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Il caso

L'inchiesta di Report sulla Strage di Capaci, perquisizione della Dia in casa di un giornalista

Anche Sigfrido Ranucci, volto del programma, riferisce di agenti all'interno della redazione e della sua abitazione: "Sotto la lente la presenza di Stefano Delle Chiaie, leader di avanguardia nazionale, sul luogo dell'attentato". Il procuratore di Caltanissetta chiarisce: "L'inviato non è indagato"

La Direzione investigativa antimafia ha perquisito l'abitazione di un giornalista della trasmissione tv Report, Paolo Mondani, su mandato della Procura di Caltanissetta. Anche se in una nota la Procura di Caltanissetta spiega che la perquisizione "non riguarda in alcun modo l'attività di informazione svolta dal giornalista, benché la stessa sia presumibilmente susseguente ad una macroscopica fuga di notizie, riguardante gli atti posti in essere da altro ufficio giudiziario". E il procuratore di Caltanissetta, Salvatore De Luca, precisa che il giornalista non è indagato e che la perquisizione, eseguita dagli uomini della Dia mira a "verificare la genuinità delle fonti". Intanto Sigfrido Ranucci, volto del programma, sulla sua pagina Facebook parla anche di una perquisizione nella redazione di Report e nella sua abitazione. "Il motivo - scrive Ranucci - sarebbe quello di sequestrare atti riguardanti l'inchiesta di ieri sera sulla strage di Capaci. Gli investigatori - scrive ancora Ranucci - cercano atti e testimonianze anche su telefonini e pc".

Il video della puntata di Report

Il ruolo di Stefano Delle Chiaie

La trasmissione di Rai3 Report manda in onda ieri sera un'inchiesta sulla strage di Capaci nella quale si evidenzia la presenza di Stefano Delle Chiaie, leader di Avanguardia nazionale, sul luogo dell'attentato di Capaci. Vengono trasmesse anche le interviste al luogotenente dei carabinieri in congedo Walter Giustini - che tira in ballo Alberto Lo Cicero (autista e e guardia del corpo del boss Mariano Tullio Troia), prima quale confidente e poi quale collaboratore di giustizia - e a Maria Romeo, ex compagna di Lo Cicero.

Durante gli "anni di piombo" Stefano Delle Chiaie è stato coinvolto nel tentato golpe Borghese, nei processi per le stragi di Piazza Fontana e della stazione di Bologna, assolto poi per insufficienza di prove. Nell'inchiesta "La bestia nera" si parla di Delle Chiaie come elemento di congiunzione tra mafia e Stato corrotto nell'organizzazione delle stragi. Saerbbe parte di una regia complessiva per dare un "nuovo assetto" allo Stato. Ruolo che sarebbe stato al centro di indagini condotte da Borsellino, ucciso neppure due mesi dopo Falcone.

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Report rimette insieme i pezzi e traccia un collegamento ad ampio raggio: le indagini di Falcone e Borsellino, la strage di Capaci, l'estrema destra con la "copertura" della mafia del boss Totò Riina, il ruolo dei servizi segreti, i tentativi di introdurre nuovi soggetti politici in Sicilia, le indagini di Paolo Borsellino che aveva forse capito "troppo", la sua uccisione, i depistaggi orditi proprio dopo l'attentato di via D'Amelio.

"Verifica su genuinità delle fonti"

Mentre la notizia della perquisizione a carico dei giornalisti viene rilanciata dalle testate, il procuratore di Caltanissetta, Salvatore De Luca, dirama una nota ufficiale. La perquisizione, si spiega, è stata disposta "per verificare la genuinità delle fonti" e il "giornalista di Report non è indagato".

