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Cronaca

Giornate dell'Economia del Mezzogiorno, Padovani: "Nel 2065 oltre 6 milioni di abitanti in meno"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PalermoToday

“Sulla qualità del credito oggi incidono per il 30 per cento le sofferenze bancarie, cioè su 100 euro in prestito alla clientela, 30 giacciono nelle sofferenze”, ha sottolineato Salvatore Vitale, presidente della Banca Popolare Sant’Angelo, che, intervenendo oggi al XXIX Osservatorio congiunturale “Nicolò Curella”, nella Galleria d’Arte Moderna, nell’ambito della ottava edizione delle Giornate dell’Economia del Mezzogiorno, ha ricordato il suo predecessore Nicolò Curella “padre” della Fondazione Curella.

Vitale si è soffermato anche sul gap infrastrutturale dell’Isola che da anni resta irrisolto e l’insensibilità dei governanti verso le aree meno sviluppate del Paese, almeno negli ultimi 25 anni. “Bisogna cambiare rotta – ha detto Vitale – e concentrare tutti i fondi reperibili per realizzare una, due, tre reti infrastrutturali di base, quella autostradale, quella ferroviaria e una rete informatica d’avanguardia perché no anche con il supporto della Rete digitale europea”.

Una settimana di incontri su lavoro, integrazione, condizioni, accoglienza e qualità della vita dei migranti, dialogo interculturale, ma anche investimenti, finanza e credito per la crescita della Sicilia. Le migrazioni di uomini e donne in fuga dalle guerre e dalle persecuzioni, le migliaia di persone che si muovono tra i continenti o dei giovani che lasciano le loro città, le loro nazioni in cerca di realtà più favorevoli nelle quali costruire il loro domani. Sono stati questi i temi, riassunti nel suo intervento dal presidente del Diste Consulting Alessandro La Monica, delle Giornate che hanno avuto come filo conduttore “Nessuno sceglie dove nascere! Ognuno può scegliere dove vivere?”, organizzate da Diste Consulting e Fondazione Curella, con il patrocinio del Comune di Palermo.

“Il tema delle migrazioni è sempre più quello che riguarda il mondo in questo momento – ha detto il professore Pietro Busetta, presidente della Fondazione Curella – il giudizio comune è che le città vengono invase dagli stranieri, che tolgono lavoro a noi e che sono criminali e così mentre Papa Francesco ci invita ad aprire le porte cosa dobbiamo fare? Possiamo accettare questo invito oppure e troppo pericoloso dopo i fatti che hanno sconvolto Parigi?. L’Europa – ha proseguito Busetta - nei prossimi anni perderà 50 milioni di abitanti, ne perderà anche il nostro Paese. Quindi dobbiamo saper governare i processi, perché abbiamo bisogno di questa gente, ne ha bisogno l’Europa e ne ha bisogno l’Italia. Al Sud abbiamo 21 milioni di abitanti e 6 milioni di occupati. In Sicilia abbiamo un occupato su quattro e se vogliamo allinearci con le regioni più avanzate dovremmo averne uno su due, servono dunque 3 milioni di posti di lavoro. Ma per creare posti di lavoro dobbiamo convincere gli investitori a venire in Sicilia e a creare condizioni vantaggiose e penso per esempio alla fiscalità di vantaggio, al sistema del credito e alla lotta alla criminalità. La migrazione dei nostri studenti – ha sottolineato – costa 20 milioni di euro quanto ci ritorna ogni anno con i fondi strutturali dell’Unione europea, con la differenza che quelli arrivano con estrema difficoltà, mentre i nostri se ne vanno con estrema facilità, con i voli low cost. Perché non ci sia migrazione delle intelligenze è necessario che non ci sia migrazione. Se i ragazzi vanno via per avere esperienze all’estero ma poi tornano, questa mobilità va incoraggiata”.

Presente anche l’assessore comunale alle Attività produttive Giovanna Marano, in rappresentanza del sindaco Leoluca Orlando, che ha sottolineato l’importanza del tema delle migrazioni affrontato in questa settimana di incontri e convegni, e il Rettore dell’Università di Palermo Fabrizio Micari che ha invitato tutti a “operare scelte che devono essere legate alla specificità del nostro territorio. Se la nostra crescita è più lenta rispetto altrove si deve al fatto che le scelte strategiche fatte sono state sbagliate. Con le politiche degli ultimi 40 anni – ha aggiunto Micari - in Sicilia abbiamo sprecato una serie di opportunità e oggi è arrivato il conto. In Italia abbiamo perso l’elettronica, la chimica, riusciamo a mantenere un po’ di industria farmaceutica, siamo in parte forti sulla meccanica. Ma i nostri giovani se ne vanno e si impongono fuori dalla Sicilia perché sono intelligenti, bravi, pieni di grinta”, ha concluso Micari.

Il professore Roberto Ruozi dell’Università Bocconi di Milano ha consegnato una targa ricordo alla signora Pina, vedova del compianto Nicolò Curella, presidente della Banca Popolare Sant’Angelo scomparso di recente.

“Molti ancora sostengono che non abbiamo speso o non abbiamo saputo spendere i fondi a nostra disposizione, quando invece negli ultimi sei anni sono stati spesi circa 2,5 miliardi di euro – ha sottolineato Antonello Cracolici, assessore regionale Agricoltura e Pesca -. Abbiamo il vizio di rappresentarci con la logica del tutto va male e così con questa rappresentazione sempre negativa dei fatti e delle scelte i giovani vanno via, ma il rischio è che la possibilità di andare via ce l’ha soltanto chi ha le capacità intellettive ed economiche, mentre chi è meno abbiente non ha la libertà di scegliere. La Sicilia non riesce ad essere e a fare ‘sistema’ – ha affermato Cracolici – spesso cancelliamo dalle nostre analisi i nostri punti di forza, dobbiamo convincerci che ciò che succederà in Sicilia dipende da noi”.

Andrea Boltho, docente al Magdalen College di Oxford, ha sottolineato che “se cresce l’Europa, cresce anche l’Italia e di conseguenza la Sicilia. Le ragioni di questo ottimismo nei valori che riguardano la crescita vanno trovate, tra l’altro,m nel tasso di cambio calato di circa il 20 per cento e nel calo del prezzo del greggio fattori che hanno sbloccato investimenti e consumi, creando anche un clima di fiducia nelle famiglie. In questo momento preoccupa il rallentamento della Cina che contribuisce alla crescita mondiale nella misura del 30 per cento e preoccupa anche una eventuale uscita della Grecia dall’Unione Europea che creerebbe conseguenze negative anche sull’Italia”.

“Calo della produttività, degli investimenti e calo demografico sono elementi che offrono un quadro drammatico”, ha detto Riccardo Padovani, direttore dello Svimez, “la produttività italiana dal 2000 è sempre stata di segno negativo, i consumi sono calati e la Sicilia ha perso il 20 per cento dell’occupazione a livello nazionale, è stata penalizzata una intera generazione di giovani. Nel 2065 il Sud dovrebbe perdere qualcosa come 6,5 milioni di abitanti”.

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