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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

Dopo 18 anni Palermo omaggia Giuni Russo: mercoledì l'intitolazione del Palchetto della musica

Sarà scoperta la targa per ricordare l'artista originaria di Borgo Vecchio e scomparsa nel 2004. L'iniziativa è nata quasi due anni fa grazie ad una petizione lanciata da PalermoToday per realizzare l'idea dell'associazione GiuniRussoArte, che cura la memoria ed il patrimonio artistico della cantante

Mercoledì 5 ottobre l'area in cui si trova il Palchetto della musica di piazza Castelnuovo sarà ufficialmente intitolata a Giuni Russo, l'artista originaria di Borgo Vecchio e dalla voce inarrivabile, venuta a mancare ormai più di 18 anni fa per un tumore. La cerimonia, durante la quale sarà scoperta la targa commemorativa, si terrà alle 10.30 e servirà (se possibile) a sanare una ferita aperta da troppo tempo: Palermo, città in cui la cantante è nata e cresciuta, la omaggerà infatti ben dopo Alghero (luogo che ha dato il titolo ad un suo famosissimo brano e dove da anni le è stato dedicato il lungomare) e Catania, per esempio.

L'intitolazione del Palchetto della musica - dove Giuni Russo si esibì per la prima volta da ragazzina, quando era ancora "solo" Giuseppa Romeo - è il frutto di un'iniziativa di PalermoToday avviata ormai quasi due anni per concretizzare l'idea dell'associazione GiuniRussoArte, che cura la memoria ed il patrimonio artistico della cantante e che è presieduta da Maria Antonietta Sisini, sua compagna di vita e produttrice. Grazie ad una petizione lanciata da questo giornale e firmata da migliaia di persone (non solo palermitane, ma residenti in tutto il mondo), l'amministrazione comunale guidata allora da Leoluca Orlando aveva deciso di accogliere la proposta e di avviare l'iter per dedicare a Giuni Russo un luogo simbolico nel cuore della città.

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Un percorso che sembrava semplice e che invece ha subito diverse battute di arresto e che si era poi completamente arenato con le elezioni comunali, a giugno scorso, quando in verità tutto era già pronto. PalermoToday, subito dopo l'insediamento del nuovo sindaco, Roberto Lagalla, ha deciso di insistere per portare a termine il progetto, sostenuto da tantissimi cittadini. Immediata la disponibilità del primo cittadino, tanto che in pochissimi giorni si è ottenuto anche il via libera della prefettura, l'unico atto che ancora mancava.

Importante è stato poi il contributo dell'assessorato regionale ai Beni Culturali, guidato dall'ormai uscente Alberto Samonà, che in passato aveva sollecitato la Sovrintendenza (di cui serviva necessariamente il parere, visto che il Palchetto è ovviamente tutelato) e che poi ha deciso di pagare i costi per realizzare materialmente la targa: le casse del Comune non avrebbero permesso neppure questa spesa. Sia Lagalla che Samonà saranno presenti alla cerimonia di mercoledì.

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La voce di Giuni Russo non ha eguali, né per estensione (va oltre le ottave del pianoforte...) né per intensità. Un'artista complessa, i cui modelli - e questo dice tutto - erano Aretha Franklin e Maria Callas, che è riuscita per prima a mescolare diversi generi, dal rock alla lirica, dal blues all'elettronica, dal jazz al pop. Nota al grande pubblica per brani più commerciali come "Un'estate al mare" (che quest'anno ha compiuto 40 anni e che comunque contiene il grido del gabbiano che poi tornerà in brani molto più raffinati), "Limonata Cha Cha Cha" e la stessa "Alghero", ma Giuni Russo è davvero ben altro.

Basterebbe citare "Energie", album del 1981 e pietra miliare della musica italiana, che contiene piccoli gioielli come "Una vipera sarò" e "Crisi metropolitana", frutti della collaborazione con il maestro Franco Battiato, che ne capì subito le potenzialità. Nel 1988 fu lui a produrre una perla unica come "A casa di Ida Rubinstein", in cui Giuni Russo interpreta note arie e romanze di Bellini, Donizetti e Verdi, e che è considerato il primo esempio di "musica di confine". 

Libera, questo è l'aggettivo che forse qualifica meglio Giuni Russo, che pagò a carissimo prezzo il desiderio di seguire la sua passione e utilizzare la sua voce come più le piaceva, per esplorare mondi sconosciuti, senza piegarsi alle volontà delle grandi case discografiche, non badando alle vendite, ma all'arte e alle emozioni straordinarie da trasmettere all'ascoltatore. Una donna determinata, figlia di un pescatore del Borgo, penultima di 10 figli, che lasciò Palermo - sempre per andare oltre i confini e i limiti imposti - poco più che adolescente. Che lottò contro la malattia che la stroncò a soli 54 anni fino all'ultimo, senza nascondersi: con un foulard in testa, nel 2003, a pochi mesi dalla morte, portò a Sanremo "Morirò d'amore".

Ha vissuto tra la Sardegna e Milano, ma ci sono tutto lo splendore e le contraddizioni di Palermo nella voce di Giuni Russo, il calore dell'isola, la capacità di accogliere e mescolare abbattendo i muri (cos'è se non questo la costante ricerca dell'artista di universi inesplorati?). Origini che la cantante non ha mai rinnegato (lo dice, se servisse, la splendida "Strade parallele" del 1994, interpretata in dialetto con Battiato), anche se la sua città ha impiegato ben 18 anni per omaggiarla degnamente.
 

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