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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Vent'anni a Liga, il boss architetto "Sarebbe subentrato ai Lo Piccolo"

Condannato per associazione mafiosa. Secondo i giudici avrebbe preso il posto degli storici capomafia nel quartiere di San Lorenzo. Era accusato anche di cinque episodi di estorsione e di intestazione fittizia dei beni

L'architetto Giuseppe Liga, capomafia del quartiere palermitano di San Lorenzo, è stato condannato dal tribunale presieduto da Fabrizio La Cascia a 20 anni e sei mesi di reclusione per associazione mafiosa. I Pm Francesco Del Bene e Annamaria Picozzi hanno chiesto una pena di 22 anni. Assolti dall'accusa di intestazione fittizia di beni gli imprenditori Amedeo Sorvillo e Agostino Carollo: secondo la Procura sarebbero stati i prestanome del capomafia. Liga, che sarebbe subentrato alla guida del mandamento dopo l'arresto dei boss storici Salvatore e Sandro Lo Piccolo, era accusato, oltre che di associazione mafiosa, di cinque episodi di estorsioni e di intestazione fittizia dei beni. I giudici lo hanno condannato per la mafia e per quattro estorsioni e assolto per un episodio di taglieggiamento e per l'intestazione fittizia.

Liga, 60 anni, era indicato nei pizzini trovati nel covo del boss Lo Piccolo col numero 013. Iscritto dal 1978 nell'albo degli architetti, è un professionista molto conosciuto a Palermo anche per la sua passione per la politica e i suoi frequenti rapporti istituzionali. Per otto anni, dal 1989 al 1997, è stato infatti il segretario nazionale del Mcl, il Movimento Cristiano Lavoratori. Liga ricopriva la carica di reggente regionale del Mcl fino all'11 marzo scorso, quando l'esecutivo nazionale del Movimento lo ha sospeso da tutti gli incarichi, in seguito alle notizie del suo coinvolgimento in alcune inchieste antimafia. L'architetto, in un'intervista rilasciata anni fa al magazine siciliano "S", ha sostenuto di avere rapporti con numerosi esponenti politici e rappresentanti istituzionali: dal presidente della Regione Raffaele Lombardo a Sergio Mattarella fino all'ex sindaco di Palermo Leoluca Orlando. Lombardo è salito anche sul banco dei testimoni nel processo.

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