Palermitano ferito nell'attentato a Berlino, il racconto della moglie: "Vivi per miracolo"
Parla Elisabetta Ragno, che si trovava nella capitale tedesca insieme al marito, Giuseppe La Grassa. "Lui si era allontanato mentre io mi ero attardata davanti a una bancarella. Poi ho sentito il rombo e ho visto mio marito a terra"
Lui ha una profonda ferita suturata con 25 punti in testa, una frattura allo zigomo e il volto tumefatto. Sua moglie, per una manciata di secondi, non si è trovata nella traiettoria del tir che ha travolto la folla al mercato natalizio di Charlottesburg nell'attentato avvenuto due giorni fa a Berlino. Sono rientrati a casa ieri sera il palermitano Giuseppe La Grassa e la sua compagna Elisabetta Ragno, due trentenni che si trovavano nella capitale tedesca per festeggiare il primo anno di matrimonio.
"Siamo vivi per miracolo. Abbiamo sentito il rombo del motore - spiega la donna a PalermoToday - e lo abbiamo visto avvicinarsi a gran velocità. Mio marito è stato colpito dalla parte posteriore del tir, mentre io mi trovavo ancora in una bancarella e stavo pagando due panini. Siamo contenti di essere qui e avere ancora la possibilità di raccontare l’accaduto". Intanto gli investigatori sarebbero sulle tracce di un tunisino di 24 anni, di cui è stato trovato un documento sotto il sedile del mezzo pesante che ha investito e ucciso 12 persone e ne ha ferite altre 48. (GUARDA IL VIDEO)
Erano le 19.30 quando la coppia, due animatori turistici, si trovava nel cuore della parte occidentale di Berlino. Dopo aver mangiato qualcosa e aver bevuto due bicchieri di vino caldo avrebbero proseguito la loro serata, una delle ultime prima di rientrare a Palermo. "Giuseppe si era allontanato mentre io - aggiunge Elisabetta - stavo ancora pagando e per questo mi sono intrattenuta ancora un po’. Una ragazza che si trovava molto vicina a me è stata travolta. Quando il tir ha terminato la sua corsa sulla folla ho subito preso il telefono e ho provato a chiamarlo, ma camminando sono riuscita a trovarlo. Era caduto a terra, ma nonostante ciò mi ha chiesto di aiutarlo ad alzarsi e scappare: temeva che il camion potesse esplodere da un momento all'altro. A prestargli le prime cure, prima del trasferimento in ospedale, un medico tedesco che si trovava lì e al quale siamo molto grati".
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Dal tono di voce della donna si percepisce la gioia di chi ha visto la morte in faccia e sa di essere stato miracolato. I due sono rientrati ieri sera con un volo diretto dall’aeroporto Tegel di Berlino. Giuseppe La Grassa, molto conosciuto nei villaggi turistici e non solo con il nome d'arte "Joe Carrè", dovrà presto sottoporsi a un intervento chirurgico per ridurre la frattura allo zigomo. "Lo hanno tenuto sotto osservazione per una notte - racconta ancora la moglie - in una struttura sanitaria della capitale e volevano operarlo, ma abbiamo preferito rientrare e fare tutto qui. Zoppica, è un po’ sconvolto, ma siamo ancora qui".
Di questa brutta storia i due porteranno dentro di loro le terribili immagini di quella serata, ma sono contenti che non sia finita nel peggiore dei modi. "Un appunto però - conclude Elisabetta - dobbiamo farlo. Poco dopo l’accaduto abbiamo contattato la Farnesina chiedendo un aiuto, ma ci è stato risposto che potevano soltanto darci un supporto sulla mediazione linguistica. Per fortuna io parlo bene l'inglese e quindi ho declinato l'invito. Non hanno fatto nulla per noi, anche a fronte della richiesta di un’auto per tornare dall’ospedale all’albergo. In ospedale, in compenso, sono stati molto professionali e gentili. Ci hanno accolto e aiutato, fornendoci tutte le cure del caso e assistenza psicologica. Ora dobbiamo buttarci alle spalle questa vicenda far sì che resti solo un ricordo".