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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Dallo "Scintillone" della Kalsa ai boss della provincia, tutti in giro con il Reddito in tasca

Tra i 145 indagati per falso e truffa stanati dalla guardia di finanza ci sono anche 24 mafiosi ed esattori del pizzo ai quali sono stati sequestrati con urgenza complessivamente 70 mila euro. Il sussidio sarebbe stato intascato indebitamente anche dalla figlia di Leonardo Vitale, capo del clan di Partinico

Il Reddito di cittadinanza fa gola trasversalmente a tutti, tra boss, estattori del pizzo e loro parenti appartenenti non solo a diversi clan della città, ma anche a quelli della provincia. Per 24 di loro, tra i 145 coinvolti nell'inchiesta della guardia di finanza, è scattato anche un sequestro d'urgenza, disposto dal procuratore aggiunto Sergio Demontis e dal sostituto Andrea Fusco: complessivamente sono stati congelati quasi 70 mila euro. Tra i condannati per mafia ed estorsione che avrebbero percepito indebitamenti il sussidio spicca il nome del boss della Kalsa, Antonino Lauricella, alias "Scintillone", ma anche quello di Giuseppa Amato, che ha favorito la latitanza del boss di Pagliarelli Gianni Nicchi, e di Maria Vitale, figlia dello storico capo del clan di Partinico, Leonardo.

I sequestri sono stati eseguiti dai militari del Gruppo Palermo, guidati dal comandante Alessandro Coscarelli, e da quelli del secondo nucleo operativo metropolitano di Palermo, coordinati dal comandante Filippo Giordano. Le somme tolte agli indagati per falso e truffa ai danni dello Stato oscillano tra i 213 euro e i 10.400 euro. Sotto inchiesta, ma non colpiti da sequestro, ci sono anche Vincenzo Vallelunga del clan di Carini e Michele Patti della cosca di Resuttana-San Lorenzo.

Il record di percezione indebita del Reddito spetta a Salvatore Prestigiacomo, legato al "supermandamento" in cui per una fase erano confluite le famiglie di Partinico e San Giuseppe Jato e che avrebbe intascatp 10.400 euro. Subito dopo ci sono Salvatore La Puma, di Alcamo, e lo "Scintillone" della Kalsa, che avrebbero ottenuto rispettivamente 9 mila e 7.126,67 euro. Tommaso Sciacovelli, della cosca di Altarello, avrebbe invece intascato senza averne diritto 4.024,54 euro, poco meno, 4 mila euro, sarebbero finiti sulla carta di Maria Vitale.

Agli altri indagati sono state sequestrate somme inferiori: 3.471,54 euro a Giuseppa Amato, 2.450 euro ad Andrea Barone, condannato per furti e rapine messi a segno per favorire Cosa nostra, 3.400 euro ad Alessandro Brigati, uomo di fiducia dei Vitale e reggente del clan di Partinico, 1.363,89 euro a Domenico Caviglia, esattore del pizzo per il clan di San Lorenzo ai tempi di Salvatore Lo Piccolo, 2.499,82 euro ad un pretanome dei boss, Salvatore Corrao, 3.320,32 euro ad un altro esattore del pizzo, Alessandro Cutrona, 1.442,23 a Salvatore D'Anna, condannato per aver gestito abusivamente il business delle scommesse, 2.285,74 euro a Giuseppe Di Bella, affiliato alla famiglia mafiosa di Montelepre, 1.419,84 euro a Bartolo Genova, reggente del mandamento di Resuttana, 3.600 euro a Salvatore Gioeli del clan di Porta Nuova.

A Rosario Rizzuto sono stati sequestrati 3.597,32 euro (è stato condannato per estorsione e coinvolto nel maxiblitz "Perseo" che a dicembre del 2008 portò a 98 arresti), 2.700 euro a Giovanni Rusticano, condannato per mafia in seguito all'operazione "Nuovo Mandamento", 1.857,80 euro a Rosario Sgarlata del clan dello Zen, 1.600 euro a Filippo Pagano, legato al clan di Resuttana, 1.800 a Calogero Pillitteri del clan dell'Acquasanta.

Somme più modeste, che non arrivano a mille euro, sono state invece tolte a Filippo Fiorellino del clan di corso dei Mille (513,60 euro), a Francesco Li Candri, condannato per l'estorsione maturata nel ristorante "Bucatino" di via Principe di Villafranca ai danni di una ditta di trasporti di Termini Imerese (415 euro), a Tommaso Militello esattore del pizzo nella zona di corso dei Mille, arrestato nella seconda metà degli anni Novanta anche con l'accusa di aver favorito la latitanza del boss di Brancaccio, Filippo Graviano (213,33 euro) e a Francesco Sorrentino del clan di Monreale (769 euro).
 

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