rotate-mobile
Cronaca Politeama

I neomelodici e la festa al Borgo, decidevano i boss: "Pinuzzo qui non deve cantare"

Tra i retroscena dell'inchiesta "Resilienza" dei carabinieri la scelta di Yari Massimiliano Ingarao di impedire all'artista di esibirsi: avrebbe preteso troppi soldi e soprattutto sostenuto di essere stato trattato meglio quando il clan era guidato dai Tantillo. Il pizzo su bibite, panini e ghiaccio

"Pinuzzo non deve cantare!", decisione irremovibile quella di Jari Massimiliano Ingarao in vista dei festeggiamenti dell'anno scorso per la patrona del Borgo Vecchio, Sant'Anna. Dalle intercettazioni dell'operazione "Resilienza" dei carabinieri emerge chiaramente come i boss stabilissero quali cantanti - rigorosamente neomelodici - potessero esibirsi sul palco. E di "Pinuzzo" Ingarao, uno dei figli del boss di Porta Nuova ucciso nel 2007, non voleva sentire neanche lontanamente parlare. Ma Cosa nostra, come è venuto fuori anche da altre indagini, decideva pure chi e dove potesse piazzare la propria bancarella durante la manifestazione, pretendo soldi persino da chi avrebbe venduto il ghiaccio durante la festa.

"Dobbiamo arrivare a 20 mila euro..."

In una conversazione è Domenico Canfarotta a parlare ad Ingarao di diversi cantanti: "Vezzosi (Gianni, ndr), Celeste (Gianni, ndr) ci devo badare io... Però non è che deve continuare eh? Hanno i soldi! Mi sono fatto un conto, sono 16 mila e rotti, però glielo portata a 14 senza Celeste...". Ingarao, per rimediare i soldi necessari, proponeva: "Facciamo la riffata" e Canfarotta: "Dove? Dobbiamo arrivare 20 mila euro con i cristiani...". I soldi, però, non sembravano essere un problema perché per la santa patrona commercianti e residenti si sarebbero mobilitati: "Là tutti i cristiani stanno dando i soldi", dicevano infatti gli indagati.

"Lui non può cantare!"

In un'altra conversazione viene fuori l'avversione di Ingarao nei confronti del cantante Pinuzzo, colpevole di aver preteso una somma troppo elevata e soprattutto di aver rimarcato che quando a capo del clan c'erano i fratelli Tantillo sarebbe stato pagato meglio. Un'offesa che Ingarao non sarebbe riuscito a digerire. "Celeste (Gianni, ndr) è uscito, ma è un macello perché forse mio zio ha capito Franco Calone, ci doveva essere Franco Calone, già è stato levato, ora non facciamo che... è vero confermato, io già gli ho detto a Pandetta che gli devo dare la serata di martedì...". E poi: "Ora mando a chiamare Pinuzzo, appena scendi, ci vai, chiama a Pinuzzo e te la sbrighi ora, gli ho detto: 'Devi mettere la ragazza', no Pinuzzo non deve cantare, perché gliel'ho giurato: 'Mi devo mettere la divisa se canta Pinuzzo' allora gli fa 'parliamo mille e sette', gli ho detto: 'Ti posso dare mille e tre'... Mi fa: "I Tantillo mi davano mille e sette e tu mi dai mille e tre?', gli ho detto: 'Facciamo una cosa, appena un giorno ci saranno i Tantillo, mi metterò qua la divisa e diventerò carabiniere o mi prendo i documenti e me ne vado, devo essere in galera 15 anni di sopra e non ci deve essere qualche fratello mio fuori, vattene perché ti ammazzo...".

"Questo viene, mette il cd e guadagna 3 mila euro"

Ingarao aveva comunque delle perlessità sul cartellone previsto per la festa: "Però te la posso dire una cosa? Vedi che ci stanno rubando i soldi! Cinque cristiani a scendere che... quindi questi cinque cristiani non è che vengono a suonare, vengono a stare sul palco... Per me sono soldi rubati con le basi sta scendendo, lo sai che vuol dire? Che c'è solo lui nel palco senza nessuno che ti suona..." e ce l'aveva proprio con Marco Calone: "Marco Calonre, Marco Calone, lo sai come l'hanno preso a Calone? Tremila euro e quattro biglietti di aereo, sai come scende? Arriva, prende il cd, no che ci sono quattro che suonano in gruppo, prende il cd, viene e lui canta e guadagna 3 mila euro...".

Il pizzo su bibite e panini

Jari Massimiliano Ingarao in un passaggio si vantava del successo di un'altra festa di Sant'Anna, quella del 2016, dove la sua organizzazione sarebbe stata eccellente: "Nel 2016, quando ho fatto la festa, l'ho fatta tutta di sana pianta io...!". Non solo musica, però. Al Borgo occorreva dare l'autorizzazione alla vendita di bibite e cibo, assegnare gli spazi a ciascun ambulante e pretendere denaro in cambio. Era Canfarotta a spiegare ad Ingarao come pensava di sistemare le bancarelle: "A Giovanni qui sto mettendo, a sua moglie, a Giusy, solo con i panini, metti poi ci si deve rinfrescare il falegname, Giusy le crepes e i panini, quello col pane con la milza là di fronte, il frittolaro lo sto facendo... E di qua facciamo mettere a Saverio...". I boss pretendevano il denaro persino sul ghiaccio. In base alla ricostruzione del procuratore aggiunto Salvatore De Luca e dei sostituti Amelia Luise e Luisa Bettiol, parte del denaro ricavato dalle feste di quartiere sarebbe stato utilizzato anche per mantenere i detenuti e le loro famiglie.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

I neomelodici e la festa al Borgo, decidevano i boss: "Pinuzzo qui non deve cantare"

PalermoToday è in caricamento