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Cronaca

"Interventi chirurgici non autorizzati": Tutino dovrà risarcire 20 mila euro al Policlinico

Così ha deciso la Corte dei conti per lo specialista che ha eseguito alcune operazioni a Caltanissetta senza chiedere l'autorizzazione all' ospedale di appartenenza, che su sua richiesta lo aveva messo in aspettativa e senza assegni per poter fare il consulente al Senato

Condannato a risarcire il Policlinico con 20 mila euro per aver eseguito interventi non autorizzati all’ospedale Sant’Elia di Caltanissetta. Così hanno deciso i giudici della corte dei conti per il chirurgo Matteo Tutino, il quale all’epoca delle operazioni eseguite nel nosocomio nisseno (tra il 2007 e il 2011) era stato collocato, su sua richiesta, in aspettativa e senza assegni per svolgere l’attività di consulente della commissione Igiene e sanità del Senato.

I carabinieri del Nas, il Nucleo anti sofisticazione, hanno accertato che il Policlinico non aveva autorizzato gli interventi professionali in questione e a fronte dei quali il medico aveva percepito compensi non riversati all’amministrazione di appartenenza, per un importo di circa 33 mila euro. E così facendo avrebbe integrato, si legge nella sentenza depositata oggi, la “violazione degli obblighi di fedeltà, lealtà e trasparenza ricadenti sui pubblici dipendenti”. 

Tutino, difeso dall’avvocato Sabrina Donato, ha negato di aver provocato danni alla propria amministrazione affermando di aver collaborato gratuitamente, in virtù di un’apposita convenzione tra Policlinico e ospedale Sant’Elia, percependo compensi solo per quegli interventi “salvavita” rivolti a malati non trasportabili, effettuati da quando era stato collocato in aspettativa senza assegni, sottolineando come si trattasse di remunerazioni esigue rispetto ai costi affrontati, regolarmente denunciate e sottoposte a tassazione.

I giudici della sezione giurisdizionale presieduta da Guido Carlino (Adriana Parlato giudice relatore, Giuseppe Grasso giudice) hanno accolto in parte le richieste del procuratore, condannando Tutino a risarcire 20 mila euro, affermando che la somma da recuperare deve corrispondere all’importo effettivamente entrato nella sfera patrimoniale del dipendente, con esclusione della ritenuta d’acconto. Il chirurgo dovrà inoltra pagare allo Stato le spese processuali liquidate in 568,78 euro.

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