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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca Termini Imerese

Accusò i genitori di averla picchiata e stuprata perché lesbica, il gup: "Racconto infondato e inverosimile"

Le motivazioni della sentenza con cui è stata assolta una coppia di Termini Imerese, che era pure finita in carcere per qualche giorno in seguito alla denuncia della figlia (parte civile nel processo). "Nessun riscontro alle dichiarazioni della presunta vittima, referti medici e intercettazioni non provano nulla". La sentenza non è stata impugnata ed è definitiva

"Le accuse mosse agli imputati appaiono destituite di ogni fondamento" e quindi "il fatto non sussiste". La giovane di Termini Imerese - che fece persino finire in carcere per alcuni giorni i suoi stessi genitori, sostenendo che l'avessero picchiata, insultata e che il padre l'avrebbe violentata sin da bambina per "punirla" della sua omosessualità - si è inventata tutto: i suoi racconti agghiaccianti, per il gup Claudio Bencivinni, non hanno trovato infatti alcun riscontro e, anzi, si sono rivelati "in alcuni punti contraddittori ed in altri inverosimili". E' quanto emerge - in estrema sintesi - dalle motivazioni della sentenza di assoluzione per i genitori, emessa a novembre dell'anno scorso. Il verdetto non è stato impugnato ed è dunque definitivo.

Il giudice, che ha processato la coppia con il rito abbreviato, ha accolto pienamente le tesi della difesa, rappresentata dall'avvocato Giuseppe Mancuso Marcello, e respinto sia la richiesta di condanna a 8 anni per il padre e a 2 anni per la madre formulata dalla Procura, che l'istanza di risarcimento avanzata dalla ragazza, che si era costituita parte civile contro la sua famiglia.

La denuncia della giovane

La storia della giovane aveva fatto il giro d'Italia. Raccontò da una parte di aver subito abusi sessuali da parte del padre, che l'avrebbe violentata già da quando aveva appena 7 anni, e poi da adolescente, quando dopo che la madre le avrebbe urlato addosso "meglio morta che lesbica", il genitore si sarebbe chiuso in camera con lei, stuprandola per "punirla" della sua omosessualità. Riferì anche di essere stata costantemente picchiata e maltrattata proprio per il suo orientamento sessuale. Fatti (rivelatisi poi del tutto infondati) che aveva denunciato nel 2016, quando ormai era diventata maggiorenne.

L'arresto e la scarcerazione degli imputati

I genitori della giovane erano stati arrestati ed erano finiti in carcere, ma già dopo l'interrogatorio di garanzia, lo stesso gip Stefania Gallì aveva intravisto parecchie crepe nel racconto della presunta vittima e aveva deciso di rimettere in libertà la coppia. Il gup durante il processo ha poi esaminato tutte le prove portate a sostegno delle accuse e le ha ritenute del tutto insufficienti a dimostrarne la fondatezza.

Gli abusi sessuali nel letto dei genitori

Nelle motivazioni della sentenza si legge per esempio che "le dichiarazioni rese sui primi approcci sessuali del padre - avvenuti a dire della presunta vittima nel letto dei genitori con cui ella aveva dormito sino a 7 anni - è smentita oltre che dalle concordi dichiarazioni degli imputati anche da quanto affermato dalla sorella, secondo cui la persona offesa non aveva mai dormito nel letto dei genitori". Non solo. La ragazza prima aveva dichiarato che gli abusi sarebbero avvenuti in assenza della madre e poi aveva cambiato versione, sostenendo che si sarebbero verificati quando la mamma era invece in casa, intenta a cucinare. "Il contesto in cui sarebbero avvenuti gli abusi - scrive il giudice - rende poco credibile il racconto reso, essendo scarsamente verosimile che il padre imputato abbia abusato della figlia anche quando gli altri componenti della damiglia erano in casa, correndo il rischio che l'altra figlia potesse entrare nella camera e scoprire tutto".

