"Vedete che siamo pagati", le intercettazioni che inguaiano Tamajo
Eletto con 13.984 preferenze è indagato per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione elettorale. "Può passare assai assai una settimana, poi gli danno i venticinque euro". I legali: "Mai avuti rapporti coi soggetti indicati"
"Ti volevo chiedere una cosa per il fatto delle votazioni. L’ho detto a Tommaso, a sua moglie. Hanno detto 'Noi glielo diamo il voto, problemi non ne abbiamo'. Gli ho detto: 'Vedete che siamo pagati'". Sono alcune delle frasi intercettate dalla guardia di finanza che mettono nei guai Edy Tamajo, neo eletto deputato regionale e indagato per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione elettorale. Candidato con Sicilia Futura a sostegno di Fabrizio Micari, Tamajo è stato il più votato in assoluto in provincia di Palermo con 13.984 preferenze. A poche ore dall'ufficializzazione dell'elezione, la notizia dell'indagine. Secondo gli inquirenti, sarebbero bastati 25 euro per comprare un voto.
Tamajo, convocato in Procura nei giorni scorsi, ha preferito non rispondere ai magistrati. Intanto contro di lui alcune conversazioni telefoniche. E' la sera del 20 ottobre 2017 e una telefonata tra due fratelli desta l'attenzione degli inquirenti. N.D.A contatta il fratello e lo rassicura: "TI volevo chiedere una cosa per il fatto delle votazioni. L’ho detto a Tommaso, a sua moglie. Hanno detto 'noi glielo diamo il voto, problemi non ne abbiamo'. Gli ho detto: 'Vedete che siamo pagati'". 'Ah va bene meglio'”. Riceve come risposta le istruzioni su come procedere: "Ti devi fare lasciare le tessere elettorali... si devono prendere solo il codice che poi loro verificano se hanno votato. Può passare assai assai una settimana, poi gli danno i venticinque euro". E invitava alla riservatezza: "Basta che però, tanto per dire, non si sparge la voce perché sono cose sempre comprate, hai capito?".
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Identificato anche uno degli elettori. E' il cognato di uno dei perquisiti: "Mi ha dato il volantino di Edy Tamajo, dicendomi di votare per lui. La mia compagna successivamente mi ha riferito che, se avessimo votato Tamajo, ci avrebbero pagato 25 euro". Per il procuratore aggiunto Sergio Demontis e il sostituto Fabiola Furnari, le frasi lasciano poco spazio ai dubbi. Da qui l'accusa di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione elettorale.
I legali che difendono Tamajo, Giovanni Castronovo e Nino Caleca, invece ribattono: "L’unica cosa che emerge con assoluta certezza è che Tamajo non conosce e non ha mai avuto alcun rapporto con i soggetti indicati quali suoi correi. Dalle poche intercettazioni si desumerebbe solo una fantomatica promessa di 25 euro sbandierata senza alcuna riservatezza in cambio di una decina di voti e che avrebbe dovuto essere onorata solo dopo le elezioni. Ciò appare decisamente poco credibile".