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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

"Mi fai schifo, vattene": insulti al figliastro, condannata palermitana

Minacce e dispetti al figlio del compagno: due anni di reclusione per una donna di 41 anni (i fatti sono avvenuti a Belluno). E' stata ritenuta colpevole per l'accusa di maltrattamenti, assolta invece per le presunte lesioni al figliastro, che non sarebbero state provate

Due anni di reclusione. E' la sentenza pronunciata dal giudice Elisabetta Scolozzi per una matrigna 41enne palermitana, che era finita alla sbarra con l'accusa di aver maltrattato il figlio del proprio convivente, a Belluno. La donna è stata ritenuta colpevole per l'accusa di maltrattamenti e condannata a due anni di reclusione con la condizionale.

Una storia drammatica, trascinatasi dal 2011 al giugno del 2014. Il nonno, ascoltato in tribunale, avrebbe raccontato che il nipote stava talmente male in quella casa che era anche scappato. Secondo la Procura, la donna avrebbe maltrattato il figlio del proprio convivente con più condotte. Lo avrebbe insultato, facendogli anche il dito medio. Minacciato con frasi del tipo: "Sei uno stronzo, mi fai schifo. Vedrai cosa ti faccio oggi, ti rendo la vita impossibile, un inferno. Questa non è casa tua. Vattene e non tornare più".  Il minore, che all'epoca dei fatti aveva 10 anni, era rimasto inascoltato dal padre.

Alle cattiverie verbali si sarebbero aggiunte quelle comportamentali. Al bambino infatti gli sarebbe stato vietato di toccare il fratellino, figlio naturale della donna. Quanto al menù del giorno, era matematicamente pasta con i broccoli, un pasto che non era per niente gradito, ma che se rifiutato veniva riproposto anche il giorno dopo. "Poi c'erano i dispetti, i gestacci e gli ordini reiterati e pesanti - si legge sul Gazzettino - come il divieto a guardare la televisione o l'obbligo a pulire la casa". Lui alla fine si è ribellato e un giorno si è sfogato con la propria insegnate. Così si è giunti al rinvio a giudizio con le pesanti accuse. La madre naturale della parte offesa si è costituita parte civile.

La donna palermitana ha sempre respinto le accuse. E' stata assolta per le presunte lesioni al figliastro, che non sarebbero state provate. La donna, difesa dall'avvocato Wanjera Ghimenton del Foro di Padova, nel processo, parlando in aula, aveva spiegato al giudice di non aver fatto niente di quanto le veniva attribuito dalla Procura della Repubblica. 

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