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Cronaca

Gli articolisti siciliani tra meccanismi perversi e paradossi

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PalermoToday

La storia riguarda una platea di lavoratori dell’ex art. 23 di cui ad una legge del 1988 che furono i cosiddetti articolisti. Tre infornate negli anni la prima nel 1988 la seconda nel 1989 e l’ultima nel 1990 con qualche rimasuglio negli anni successivi. 13.500 unità in media per ciascun anno, tutti entrati tramite ufficio di collocamento in base al criterio di anzianità di disoccupazione e qualifica chi con diploma chi con licenzia media e qualcuno con la laurea. Parliamo di 40 mila unità. Funzionava così: Un Ente Proponente, di solito un soggetto pubblico (Comune, Regione, Provincia ma anche Prefetture, Camere di commercio etc) , presentava i progetti di utilità e un ente attuante, di solito una cooperativa privata, che li prendeva in carico per farli lavorare in cambio del 20% dell’ammontare economico del progetto.

Dovevano essere impegnati per un anno a 480 mila lire al mese invece sono rimasti. Dal 1989 fino al 1996,gli articolisti erano né carne e né pesce, senza contributi pensionistici e con uno stipendio che da 480 mila lire è passato a 600 mila lire. Una sorta di lavoratori in nero per conto dello Stato. Nel 1996 sono diventati Lavoratori Socialmente Utili, fuori dalle cooperative e direttamente a conto degli enti pubblici con versamenti figurativi e 800 mila lire di stipendio. Il paradosso: Con tutti i pensionamenti in atto nei Comuni siciliani, in alcuni indicono i concorsi per assumere nuovo personale,demotivando e frustrando ancora più questa categoria. SGB ha incontrato i lavoratori e con loro inizierà un percorso, per la riconquista del la dignità lavorativa.

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