tribunale ora gli ha creduto, assolvendolo e scarcerandolo.

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