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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Riffa e dolci, nuovi metodi del pizzo Arrestati cinque del clan Pagliarelli

Sono finiti in manette Carmelo Bongiorno, Giovanni Adamo, Domenico Marchese, Davide Schillaci e Antonino Bertolino. Avrebbero imposto l'acquisto dei biglietti e forniture di dolci a una pasticceria

Un blocchetto di biglietti per la riffa da comprare obbligatoriamente ogni settimana. Ma anche dolci da fornire ai boss. Così una pasticceria palermitana sarebbe stata taglieggiata per anni da un presunto gruppo di estorsori che ora è finito in manette. I carabinieri hanno arrestato cinque persone accusate di estorsione aggravata ai fini di agevolare la mafia: Carmelo Bongiorno, 32 anni, Giovanni Adamo 41 anni, Domenico Marchese, 45 anni, Davide Schillaci, 42 anni, e Antonino Bertolino, 57 anni. (Guarda il video)

L'inchiesta che ha portato alle misure cautelari, emesse dal gip Nicola Aiello, è la prosecuzione di un'indagine della Dda coordinata dal procuratore aggiunto Ignazio de Francisci e dai pm Caterina Malagoli e Francesco Grassi, nata nel corso della ricerca del boss Gianni Nicchi. L'indagine, che consentì di ricostruire l'organigramma del clan dei Pagliarelli.
 
 
A partire dal 2007, infatti, i proprietari della pasticceria sarebbero stati costantemente sottoposti alla pressione del racket e costretti a versare, oltre a rate fisse a Natale e Pasqua, denaro per le famiglie dei carcerati e a fornire ai boss prodotti della pasticceria anche per 750 euro. Dall'inchiesta, inoltre, è emerso un nuovo metodo di taglieggiamento: ai commercianti ogni settimana viene imposto l'acquisto di tagliandi della lotteria al prezzo di novanta euro a blocchetto. In questo modo la cosca nasconde l'imposizione del pizzo dietro un'attivita clandestina ma comunque molto popolare nelle borgate palermitane; inoltre l'assoggettamento indistinto di tutti i commercianti consente alle famiglie di incassare 9000 euro a settimana che si aggiungono alle «ordinarie» estorsioni. L'esiguità della somma da versare garantisce una generale omertà delle vittime che preferiscono pagare un pizzo modesto piuttosto che denunciare. Alcuni commercianti, comunque, hanno collaborato con gli inquirenti.
 
 
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