"Insulti e minacce di morte sul web": indagato per stalking, Luca Longo denuncia gli haters
La querela è stata presentata dal titolare della "Umilty Modelsharing Organization", che avrebbe perseguitato una ventina di modelle e promoter dopo averle reclutate. L'imprenditore agli arresti domiciliari si ritiene vittima di un clima di odio e di una gogna mediatica e chiede anche i danni
Insulti e minacce, anche di morte, con commenti pubblici su Instagram e Facebook e attraverso messaggi privati. E' fatto di questo il clima di odio che è stato scatenato in rete contro Salvatore Luca Longo, il titolare dell'agenzia di moda "Umilty Modelsharing Organization" di via Notarbartolo, arrestato il 18 dicembre perché, secondo la Procura, avrebbe reclutato modelle e promoter e poi le avrebbe perseguitate e, in alcuni casi, ne avrebbe abusato sessualmente. L'indagato - che si trova agli arresti domiciliari - adesso ha deciso, attraverso il suo avvocato, Marco Passalacqua, di presentare una querela contro gli "haters" anche per cercare di mettere un freno alla gogna mediatica alla quale è sottoposto da mesi.
E' una reazione forte, quella di Longo, ma che è la spia di un fenomeno sempre più dilagante che porta gli utenti (soprattutto dei social network) a ritenere di poter commentare qualsiasi cosa anche inneggiando alla pena di morte e ricoprendo di insulti e offese chi in quel momento è soltanto un indagato. Dunque disprezzando (e forse sconoscendo) uno dei principi chiave della nostra Costituzione: la presunzione d'innocenza.
Sono più di una ventina le ragazze anche minorenni che accusano Longo di averle molestate, tempestandole di messaggi e anche di minacce, dopo essere entrate nella sua agenzia. L'inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto Annamaria Picozzi e dai sostituti Giorgia Righi, Maria Rosaria Perricone, Ludovica D'Alessio e Giulia Amodeo ed è appunto ancora nella fase della indagini preliminari. Longo, al quale il Riesame aveva confermato i domiciliari, ha presentato ricorso contro l'ordinanza in Cassazione, dov'è assitito dall'avvocato Camillo Traina. Per ora, quindi, non solo non è stata emessa alcuna sentenza (neanche di primo grado), ma l'indagine non è neppure stata chiusa.
Longo si è difeso rigettando totalmente le accuse di violenza sessuale e spiegando che effettivamente con i messaggi avrebbe "esagerato" perché per lui sarebbe stato "un periodo difficile".
Dal momento in cui - correttamente - è stata diffusa la notizia dell'arresto di Longo, però, in rete si è scatenato (come capita purtroppo anche a tanti altri indagati) un inferno: commenti offensivi e minacciosi agli articoli giornalistici, post sui social e persino video e messaggi privati carichi di livore. Attacchi, rivolti anche ai parenti e ai collaboratori di Longo, che avrebbero provocato al titolare della "Umilty" uno stato di ansia e di panico - in un caso sarebbe stato necessario anche l'intervento di un'ambulanza - che lo avrebbe portato anche a temere per la sua incolumità.
Da qui la decisione di sporgere querela perché gli "haters" vengano tutti identificati, denunciati per diffamazione aggravata e paghino se sarà il caso anche per i gravi danni che l'indagato avrebbe subito.