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Cronaca

Sicilia terzultima in Italia per efficienza del sistema sanitario: 271 mila famiglie non hanno i soldi per curarsi

Il dato emerge dall'Ips 2020, l'Indice di performance sanitaria realizzato dall'Istituto Demoskopika. Con Campania e Calabria, l'Isola è tra le realtà "più malate" del Paese. Restano frequenti i viaggi della speranza verso altre regioni

Sicilia terzultima tra i sistemi sanitari regionali. Il dato emerge dall'Ips 2020, l'Indice di performance sanitaria realizzato per il quarto anno consecutivo dall'Istituto Demoskopika sulla base di otto indicatori: soddisfazione sui servizi sanitari, mobilità attiva, mobilità passiva, risultato d'esercizio, disagio economico delle famiglie, spese legali per liti da contenzioso e da sentenze sfavorevoli, democrazia sanitaria e speranza di vita. L'Isola è, invece, fanalino di coda per quanto riguarda il livello di soddisfazione dei siciliani in relazione all'erogazione dell'offerta sanitaria ospedaliera.

L'Istituto Demoskopika  ha diviso lo Stivale in base allo stato di salute delle regioni. Sei realtà vengono definite “sane”, nove “influenzate” e cinque “malate”. L'Emilia-Romagna è testa per efficienza del sistema sanitario italiano con un punteggio pari a 107,7 e strappa la prima posizione al Trentino-Alto Adige, mentre Campania (88,6 punti), Calabria (90,9 punti) e Sicilia (93,0 punti)si collocano in coda tra le realtà “più malate” del Paese. 

"Nel 2019 - si legge - oltre 1,6 milioni di famiglie italiane hanno dichiarato di non avere i soldi, in alcuni periodi dell’anno, per poter affrontare le spese sanitarie necessarie per curarsi, con un incremento dell’area del disagio pari al 2,3% rispetto all’anno precedente. Ben 36 mila nuclei familiari in più. Sono soprattutto le famiglie in Sicilia con una quota del 13,5%, quantificabile in oltre 271 mila nuclei familiari, a denunciare il fenomeno. Seguono la Calabria con una quota del 12,1% pari a 98 mila famiglie, la Puglia (11,3%) e la Campania (11,2%) coinvolgendo nel processo di impoverimento rispettivamente 182 mila e 245 mila nuclei familiari. Capovolgendo la classifica, sono Emilia-Romagna (1,9%), Trentino-Alto Adige (2,2%) e Friuli-Venezia Giulia (2,4%) a meritare il ranking migliore in questa graduatoria parziale dell’Indice di Performance Sanitaria di Demoskopika, con una quota media percentuale, per queste realtà, di poco più del 2% di nuclei familiari in condizioni di disagio economico che ha coinvolto complessivamente oltre 61 mila nuclei familiari".

Gli ultimi dati disponibili confermano poi "la diffidenza dei meridionali a curarsi nei loro sistemi sanitari locali. Nei 12 mesi del 2018, la migrazione sanitaria dalle realtà regionali del Mezzogiorno può essere quantificabile in ben 314 mila ricoveri generando crediti rilevanti principalmente per alcune realtà sanitarie quali Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana e Veneto pari complessivamente a oltre 1,3 miliardi di euro".   

Quella che emerge dalla fotografia di Demoskopika è una sanità litigiosa: le spese legali ci costano ben 560 mila euro al giorno. Nel solo 2019, le spese legali per liti, da contenzioso e da sentenze sfavorevoli, sostenute dal comparto sanitario italiano ammontano a ben 203,5 milioni di euro, circa 560 mila euro al giorno, con un incremento del 6,9% rispetto all’anno precedente. Sono le strutture sanitarie meridionali ad essere più litigiose concentrando ben il 62,9% delle spese legali complessive, pari a 128,1 milioni di euro, seguite da quelle del Centro con 45,7 milioni di euro (22,5%) e del Nord con una spesa generata per 29,7 milioni di euro (14,6%). È la Sardegna a guidare la graduatoria dei sistemi sanitari pubblici più “avvezzi” a contenziosi e sentenze sfavorevoli con una spesa pro-capite di 7,90 euro determinando un esborso, in valore assoluto, pari a 12,9 milioni di euro. Un dato ancora più rilevante se si considera che la spesa pro-capite lombarda, realtà con una popolazione oltre sei volte superiore a quella sarda, è inferiore a 1 euro. Nella parte più bassa della classifica dei sistemi sanitari più “litigiosi”, inoltre, si posizionano Toscana con 7,66 euro di spesa pro-capite e Calabria con 7,61 euro di spesa pro-capite, con una spesa, in valore assoluto, rispettivamente pari a 28,5 milioni di euro e a 14,7 milioni di euro. A seguire il Molise con 7,33 euro pro-capite (2,2 milioni di euro), Campania con 7,30 euro pro-capite (42,2 milioni di euro), Sicilia con 5,86 euro pro-capite (29,1 milioni di euro) e Abruzzo con 5,84 euro pro-capite (7,6 milioni di euro). Sul versante opposto, i meno litigiosi si sono rilevati i sistemi sanitari di Piemonte (0,54 euro pro-capite), Emilia-Romagna (0,81 euro pro-capite) e Lombardia (0,98 euro pro-capite) rispettivamente con 2,3 milioni di euro, 3,6 milioni di euro e 9,9 milioni di euro di spese legali.

Lo studio di Demoskopika utilizza la speranza di vita, data dal numero medio di anni che una persona può aspettarsi di vivere al momento della sua nascita, quale indicatore per misurare l’efficacia dei sistemi sanitari regionali: più alta è la speranza di vita in una regione, maggiore è il contributo al miglioramento delle condizioni di salute dei cittadini prodotto anche dall’erogazione dei servizi sanitari in quel determinato territorio. Nel dettaglio, a guadagnare il podio della classifica parziale della speranza di vita, quale dimensione della performance sanitaria individuata da Demoskopika, si piazzano ex aequo il Trentino-Alto Adige e l’Umbria che con una speranza di vita media più elevata rispetto al resto d’Italia pari a 84,1 anni ottengono il punteggio massimo (113,6 punti). Seguono Marche (112,1punti), Veneto (110,6 punti), Lombardia e Toscana (107,5 punti), Emilia-Romagna (105,9 punti) e Friuli- Venezia Giulia (104,4 punti). Quattro le realtà regionali, infine, ad essere caratterizzate da una vita media più bassa: Campania (76,7 punti) che con una speranza di vita pari a 81,7 anni produce la performance peggiore. Seguono Sicilia (82,1 punti), Calabria e Basilicata (82,5 punti).
 

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