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Cronaca

"Una vita con Giovanni Falcone": l'unico sopravvissuto di Capaci si racconta in un libro

Giuseppe Costanza protagonista di un evento a Rimini: “Falcone diceva sempre che la mafia non è tanto la gente che ti spara, ma soprattutto quella che ti emargina, quella che ti lascia solo”

Da Palermo a Rimini. Dopo il grande successo del 23 febbraio scorso, con 600 studenti intervenuti ad ascoltare la testimonianza di Giovanni Impastato all’incontro su Mafia e Legalità organizzato da una scuola romagnola, le stesse tematiche verranno riproposte anche giovedì 12 aprile, alle 21, sempre a Rimini, al Centro Congressi SGR: protagonista della serata sarà il racconto di Giuseppe Costanza, uomo di fiducia di Giovanni Falcone e miracolosamente sopravvissuto all’attentato di Capaci del 23 maggio 1992.

La strage di Capaci uccise il magistrato antimafia Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo, gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro; ci furono 23 feriti, fra i quali gli agenti Paolo Capuzza, Angelo Corbo, Gaspare Cervello e l'autista giudiziario Giuseppe Costanza. Nel libro ‘Stato di abbandono’, Giuseppe Costanza si racconta a Riccardo Tessarini in una narrazione in prima persona segnata dall’incontro con il giudice palermitano.

“Falcone diceva sempre che la mafia non è tanto la gente che ti spara, ma soprattutto quella che ti emargina, quella che ti lascia solo”. Dopo l’esplosione dell’auto del magistrato in cui si trovava a bordo, per Costanza iniziò un’odissea che si sarebbe protratta per circa vent'anni, emarginato dalle istituzioni che aveva servito, piegato da una macchina burocratica lenta ed inefficiente. Insignito della Medaglia d’oro al valor civile, l’uomo di fiducia di Giovanni Falcone ha visto riconosciuti solo negli ultimi anni quei diritti colpevolmente non previsti per il personale civile della pubblica amministrazione.


 

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