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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca San Giuseppe Jato

Una giornata da Lsu al comune di San Giuseppe Jato, la storia di Natalia

Ha 37 anni e da 10 presta servizio all'interno dell'ufficio scolastico comunale. Da ottobre potrebbe rimanere senza sussidio. PalermoToday ha raccolto il suo sfogo

Dal 2002 svolge funzioni amministrative all'interno dell'ufficio scolastico del Comune di San Giuseppe Jato, ma è una lavoratrice socialmente utile. Non è quindi una dipendente comunale ma riceve un sussidio regionale per le mansioni svolte, che dovrebbero essere di supporto. Nei fatti però cura i rapporti con le scuole occupandosi, per esempio, dell'assegnazione dei sussidi per l'acquisto dei libri di testo o delle borse di studio e di molto altro ancora.

E' la storia si Natalia Rizzo che presta servizio all'interno di un ufficio dove lavorano altre 3 persone: un funzionario, un contrattista e un altro Lsu. La squadra nel suo complesso gestisce un'utenza di circa 200 bambini collocati all'interno di due plessi scolastici e si occupa anche del coordinamento di due servizi gestiti esternamente: quello di refezione scolastica e quello di trasporto (due scuolabus per il trasporto dei bambini della materna e dell'elementare, oltre a uno scuolabus per i portatori di handicap; quest'ultimo servizio è obbligatorio per legge).

"Per alcuni anni - racconta Natalia - il mio funzionario ha avuto anche la delega allo sport e alla cultura e mi sono occupata pure di queste cose". Ma facciamo un passo indietro nel tempo.

E' il 1998 quando Natalia e altre 30 persone circa creano una cooperativa privata e presentano un progetto di assistenza e trasporto portatori di handicap rivolto ai cittadini di San Giuseppe Jato che la Regione reputa interessante e quindi decide di finanziare.

Così i membri della cooperativa comprano un mezzo di trasporto e decidono di autotassarsi per pagare anche l'affitto di un ufficio. La Regione prevede infatti solo dei sussidi per coloro che porteranno avanti il progetto della durata di 6 mesi. Allo scadere del progetto il servizio viene rinnovato.

La storia si ripete fino ad arrivare al 2000 quando il Comune, con cui la cooperativa è convenzionata, chiede alla stessa prima di gestire anche il servizio mensa e poi anche di dargli altro personale da inserire negli uffici a supporto dei dipendenti. Infine nel 2002 il Comune decide di fare una delibera per poter utilizzare gli Lsu anche a fini istituzionali. E' a questo punto che 18 dei circa 30 membri della Cooperativa di cui fa parte Natalia iniziano a prestare servizio direttamente all'interno degli uffici. Natalia è una di queste.

Sono passati 10 anni da quel momento. Oggi Natalia ha 37 anni e un bambino di 3 anni. E' sposata da 4 anni e il marito è un contrattista. "Inizialmente lavorava con me in cooperativa - racconta a Palermotoday.it - così ci siamo conosciuti. Nel 2004 ha fatto un concorso per entrare in Comune come geometra e l'ha vinto. Da tre anni però ha cambiato mansione: è diventato un vigile urbano. Ha un contratto a 24 ore settimanali e uno stipendio base di 800 euro al mese".

"Da ottobre potrei ritrovarmi senza sussidio e con un marito precario. Che cosa posso offrire a mio figlio?", continua. "E c'è chi sta ancora peggio di me. Ho una collega single, senza i genitori che vive con il sussidio che a breve potrebbe non ricevere più", continua.

Diritti e doveri degli Lsu. "Ci spettano maternità, malattia e 120 ore all'anno di ferie. Per il resto i miei diritti finiscono qui. I doveri invece sono quelli di un impiegato. Io da 14 anni timbro. Faccio 20 ore settimanali. E' il Comune a decidere quando farmele fare, in base a quelle che sono le esigenze. Alcune colleghe fanno un orario spezzato: lavorano due ore la mattina e poi altre due ore il pomeriggio. Inoltre non essendo riconosciuti come lavoratori non abbiamo mansioni quindi se l'amministrazione dovesse decidere di utilizzarci per fare le pulizie noi non potremmo opporci".

Natalia è un fiume in piena. Vorrebbe, come gli altri Lsu, aver riconosciuto lo status di lavoratore. Per questo ma soprattutto per non perdere il suo ruolo, anche se non riconosciuto ufficialmente, e il suo sussidio dallo scorso 16 agosto sta protestando il suo dissenso contro il possibile non rinnovo a partire dal 2013.

"I primi di luglio c'è stato un ritardo nei pagamenti del sussidio così abbiamo capito che qualcosa non andava. Ci siamo allertati e abbiamo iniziato ad entrare in contatto con gli Lsu degli altri comuni. Così abbiamo in breve scoperto che, dato che le casse del comune sono vuote - i sussidi di novembre e dicembre sono a rischio. E dal nuovo anno anche il nostro lavoro, anche se lavoro non si può chiamare. I fondi che dovevano essere usati per pagarci sono stati spostati sui forestali. Abbiamo allora deciso di costituire un comitato e dal 16 agosto, a San Giuseppe Jato, siamo in presidio nell'aula consiliare".

Domani a Favara si terrà una nuova riunione del comitato per decidere come proseguire la nostra battaglia", conclude. Sono 5.800 in tutto gli Lsu che corrono questo rischio in Sicilia, 41 solo a San Giuseppe Jato.

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