"Ha difeso il padre accusato di altre violenze"

La presunta vittima ha poi riferito di approcci sessuali sempre più pesanti da parte del padre quando aveva tra i 14 e i 15 anni. Proprio in quel periodo il genitore era finito sotto inchiesta per presunti abusi su minori (accuse anche questre destituite di ogni fondamento, tanto che l'indagine era stata archiviata per l'inattendibilità dei ragazzi che avevano denunciato). In quella circostanza, la giovane aveva però difeso il padre: "Appare insolito - afferma ancora il gup - che provata dai reiterati abusi del padre e vittima del suo recente tentativo di penetrazione, abbia poi difeso il padre dalle accuse di molestia provenienti da altri ragazzi".

"I referti medici non dimostrano percosse e abusi"

Inoltre, secondo il giudice, neanche i referti medici confermano abusi e percosse, tanto che in un caso "lesioni di natura ortopedica" attribuite dalla ragazza ad un pestaggio da parte del padre, sarebbero "del tutto compatibili con l'attività agonistica clacistica svolta" dalla presunta vittima. Incongruenze ci sarebbero state poi sulla descrizione dei luoghi in cui sarebbero avvenute le violenze.

L'intercettazione

C'è poi agli atti un'intercettazione in cui, secondo la Procura, la sorella della giovane avrebbe detto al padre "in quella casa forse tu l'hai violentata". Il giudice afferma che l'intercettazione completa è invece: "No... dice che tu l'hai portata là a violentarla" e registra anche lo stupore del padre: "Ma come pazza chista è! Io bagno non ho fatto lì, c'era sempre M... cu mia, non è che non c'era nessuno". La conversazione captata, dunque, non dimostrerebbe nulla.

"Credibile la versione dei genitori"

Il giudice mette poi in evidenza come a fronte delle tante "debolezze della ricostruzione dei fatti fornita dalla persona offesa", gli imputati hanno invece fornito al gip una versione dei fatti "alternativa, credibile e circostanziata", affermando che "la figlia non aveva mai dormito con loro se non sporadicamente, che era stata una bambina tranquilla sino ai 14 anni, quando aveva intrapreso la carriera clacistica ed aveva iniziato a frequentare cattive amicizie, che quel momento era coinciso con la scoperta della sua omosessualità e che la figlia era cambiata, aveva iniziato a dormire fuori casa e a chiedere continuamente denaro, che si era resa protagonista di furti ai danni di conoscenti e parenti". Per i genitori, a scatenare le accuse calunniose della figlia sarebbero state "la bramosia di denaro della giovane, dedita al diverimento e al consumo di droghe". Anche perché "l'orientamento sessuale della figlia, sebbene inizialmente era stato fonte di preoccupazione e di qualche litigio, era stato poi accettato da tutta la famiglia".

Le dichiarazioni della sorella, della zia e degli insegnanti

La versione dei genitori, peraltro, per il giudice trova riscontri sia nelle dichiarazioni della sorella della presunta vittima, ma anche di una zia, che mai aveva sentito parlare di abusi e, pur frequentando la casa, si sarebbe accorta di malttrattamenti verso la nipote. La donna ha invece dichiarato che "le erano mancati negli anni soldi e gioielli, che tutti avevano sospettato essere stati sottratti dalla presunta vittima, che aveva un tenore di vita troppo elevato e chiedeva continuamente denaro al padre, che spesso le rimproverava la sua vita senza regole". Infine, neppure a scuola nessuno si sarebbe accorto di nulla: "Le insegnanti hanno riferito che la ragazza non aveva mai avuto comportamenti sessualizzanti, né altri contegni tali da fare sorgere sospetti di abusi perpetrati in famiglia" e per il gup "tale dato appare poco compatibile con la riferita abitualità delle violenze patite". Da qui l'assoluzione per i genitori, che ormai è definitiva.

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