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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Capaci

La Latte Puccio spremuta fino alla fine: arrestati 2 imprenditori, tesoro nascosto in Svizzera

L'accusa è di bancarotta fraudolenta. Nell'operazione - messa a segno dal nucleo di polizia economico finanziaria - sono stati sequestrati beni per un totale da 15 milioni di euro

E' il tramonto probabimente definitivo dell'industria alimentare Latte Puccio. L’amministratore della storica società, Giuseppe Valguarnera, e la compagna Caterina Di Maggio, ex amministratrice, vedova dello storico patron dell'azienda, Enzo, morto 19 anni fa, sono finiti agli arresti domiciliari all'alba di oggi con l'accusa di bancarotta fraudolenta, al culmine di un blitz messo a segno dal nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo.

L'operazione è scattata al termine di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica. Sequestrati in totale circa 15 milioni di euro. La Latte Puccio è un marchio storico per il territorio, un caseificio famoso per suoi prodotti. Da oggi sarà gestita da un amministratore giudiziario.

"L’ordinanza di custodia cautelare - spiegano dalla guardia di finanza - arriva al termine di indagini che hanno fatto emergere come la società proprietaria della industria casearia dichiarata fallita dal Tribunale di Palermo sia stata nel tempo completamente “svuotata”. Ciò è dipeso da una serie di scelte gestionali in palese conflitto con gli interessi della società fallita, ma utili a realizzare gli scopi personali degli amministratori".

Prima il fallimento dell'azienda, poi il trasferimento di 5 milioni di euro in Svizzera. Secondo quanto sostengono la procura e la guardia di finanza Valguarnera e Di Maggio avrebbero architettato una grande messinscena. Alla fine sono stati sequestrati beni per un totale da 15 milioni di euro. L'azienda di Capaci nelle scorse settimane ha aperto le procedure di licenziamento collettivo per 12 lavoratori su 18 e a gennaio sono scaduti i contratti di solidarietà, di cui i dipendenti hanno usufruito per due anni, e che ha comportato  la riduzione del 60 per cento delle ore lavorative.

"Le persone oggi arrestate hanno, infatti, orchestrato e diretto un articolato sistema di società finalizzato ad aggirare le norme - hanno spiegato -. Innanzitutto, i crediti vantati dall’industria casearia nei confronti di altre persone sono stati artificiosamente svalutati, dopodichè l’azienda, il cui valore è stato stimato in circa 9 milioni di euro, è stata fittiziamente affittata ad un’altra società, così da completarne lo 'svuotamento'".

A queste attività erano state fatte seguire, false rilevazioni contabili ed operazioni finanziarie che hanno coinvolto anche società di diritto estero, sulle quali sono state fatte confluire ingenti quantità di denaro. "La guardia di finanza - si legge in una nota - prosegue la propria azione a rispetto delle regole di mercato e della libera concorrenza, a tutela degli operatori economici e dei lavoratori onesti e rispettosi delle regole".

“Abbiamo sempre ritenuto sospetto - dichiarano il segretario generale Flai Cgil Palermo  Dario Fazzese e Renato Aiello, Flai Cgil Palermo -  l'improvviso crollo di commesse e di profitti di quest'azienda storica e di punta nel panorama locale anche se il fatto poteva rientrare nel contesto di crisi economica generale”. La Flai ha scritto questa mattina alla Prefettura chiedendo un intervento per la costituzione di un tavolo: “Abbiamo l'esigenza di aprire subito un'interlocuzione con l'amministratore giudiziario per garantire sia i  licenziati che i lavoratori rimasti, capire cosa sta accadendo e discutere del futuro dell'azienda. L'obiettivo è che la Latte Puccio sopravviva e riprenda a produrre. E' assolutamente da evitare la chiusura di una delle poche realtà produttive rimaste nella zona. Quest'azienda fino a pochi anni fa dava lavoro a 100 dipendenti tra effettivi e stagionali”. I lavoratori, che a dicembre hanno organizzato dei sit in di protesta davanti ai cancelli dello stabilimento, attendono ancora parecchie mensilità degli stipendi, hanno ricevuto in queste settimane degli acconti e c'è chi aspetta ancora quattro mesi di arretrati. 

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