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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

A 12 anni dal rogo sul traghetto Florio arriva la prescrizione: le vittime non avranno alcun risarcimento

Oltre al danno, la beffa per un centinaio di passeggeri - in tutto erano però 513 - che si trovavano a bordo dell'imbarcazione il 29 maggio del 2009. L'incendio distrusse auto e tir. Impossibile la causa civile contro la Tirrenia, nel frattempo fallita. Dopo lunghissime indagini, il processo era iniziato nel 2017, ma poi era stato azzerato

Tutto prescritto e nessun risarcimento possibile per le vittime. Ad oltre 12 anni dal rogo sul traghetto "Florio" della Tirrenia - che il 29 maggio del 2009 collegava Napoli a Palermo, con a bordo 513 passeggeri e 53 membri dell'equipaggio - la quarta sezione del tribunale, presieduta da Bruno Fasciana, ha così messo fine alla questione. Il dibattimento, atteso da anni, non è neppure stato aperto: i giudici si sono infatti pronunciati su una questione sollevata dalla difesa, relativa al reato contestato, e hanno stabilito che è appunto prescritto.

Gli imputati sono il comandante dell'imbarcazione, Aurelio Oliviero (difeso dall'avvocato Cesare Fumagalli), il direttore di macchina, Pasquale Cummaro, il primo ufficiale di macchina, Gaetano Veniero e il responsabile dell'ufficio tecnico della Tirrenia, Antonio Vendittis. Per tutti è arrivato il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione.

E, al di là di complesse perizie e indagini - ci vollero diversi mesi solo per individuare il punto preciso dal quale era partito l'incendio - si è perso davvero troppo tempo: dal capo d'imputazione modificato dalla Procura, ma poi non condiviso dal gip, fino a un primo approdo in tribunale dove però i giudici avevano dichiarato la nullità del decreto di rinvio a giudizio, riportando tutto nuovamente all'udienza preliminare. Un pasticcio che ora, specialmente per le circa cento persone che si erano costituite parte civile (una decina sono difese dall'avvocato Marco Traina), aggiunge al danno anche la beffa.

Nelle more del processo, infatti, è fallita anche la Tirrenia e, quindi, diventa estremamente complesso avviare una causa civile per ottenere un risarcimento. I passeggeri - in tanti si sono ritrovati con la macchina distrutta, altri con il tir carico di merci - non vedranno quindi mai un euro per i danni subiti.

L'udienza preliminare iniziò nel 2015, dopo 6 anni di indagini, e agli imputati veniva contestato il disastro colposo (articolo 449, comma 2 del codice penale), ma poi il pm decise di contestare invece il naufragio colposo (articolo 450, comma 1). Una modifica che il gip, però, non aveva condiviso, rinviando a giudizio per disastro colposo gli imputati nel luglio del 2016.

Il processo era iniziato una prima volta in tribunale a febbraio del 2017 e gli avvocati avevano subito fatto presente ai giudici di non aver potuto interloquire sull'ennesimo cambio di imputazione. Un elemento che era stato riscontrato dal collegio che aveva così dichiarato la nullità del decreto di rinvio a giudizio, riportando il processo all'udienza preliminare. Che, con tempi biblici - era ricominciata soltanto l'anno scorso. Poi i nuovi rinvii a giudizio e l'approdo alla seconda sezione del tribunale, dove l'avvocato Fumagalli ha riproposto il tema della contestazione. Il dibattimento non è neppure entrato nel vivo, i giudici si sono ritirati in camera di consiglio ed hanno escluso il reato di naufragio, riqualificandolo in incendio e pericolo di naufragio. Reati puniti con pene inferiori e dunque dichiarati prescritti.

"L'inaccettabile protrazione del processo - dice l'avvocato Fumagalli - con danni per tutti, è imputabile soltanto agli errori e alla pervicacia della Procura, che pure aveva avuto più di un'occasione in udienza preliminare per aderire alle tesi della difesa ed impedire la celebrazione di un processo tanto inutile quanto illegittimo, perché contrario al principio di ragionevole durata. Questa vicenda - conclude - dimostra in maniera evidente come la recente riforma della prescrizione fosse assolutamente improrogabile, specie per fronteggiare inadempienze e ritardi del pubblico ministero".

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