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Cronaca

Bufera sul Cas, incentivi sottobanco: coinvolti due funzionari palermitani

Si tratta di Angelo Puccia e Carmelo Cigno. Avrebbero fatto parte del ristretto gruppo di dipendenti che ha goduto dell'indebito percepimento di somme di denaro per attività mai portate a termine. Ammonta a 1,3 milioni il danno stimato

Incentivi progettuali e denaro distribuito a un ristretto gruppo di dipendenti. Due funzionari palermitani sono finiti nell’inchiesta che ha travolto il Cas, il Consorzio per le autostrade siciliane. Si tratta di Angelo Puccia, 57enne originario di Castelbuono, e Carmelo Cigno, 69enne di Palermo. Al termine delle indagini della Direzione investigativa antimafia il giudice ha disposto per il primo la misura cautelare interdittiva della sospensione dall’esercizio di pubblico ufficio o servizio per sei mesi. Con lo stesso provvedimento il gip ha "aggredito" il patrimonio di Cigno, disponendo per lui e altri cinque indagati un sequestro preventivo per equivalente per una somma complessiva di un milione di euro. Gli indagati sono accusati in concorso, e a vario titolo, dei reati di peculato e falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici.

L’operazione "Tekno-Incentivi progettuali" di oggi, che coinvolge altri 45 indagati, arriva al termine delle indagini svolte con anche grazie ad alcuni moderni sistemi di captazione che hanno permesso di accertare l’indebito percepimento di "incentivi progettuali gestiti dal Cas - scrive la Dia - per alcune attività di specifica competenza e mai portate a termine, ovvero esistenti solo sulla carta, e in forza delle quali venivano distribuite a tavolino somme di denaro non spettanti ad un gruppo ristretto di dipendenti del consorzio". Soldi che arrivavano, ricostruiscono ancora gli inquirenti, dalle risorse stanziate per l’elaborazione ed esecuzione di lavori e progetti sulla rete stradale di competenza, che prevedono per l’appunto incentivi da assegnare alle diverse figure professionali o agli stessi dipendenti con funzioni di "struttura di sostegno".

Le somme previste per gli incentivi sarebbero arrivate sempre a un circoscritto gruppetto, diversificato per mansione e professionalità, al di là dall’effettivo contributo dato nell’ambito di ogni gruppo di lavoro. "Di volta in volta venivano inseriti, in un numero minore di incentivi e comunque a rotazione, altri dipendenti ai quali - spiegano ancora dalla Dia - veniva riconosciuta una quota parte di incentivo progettuale a prescindere dalle prestazioni effettivamente rese o necessarie". Un meccanismo che avrebbe consentito agli indagati di sottrarre indebitamente, nel biennio 2012-2013, circa 1,3 milioni di euro. A permettere la condotta illecita, in alcuni casi, sarebbero stati gli stessi Rup (Responsabile unico del procedimento), che nel tempo si sarebbero garantiti "lauti guadagni e altre utilità personali".

L’inchiesta di oggi è l’epilogo dell’originaria operazione "Tekno", culminata nel novembre 2014 nell’esecuzione di ordinanze cautelare personali e reali. In quell’occasione in otto furono sottoposti agli arresti domiciliari, mentre per altri due soggetti fu disposta la misura del divieto di esercitare imprese o uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese. Agli arrestati furono contestati i reati di turbata libertà degli incanti, induzione a dare o promettere utilità e istigazione alla corruzione, in relazione allo svolgimento e all’aggiudicazione di un appalto pubblico bandito dal Cas nel 2013 per l’assegnazione dei lavori inerenti il servizio di sorveglianza attrezzata sulle autostrade A18 e A20.

L’attività investigativa, coordinata dalla Procura della Repubblica di Messina, è stata portata avanti dal personale della Dia appartenente alla Sezione operativa di Messina, unitamente al Centro operativo di Catania e con il supporto dei colleghi di Reggio Calabria, Palermo e Caltanissetta. I provvedimenti sono stati emessi su richiesta del procuratore aggiunto Sebastiano Ardita e del sostituto procuratore Stefania La Rosa.

"Quanto accaduto questa mattina - afferma il dirigente generale del dipartimento regionale delle Infrastrutture della mobilità e dei trasporti Fulvio Bellomo - è sicuramente preoccupante perché si rischia il blocco di importanti infrastrutture stradali in corso di realizzazione. Mi riferisco principalmente alle opere per il G7, al viadotto Ritiro e all’autostrada Siracusa-Gela, che rischierebbero di diventare le ennesime incompiute del territorio regionale”. Di diverso avviso il presidente del Cas, Rosario Faraci, il quale (nella stessa nota inviata dal dipartimento, ndr) ha rassicurato  che le professionalità interessate dai provvedimenti saranno sostituite da altro personale e, pertanto, la realizzazione delle opere proseguirà il suo corso.

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