Contesa tra genitori divorziati per la vaccinazione del figlio, il tribunale dà l'ok: "Farmaco sicuro"
Il bambino ha 12 anni ed è affetto da una lieve patologia, ma ha dovuto rinunciare a tutte le attività che ne favorivano la socialità. Era stato il padre a trascinare davanti ai giudici l'ex moglie che si opponeva alla somministrazione. Le criticità indicate dalla donna "non sono ancorate a dati scientifici": condannata a pagare 1.450 euro di spese di lite
Aveva chiesto al tribunale di essere autorizzato a vaccinare il figlio di 12 anni contro il Covid a dispetto delle diverse posizioni dell'ex moglie, madre del bambino alla quale è affidato congiuntamente, circa ipotetiche controindicazioni ed effetti collaterali della somministrazione. E la prima sezione civile adesso ha dato ragione proprio al padre: con un decreto ha infatti disposto l'autorizzazione a prestare tutti consensi necessari perché il dodicenne venga vaccinato, ritenendo che "le criticità manifestate dalla madre in ordine ad eventuali future complicanze del vaccino non risultano ancorate a dati scientifici certi e contrastano con gli insegnamenti della scienza ufficiale e con le indicazioni terapeutiche a livello nazionale ed internazionale". La donna è stata anche condannata a pagare 1.450 euro di spese di lite.
Il bambino: "Col vaccino almeno avrei una vita"
Il collegio presieduto da Maura Cannella (relatore Sara Marino) ha peraltro anche sentito il bambino, affetto da una lieve patologia che necessita di potenziare la sua socialità, che con la pandemia ha dovuto rinunciare a diverse attività sportive e utili alla sua vita relazionale. E' stato proprio il dodicenne a "manifestare chiaramente il desiderio di potersi vaccinare e di poter finalmente tornare ad una vita normale ('almeno avrei una vita')", scrivono i giudici, che hanno quindi accolto il ricorso presentato a dicembre dagli avvocati Gino ed Alberto Rausa.
Lo scontro tra i genitori divorziati
I genitori, come aveva anticipato PalermoToday, si erano scontrati sulla necessità di vaccinare il figlio: il padre sosteneva che servisse non solo per poteggerlo dal Covid, ma proprio per consentirgli di praticare con il greenpass tutte quelle attività che aiutano a mitigare i suoi problemi di salute, mentre la madre "ha evidenziato di non essere d'accordo, in considerazione delle controindicazioni e degli effetti collaterali del vaccino a fronte della non particolare gravità della patologia virale nel caso in cui a contrarla sia un minore". Il pediatra del piccolo ha comunque certificato l'assenza di controindicazioni.
La giurisprudenza
Il tribunale, per decidere, si è rifatto alla giurisprudenza che da qualche anno ha stabilito che "laddove vi sia un concreto pericolo per la salute del minore, in relazione alla gravità e diffusione del virus e vi siano dati scientifici univoci che quel determinato trattamento sanitario risulta efficace, il giudice può 'sospendere' momentaneamente la capacità del genitore contrario al vaccino", in relazione alle vaccinazioni obbligatorie e non.
"Il vaccino è sicuro ed efficace"
"Il Covid - si legge nel decreto - ha avuto ed ha tuttora un'amplissima diffusione a livello mondiale, con effetti gravissimi sui sistemi sanitari di molti Paesi, ed ha determinato un numero rilevante di decessi, da ultimo anche ai danni di bambini. Quanto all'efficacia del vaccino nella prevenzione della malattia e nel contrasto alla diffusione del contagio la comunità scientifica sia nazionale che internazionale, sulla base di studi continuamente aggiornati, è concorde nel ritenere che i vaccini approvati dalle autorità regolatorie nazionali ed internazionali hanno una elevata efficacia nel proteggere dalla malattia grave sia i singoli che la collettività, con un rapporto rischi-benefici in cui i benefici sono superiori ai rischi in tutte le fasce d'età, comprese quelle più giovani, che sono anche quelle in cui la circolazione del virus è più elevata per la maggiore socializzazione".
"Senza vaccino accesso limitato alle strutture formative per i piccoli"
Invece "l'assenza di copertura vaccinale, soprattutto in presenza di varianti sempre più contagiose - dicono i giudici - comporta, da un lato, un maggior rischio per i singoli, ivi compresi i minori, di contrarre la malattia e, dall'altro, ripercussioni negative sulla vita sociale e lavorativa delle persone e, per quanto riguarda i minori, sul loro percorso educativo e sociale, limitando la possibilità di accesso alle strutture formative". Inoltre, tra maggio e luglio, è stata autorizzata la vaccinazione dei soggetti di età pari o superiore a 12 anni.
"Le criticità evidenziate dalla madre non sono ancorate a dati scientifici"
"Nella fattispecie - afferma ancora il tribunale - non sono emerse controindicazione alla somministrazione del vaccino in favore del minore, come risulta certificato dal pediatra, né peraltro la madre ha invocato specifiche patologie del figlio tali da sconsigliare la somministrazione del vaccino; le criticità manifestate in generale dalla madre in ordine ad eventuali future complicanze del vaccino non risultano ancorate a dati scientifici certi e contrastano con gli insegnamenti della scienza ufficiale e con le indicazioni terapeutiche a liverllo nazionale ed internazionale".
"La scelta di tipo di vaccino non spetta al paziente"
I giudici si soffermano poi sul desiderio manifestato dal dodicenne di vaccinarsi perché con la pandemia non esce più, se non per andare a scuola, e frequenta soltanto un coetaneo, anche lui non vaccinato. Ma "il minore ha anche dichiarato di non voler essere vaccinato con il vaccino Pfizer, ma con Novavax", solo che, come rimarca il tribunale, "la scelta del vaccino non spetta al paziente, neanche maggiore di età, dipendendo invero da diverse variabili spesso estranee alle valutazioni del singolo, e in ogni caso questo nuovo vaccino indicato dal minore (sulla scia della madre) non risulta ancora somministrato in Italia, né tantomeno per la fascia di età in cui rientra il bambino, sicché tale opzione non appare allo stato praticabile, né appare pensabile procrastinare la vaccinazione del minore in attesa di questo nuovo antidoto, trattandosi di tempi assolutamente incerti, a fronte invece dell'attuale recrudescenza dei contagi anche ai danni di bambini piccoli". Da qui la scelta del tribunale di auotrizzare il padre a vaccinare suo figlio.