La nota della Procura è molto lunga e precisa più aspetti:

  • Le interviste - "Nell’ambito della trasmissione sono state inserite le interviste al luogotenente dei carabinieri in congedo Walter Giustini e alla signora Maria Romeo, dalle quali è emerso complessivamente che nel corso delle indagini condotte nel 1992 sono state fornite da parte di Alberto Lo Cicero, prima quale confidente e poi quale collaboratore di giustizia, preziose informazioni circa la preparazione della strage di Capaci (quindi prima del tragico evento), nonché circa la funzione svolta da Biondino Salvatore quale autista del latitante Salvatore Riina, molti mesi prima che lo stesso venisse catturato in compagnia dello stesso Biondino. Tali dichiarazioni sono totalmente smentite dagli atti acquisiti da questa Procura sia presso gli archivi dei carabinieri, sia nell’ambito del relativo procedimento penale della Procura di Palermo. Sono del tutto destituite di fondamento le affermazioni circa la sussistenza di specifiche e tempestive dichiarazioni rese dal Lo Cicero e che sarebbe stato possibile evitare la strage di Capaci e anticipare di alcuni mesi la cattura di Salvatore Riina".
  • Il depistaggio dopo la strage Borsellino - "Questa Procura ha già espresso il proprio convincimento circa la sussistenza di mandanti e concorrenti esterni nella strage di via D’Amelio. Tuttavia, le difficilissime indagini che possono consentire l’accertamento della verità devono essere ancorate ad elementi di fatto solidi e riscontrati. Per tali motivi questo Ufficio, che si era imposta la rigorosa consegna del silenzio, è costretto ad intervenire per smentire notizie che possano causare disorientamento nella pubblica opinione e profonda ulteriore amarezza nei prossimi congiunti delle vittime delle stragi, che si verrebbe a sommare al tremendo dolore sofferto".
  • La perquisizione - "E' per verificare la genuinità delle fonti che questa Procura ha disposto una perquisizione a carico di un giornalista di Report, che non è indagato".
  • Fuga di notizie - "Tale perquisizione non riguarda in alcun modo l’attività di informazione svolta da tale giornalista, benché la stessa sia presumibilmente susseguente ad una macroscopica fuga di notizie, riguardante gli atti posti in essere da altro ufficio giudiziario. Secondo quanto accertato da questo ufficio il giornalista avrebbe incontrato Giustini, non per richiedergli informazioni, ma per fargli consultare la documentazione in possesso in modo che lo stesso Giustini fosse preparato per le imminenti sommarie informazioni da rendere a questa Procura. E’ necessario verificare la natura di tale documentazione posta in lettura al Giustini, che presumibilmente costituisce corpo del reato di rivelazione di segreto d’ufficio relativo alla menzionata attività di altra autorità requirente".

"Perquisire non i giornalisti, ma altri..." 

Sul caso della perquisizione interviene il presidente della Federazione Nazionale della Stampa, Beppe Giulietti. "Ci auguriamo - dice - che a nessuno venga oggi in mente di 'molestare' Report e la sua redazione. Sarà il caso di lasciare in pace la redazione, Paolo Mondani e di perquisire, invece, quelli che, da trenta anni, sono riusciti a restare in una ben protetta 'oscurità''". Giulietti annuncia anche che "questa mattina saremo nella redazione di Report per decidere iniziative a tutela delle fonti e del segreto professionale". "Intanto - conclude - chiediamo alla Rai di mettere a disposizione i suoi legali a tutela redazione". 

"Da parte nostra c'è massima collaborazione - dice Ranucci all'Ansa -. Siamo contenti se abbiamo dato un contributo alla magistratura per esplorare parti oscure. Il collega - sottolinea il conduttore del programma - aveva già avuto un colloquio con il procuratore. Noi siamo sempre stati collaborativi con la giustizia, pur garantendo il diritto alla riservatezza delle fonti". Ranuncci spiega poi che "il decreto di perquisizione riporta la data del 20 maggio, cioè tre giorni prima della messa in onda del servizio. Non è un atto ostile nei nostri confronti. Ovviamente abbiamo messo al corrente l'ufficio legale, l'ad Fuortes e il nostro direttore". 
 

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