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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Fece catturare Totò Riina e stanò i killer di Falcone: l'ultimo giorno di Ilda Boccassini

Magistrato simbolo, dopo 41 anni di servizio è andata in pensione. C'è molta Palermo nella sua carriera: la profonda amicizia con il giudice ucciso a Capaci, il trasferimento in Sicilia, l’arresto del Capo dei Capi

La profonda amicizia con Giovanni Falcone, il trasferimento in Sicilia, le indagini su mandanti ed esecutori degli attentati a Falcone e Borsellino, l’arresto di Totò Riina. C'è molta Palermo nella carriera di Ilda Boccassini. Che adesso appende la toga al chiodo e va in pensione.

Se ci si affaccia nel suo ufficio – la stanza numero 30, più o meno a metà del lungo corridoio della procura, al quarto piano del Palazzo di Giustizia di Milano – è impossibile non notare, proprio alle spalle della sua scrivania, il poster locandina de “Gli intoccabili”, pluripremiato film dedicato a un manipolo di uomini, giusti e incorruttibili, che nella Chicago degli anni del Proibizionismo sfidarono Al Capone e il suo impero del male. Forse sta tutto lì il senso di Ilda Boccassini per la giustizia: una battaglia da combattere con tenacia e determinazione, sempre e comunque, pur di sconfiggere il crimine. Anche se si è da soli contro tutti. Proprio come lo erano Kevin Costner e Sean Connery nel cult movie diretto da Brian De Palma.Nella sua ultraquarantennale carriera, Ilda la rossa (come è stata soprannominata dai suoi avversari, e non solo per il colore dei capelli) sola contro tutti lo è stata molte volte.

boccassini-2Come nel maggio 1992 quando, all’indomani della strage di Capaci, si rese protagonista di un attacco frontale contro i suoi colleghi della procura di Milano durante la cerimonia di commemorazione del collega e amico Giovanni Falcone: “Giovanni sapeva di morire. Ma gli è toccato morire con l’amarezza di essere lasciato solo. Voi avete fatto morire Giovanni Falcone. Voi con la vostra indifferenza e con le vostre critiche”. O ancora nel 2015, quando decise di sfidare due suoi storici colleghi – il suo ex compagno Alberto Nobili e l’ex pm di Mani Pulite Francesco Greco – nella corsa per la nomina a capo della procura di Milano. Una battaglia, assicurano i ben informati, persa in partenza (non prese neppure un voto) ma che lei volle comunque combattere fino all’ultimo. E da sola Ilda Boccassini è rimasta fino alla fine.

Sabato prossimo, 7 dicembre, giorno del suo 70esimo compleanno, sarà anche il suo ultimo giorno di lavoro. Dal domenica 8 dicembre sarà a tutti gli effetti un magistrato in pensione. Ma per lei, uno dei pm simbolo della procura di Milano, non ci sarà nessuna festa d’addio. Nessuna cerimonia, nessuna celebrazione, nessun brindisi, nessun saluto neppure informale, niente.Un addio in sordina, dunque, per una donna schiva e solitaria, dal carattere certo non facile. Ma anche dotata di capacità investigative e di un senso del dovere fuori dal comune. Qualità che le sono sempre state risconosciute da tutti i suoi colleghi, anche da quelli (e sono parecchi) a cui lei, da anni, non rivolge più la parola. Napoletana di nascita, milanese d’adozione, Ilda Boccassini approdò alla procura del capoluogo lombardo nella primavera del 1979, dopo una breve esperienza come pm a Brescia.

A Milano si specializzò in indagini sulla criminalità organizzata: fu lei a condurre l’inchiesta conosciuta come “Duomo Connection”, sulle infiltrazioni di Cosa Nostra nel tessuto produttivo e imprenditoriale dell’Italia Settentrionale. Un’indagine che segnò anche l’inizio della sua collaborazione con il collega palermitano Giovanni Falcone, poi sfociata in una profonda amicizia. Un legame che, dopo le stragi di Capaci e di Via d’Amelio, la portò a trasferirsi in Sicilia, prima a Caltanissetta e poi a Palermo, per indagare su mandanti ed esecutori degli attentati a Falcone e Borsellino. Rientrata a Milano dopo l’arresto di Totò Riina, entrò a fare a parte del pool di Mani Pulite occupandosi di inchieste come Imi-Sir, Lodo Mondadori e Sme, a carico di politici di primo piano del calibro di Silvio Berlusconi e Cesare Previti, ministro della difesa nel primo governo del Cavaliere. Ma il suo nome è legato anche alle indagini sulle cosiddette Nuove Brigate Rosse e a quelle soprannominate “Infinito” sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta in Lombardia.

Promossa procuratore aggiunto nel 2009, coordinò l’inchiesta sul caso Ruby e rappresentò la pubblica accusa nell’aula del processo che vedeva sul banco degli imputati il presidente del consiglio allora in carica, Silvio Berlusconi (la condanna a 7 anni incassata dall’ex premier nel primo grado di giudizio per concussione e prostituzione minoriel venne annullata in appello con un’assoluzione piena poi confermata in via definitiva dalla Cassazione). Tra i suoi ultimi casi di rilevanza nazionale spicca quello che portò all’arresto del presunto esecutore materiale dell’omicidio di Bruno Caccia, il procuratore di Torino freddato a colpi di pistola nel giugno 1983.Negli ultimi giorni, la porta della stanza 30 è rimasta sbarrata, così come erano vuote erano vuote le sedie degli agenti della scorta in genere stazionano lì davanti. Ilda Boccassini è stata vista per l’ultima volta nel suo ufficio martedì scorso. Ma solo, assicurano i ben informati, per prendere i suoi ultimi oggetti personali. Ha lasciato il lavoro in anticipo prendendosi alcuni giorni di ferie. Nessuno sa dire se, tra le altre cose, si sia portata via anche la locandina de “Gli intoccabili” oppure se l’abbia lasciata lì, come eredità di un magistrato che ha comunque fatto la storia della procura di Milano.

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