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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Tribunale popoli riunito a Palermo, Orlando: "Migranti sono persone, non problema"

Lo scopo è accertare se le politiche adottate dall'Unione Europea in tema di migrazione e asilo si possano configurare come crimine contro l'umanità

Il fenomeno migratorio e i diritti dei profughi sono al centro del lavoro del tribunale permanente dei popoli, che si è riunito a Palermo. Questa sessione è chiamata ad accertare "se le politiche adottate dall'Unione Europea in tema di migrazione e asilo, di cui sono espressione politiche, normative e prassi recenti degli Stati membri, configurino, nei loro effetti concreti sul popolo migrante, un crimine contro l'umanità, verificando e valutando quindi le responsabilità di queste violazioni".

“Una sessione che ha un’importanza particolare per la storia e per il futuro di questa stessa Istituzione - spiega Gianni Tognoni , segretario generale del tribunale permanente dei popoli - e rappresenta il punto non solo di partenza, ma anche di arrivo dottrinale per il modo in cui il Tribunale affronta il rapporto tra i diritti dichiarati e i diritti attribuiti ai popoli reali. C’è una violazione non occasionale ma sistematica e strutturale dei diritti dei popoli da parte degli Stati che si ritengono gli unici proprietari di un diritto e della sua amministrazione e che trasformano attraverso varie strategie e procedure questi soggetti reali in vittime o persone che devono giustificare la propria esistenza e la propria identità di soggetti di diritto”.

“La sessione di Palermo che si è aperta questa mattina è frutto del lavoro di circa 95 organizzazioni che l’hanno sostenuta. - spiega Pasqua de Candia, rappresentate della rete di associazioni al fianco della Sessione palermitana del Tribunale - Abbiamo raccolto i racconti di molti esperti del settore, testimonianze di operatori e migranti che hanno vissuto in maniera diretta le violazioni. Abbiamo cercato di definire, descrivere la frontiera e quello che lì sta accadendo, attraverso immagini e parole che avvicinano e irrimediabilmente svuotano le nostre coscienze, a partire dalle violenze dei campi in Libia, dove decine di migliaia di persone sono arbitrariamente imprigionate, sfruttate, e la cui esistenza ogni giorno svanisce in un buco nero”.  

Da queste premesse, Alessandra Sciurba della Clinica Legale per i diritti umani, Università di Palermo e Daniele Papa dell’ associazione per gli studi giuridici sull'Immigrazione, hanno dato lettura dell’atto di accusa: “È imprescindibile indagare quali responsabilità possano essere ricondotte all'Unione europea e al Governo italiano, rispetto alle gravissime violazioni commesse ai danni dei migranti bloccati in mare dalle forze libiche e poi ricondotti nei centri di detenzione del territorio; luoghi in cui, come ha di recente denunciato anche l'Alto Commissario per i Diritti Umani dell'Onu, non vige alcuno stato di diritto, efferate violenze sono all'ordine del giorno, e nei quali le persone divengono spesso vittime di compravendita, tratta, schiavitù. Vanno prese in considerazione, in particolare, le politiche di esternalizzazione dal governo Italiano - condotte con il sostegno politico ed economico dell'Ue - realizzate attraverso accordi con i paesi di origine e di transito dei migranti, e in particolare con la Libia, valutando i loro effetti sostanziali sui diritti del popolo migrante costretto ad attraversare la rotta del Mediterraneo centrale inteso come frontiera meridionale dell'Europa”.

“La città di Palermo da qualche tempo ha deciso di essere non più soltanto una città della legalità del diritto, ma di essere sempre più la città della legalità dei diritti, essendo troppo spesso questi ultimi in contrasto con i diritti umani - ha detto il sindaco Leoluca Orlando, intervenuto durante l’Udienza -  Abbiamo espresso con molta forza il nostro dissenso rispetto a tutti i vincoli, primo fra tutti il permesso di soggiorno, che costituisce una nuova tortura al pari della pena di morte. Nel Mediterraneo è in atto un vero e proprio genocidio e sono certo che un giorno, forse sui libri di storia o davanti una corte di giustizia, si farà un secondo processo di Norimberga. La città di Palermo vuole restar fuori dal banco degli imputati, e tenere alta l’asticella dei diritti umani serve a non rinunciare all’ambizione di vedere riconosciuta ai migranti la condizione di persone umane, non più oggetto, numero o problema di sicurezza”.

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