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Giovedì, 25 Aprile 2024
Il dossier / Isnello

La Montanina e Rifugio Orestano, gli alberghi abbandonati di Piano Zucchi nel censimento del degrado di Legambiente

L'indagine dell'associazione ambientalista analizza 66 immobili di tutta Italia, in pessime condizioni, che necessitano di una strategia mirata per il recupero

Ci sono anche l'ex hotel La Montanina e l'ex Rifugio Orestano entrambi a Piano Zucchi, in territorio di Isnello (Palermo), tra le strutture abbandonate in Italia censite da Legambiente nel dossier "Abitare la montagna nel post covid". Già nel 2016, PalermoToday si occupò nel caso con un reportage. L'indagine dell'associazione ambientalista analizza 66 immobili, di piccole dimensioni o complessi significativi, abbandonate ad uno stato di degrado, che necessitano di una strategia mirata: edifici legati all’industria dello sci, ma anche hotel, colonie e caserme di confine, lasciati senza una prospettiva. Tra le cause più frequenti dell’abbandono: il cambiamento della domanda turistica per assenza di neve, la necessità di ingenti reinvestimenti di ammodernamento, mancati adeguamenti tecnici, scelte imponderate rispetto ai flussi turistici, speculazioni di basso cabotaggio.

"Località meta del turismo invernale degli anni Ottanta e chiusa dagli anni Novanta, è più che mai fatiscente e l'edificio è a rischio crollo. La struttura era stata messa in vendita, ma nessuno si è fatto avanti. Sia all'interno che all'esterno mostra importanti lesioni, basta entrare dentro per trovarsi di fronte ad una devastazione generale come se fosse passato un uragano che ha distrutto mobili, finestre, porte e poi ancora pezzi di tetto", si legge nella scheda che riguarda l'ex hotel La Montanina.

"Nel novembre 2008 un incendio ha interessato il terzo piano dello storico rifugio. Il rifugio Orestano fu costruito nel 1908 ed essendo alle porte del parco delle Madonie per chi saliva dal mare verso la montagna era anche il primo punto di riferimento del soccorso alpino e della Protezione civile. Da quella data, poi più nulla", scrive Legambiente sull'ex rifugio.

"Di fronte a questa situazione - spiega ancora l'associazione - Legambiente vuole aprire una riflessione e un dibattito sul futuro di questi edifici individuando le soluzioni più adeguate che vanno, a seconda dei casi, dalla demolizione al riuso innovativo. Privilegiare la riqualificazione del costruito esistente può, infatti, acquistare un importante significato in un contesto post pandemico in cui si manifesta proprio uno slancio del mercato immobiliare in montagna, con il rischio, però, che possa di pari passo ricominciare a crescere anche il consumo di suolo, che invece dovrebbe essere azzerato. Secondo i dati del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA), in Italia, il consumo del suolo continua a crescere e riguarda anche ambiti montani di pericolosità per frane e alluvioni, le aree protette, le sponde dei corpi idrici, le valli dove il suolo è più fertile".

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