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Cronaca Sperone

Finì in cella dopo la lite con la moglie per i sofficini: "Nessun maltrattamento", inchiesta archiviata

L'episodio dai contorni grotteschi avvenne in una casa popolare dello Sperone a dicembre del 2019. F. F., 46 anni, raccoglitore di ferro e cartone, non aveva gradito la cena e andò su tutte le furie. Venne arrestato in flagranza e trascorse pure due giorni in carcere

Era finito in carcere per due giorni e persino in isolamento con l'accusa di maltrattamenti nei confronti della moglie e della sorella perché era andato su tutte le furie trovando a tavola una pietanza che detesta, i sofficini. E per la rabbia aveva scaraventato il piatto per aria e stabilito che "io non mangio e non mangia nessuno". Una vicenda dai contorni grotteschi, che risale al 5 dicembre del 2019 - i carabinieri arrestarono l'uomo in flagranza - e che ora si è conclusa con un'archiviazione, su richiesta della stessa Procura.

La lite molto animata per la cena sgradita era avvenuta in una casa popolare dello Sperone, dove F. F., 46 anni, raccoglitore di ferro e cartone, quella sera al ritorno dal lavoro se l'era presa con le due donne. I suoi toni erano stati particolarmente aggressivi, tanto che la moglie aveva deciso di chiamare i carabinieri. L'arrivo dei militari, però, non aveva impedito all'uomo - difeso dall'avvocato Fabrizio Pizzitola - di continuare a sbraitare, minacciando persino le vittime di buttarle dal balcone. Ed è proprio temendo che la situazione potesse ulteriormente degenerare che i miltari avevano arrestato F. F. Da pochi mesi, peraltro, era stato introdotto il così detto "Codice rosso" che prevede misure più stringenti e una sorta di corsia preferenziale per maltrattamenti, stalking e abusi sessuali. 

Durante l'udienza di convalida, l'indagato con molta serietà aveva spiegato al giudice: "Ho sbagliato a tirare il piatto per aria, ma avrei semplicemente preferito un euro di prosciutto o di salame al posto dei sofficini". F. F. aveva aggiunto che la moglie sarebbe stata perfettamente a conoscenza dei suoi gusti e che più volte le avrebbe ripetuto di non preparargli quei panzerotti fritti. Una discussione banale, che si verifica in tutte le famiglie, ma che aveva portato l'uomo direttamente in una cella del Pagliarelli.

L'avvocato aveva sottolineato l'incensuratezza di F. F. e anche che mai fino a quel momento erano state presentate denunce per maltrattamenti in famiglia contro di lui. Il gip aveva deciso così di convalidare l'arresto, ma senza applicare la custodia cautelare in carcere, come aveva invece chiesto il pm. L'indagato era quindi tornato libero. E a casa. Con la moglie e la sorella.

Le due donne, che inizialmente avevano presentato una denuncia, sentite dopo circa sei mesi dagli inquirenti avevano ridimensionato le loro accuse, raccontando che F. F. avrebbe avuto quel comportamento violento soltanto la sera del 5 dicembre e che poi sarebbe stato sempre "un marito normale", per usare le parole della moglie.

Il reato di maltrattamenti richiede una condotta continuativa, che perdura nel tempo, per potersi configurare e, sulla scorta delle dichiarazioni delle due presunte vittime che hanno negato proprio questo, parlando di un singolo episodio, non si poteva che archiviare il fascicolo.

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