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Cronaca

La missione di Ingroia: in Ecuador per difendere l'ex presidente

L'avvocato palermitano si trova nella capitale Quito: "Vendetta per Wikileaks, la mia è una battaglia per la verità, la giustizia e la democrazia nel mondo alla quale non si può restare indifferenti"

Una missione difficile ma dal grande prestigio. Antonio Ingroia vola in Ecuador per l’importante difesa in un caso che interessa molto l’America Latina, quello che coinvolge in prima persona dell’ex presidente dell’Ecuador, Rafael Correa Delgado. Da oggi, nella capitale Quito, l’avvocato palermitano farà parte di un gruppo di giuristi internazionali invitati in qualità di "osservatori" per seguire le vicende giudiziarie che stanno accadendo nel Paese.

Rafael Correa Delgado è accusato di sequestro di persona. E' stato lo stesso Ingroia, sul suo sito ufficiale, a dare l'annuncio in pompa magna dell'incarico ottenuto, presentandolo come "una battaglia per la verità, la giustizia e la democrazia nel mondo alla quale non si può restare indifferenti". Per Correa lo scorso luglio è stato spiccato un mandato d'arresto internazionale perché, accusato del sequestro di un suo avversario politico. "Probabilmente - scrive Ingroia - a Correa si vuole far pagare anche di avere dato asilo politico nell'ambasciata ecuadoriana di Londra a Julian Assange, fondatore di Wikileaks e ricercato dagli Usa, la cui vita è in pericolo, come dimostra la recente misteriosa scomparsa in Norvegia del suo socio Arjen Kamphuis, cofondatore di Wikileaks. Ho già predisposto un rapporto politico-giuridico sul caso, in cui si denunciano le manipolazioni del diritto penale e del diritto processuale della prova e le conseguenti violazioni dei diritti dell'uomo che andranno denunciate in ogni sede internazionale". 

"Questo caso costituisce un’evidente manipolazione dei principi base del diritto penale e del diritto processuale della prova, visto che non c’è alcuna vera prova a carico di Rafael Correa e che si vuole a tutti i costi imputargli un reato forzando le regole di attribuzione della responsabilità penale valide in uno Stato di diritto" ha detto Ingroia, che a Quito ha partecipato anche a un seminario con esperti ecuadoriani e stranieri sul tema della politicizzazione della giustizia in America Latina.

"A seconda dell’esito dell’udienza - dice Ingroia - potremo capire se l’Ecuador si può ancora definire uno Stato di diritto, oppure se è definitivamente passata la strumentalizzazione della magistratura da parte del Potere che la usa per eliminare un avversario politico. La vicenda dell'assurdo processo contro Correa è una goccia nell'oceano delle ingiustizie che in questo momento stanno accadendo nel mondo, spesso con la complicità, purtroppo (e mi piange il cuore doverlo dire, essendo rimasto sempre attaccato alla mia toga di magistrato, non solo a quella di avvocato di oggi...), di certa magistratura, la magistratura che si piega ai poteri forti, la magistratura che si fa condizionare dalla politica e dagli interessi, una magistratura spesso compromessa, collusa col Potere, omologata ed opportunista per ragioni di carriera, nella migliore delle ipotesi".

Ingroia conclude: "Correa e Glas sono i casi che in Ecuador devono fare gridare allo scandalo. E sullo sfondo l'accanimento contro Julian Assange, avendo Correa ed i suoi il solo torto di avere dato asilo ad un ambasciatore della verità come Assange. Ma il progetto è più ampio: abbiamo costituito un pool di esperti/osservatori internazionali che si occuperà del caso Ecuador, ma deve occuparsi anche del caso Brasile, del caso Argentina, del caso Venezuela,i nsomma dell'America Latina".

 

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