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Cronaca Misilmeri

Le mani della mafia su Misilmeri Arrestato un candidato al Consiglio

Cinque arresti nell'operazione "Sisma". Indagato il presidente del Consiglio comunale Giuseppe Cimò. In cella Vincenzo Ganci, in corsa per le elezioni a Palermo: secondo gli inquirenti avrebbe agevolato le infiltrazioni

Bufera all’interno del comune di Misilmeri. C’è anche un candidato al consiglio comunale di Palermo tra i destinatari dei cinque ordini di custodia cautelare in carcere che sono stati emessi nell'operazione “Sisma” dal gip di Palermo nei confronti di presunti mafiosi accusati di associazione mafiosa finalizzata alle estorsioni. L'inchiesta della procura palermitana riguarda anche il condizionamento della cosca nella vita politica del comune di Misilmeri. Il gruppo criminale – secondo gli inquirenti - avrebbe condizionato gli assetti politici dell'amministrazione comunale per accaparrarsi appalti. Gli indagati, cui i carabinieri hanno notificato gli ordini di custodia in carcere sono: Francesco Lo Gerfo, 51 anni, Mariano Falletta, 61 anni, Antonino Messicati Vitale, 40 anni,  Stefano Polizzi, 57 anni, Vincenzo Ganci, 45 anni.

ARRESTATO CANDIDATO DELLA LISTA AMO PALERMO. Non era “organicamente inserito” in Cosa nostra ma Vincenzo Ganci, il candidato al consiglio comunale nella lista "Amo Palermo" che sostiene Marianna Caronia sindaco, secondo il gip Luigi Petrucci avrebbe fornito al capomafia di Misilmeri Francesco Lo Gerfo “un contributo dotato di effettiva rilevanza causale ai fini del rafforzamento dell'associazione mafiosa e del più efficace raggiungimento dei suoi scopi criminali”. In particolare, Ganci avrebbe “consentito e contribuito affinché Cosa nostra si infiltrasse nell'amministrazione comunale di Misilmeri” e di avere svolto “la funzione di anello di collegamento tra il capomafia Lo Gerfo e il Presidente del consiglio comunale, così costituendo lo snodo centrale nella gestione della res pubblica a vantaggio dell'associazione mafiosa”.

INDAGATO IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO COMUNALE. Il presidente del Consiglio comunale di Misilmeri, Giuseppe Cimò, 47 anni, è indagato. Il politico, che dall'Udc è poi passato al Pid, secondo gli inquirenti, avrebbe agevolato la cosca mafiosa locale nell'aggiudicazione di alcuni appalti. Secondo l'accusa, con altri consiglieri, sarebbe stato eletto anche con l'appoggio del gruppo mafioso. Secondo i carabinieri, Francesco Lo Gerfo, presunto boss mafioso di Misilmeri, “attraverso evidenti cointeressenze con soggetti vicini e da lui manovrabili, esplicava il proprio ruolo mafioso affinchè‚ quest'ultimi ricoprissero ruoli istituzionali nevralgici come quello di presidente e vice presidente del consiglio Comunale”. Lo Gerfo sarebbe riuscito, dicono gli investigatori, “ad esercitare, con l'indispensabile ausilio di Vincenzo Ganci, il controllo sul comune di Misilmeri e, dunque, a piegare l'amministrazione comunale agli interessi della consorteria mafiosa”.Tra le attività economiche direttamente riconducibili al clan, anche interessi illeciti nella gestione del ciclo dei rifiuti, con quella che viene definita una "massiccia penetrazione" all'interno del Coinres, (Consorzio per la raccolta dei rifiuti tra 22 Comuni dell'Ato 4) e delle amministrazioni comunali interne allo stesso consorzio.

SCIOGLIMENTO DEL COMUNE. La Procura distrettuale antimafia di Palermo informerà il ministero dell'Interno per le valutazioni di sua competenza sull'eventuale scioglimento degli organi elettivi dell'amministrazione comunale di Misilmeri per infilitrazioni mafiose. Il mandamento di Misilmeri, secondo gli investigatori condizionava gli assetti politici del Comune.
 

 

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